Ad un amico abile suonatore di pianoforte, nel novembre 1848

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Giacomo Zanella

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AD UN AMICO

ABILE SUONATORE DI PIANOFORTE

nel Novembre 1848.

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T’accosta all’eburneo
Canoro strumento;
Degl’inni d’Italia
Ridesta il concento;
Degl’inni che al Teutono
Imbiancan la gota,
7Ridesta la nota.

Rapito nel vortice
Dell’onda sonora
Indomito e libero
Vo’ credermi ancora.
Sia sogno: a quest’anima
Lo splendido sogno
14È fiero bisogno.

Fuggente l’Austriaco
D’un ultimo sguardo
Saluta dal Brennero

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Il cielo lombardo:
Sul doppio suo pelago
Si asside regina
21La Donna latina.

Festose, col sonito
Di sciolti torrenti,
Sul Tebro si accalcano
L’italiche genti;
Devote sospendono
Agli auspici altari
28I liberi acciari.

Membrando con lagrime
Le corse fortune,
Le preste vittorie
D’un’ira comune,
A lieti si accolgono
Fraterni conviti
35Guerrieri e leviti.

Chi son quelle pallide
Scettrate figure,
Che torve bisbigliano
Arcane congiure?
I fati d’Italia
Maligno dall’ara
42Un fato sepàra.

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Del pianto ricercami,
Amico, la corda
Che d’Adige e Mincio
Le tombe ricorda,
E lesa d’un martire
L’augusta corona
49In riva di Olona.

D’un sangue magnanimo
Indarno cruenta
Le fughe, i patiboli
Italia lamenta;
De’ figli sul cenere
Lamenta l’insulto
56De’ barbari inulto.

Che speri, o carnefice?
Dall’urna de’ forti
Repente fiammeggiano
I brandi risorti:
Antica de’ popoli,
Diletta al Signore,
63Italia non muore.

Amico, ricercami
La corda che freme.
Che susciti il palpito
Dell’itala speme;

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Che l’ebbre vigilie
Conturbi d’affanno
70Al giovin tiranno.

In seno all’adriaca
Non doma laguna
Ardire superstite
Le folgori aduna:
Al nembo barbarico
Ruggendo si oppone
77De’ dogi il leone.

Sui mari rimormora
Il rombo guerriero:
In capo l’Allobrogo
Rimette il cimiero,
E vindice impavido
Sull’insubre vallo
84Sospinge il cavallo.