Adiecta (1905)/II/IX

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Veglia romantica

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VEGLIA ROMANTICA


Disse il fantasma — «Non mi ravvisi?
     eppure io piansi tanto per te;
eppure un giorno per te m’uccisi
     4e il sangue corse fino a’ tuoi piè!

M’avevi dato la tua promessa
     quando al meriggio saliva il dì
e la tua porta, la sera istessa,
     8ad un amante nuovo s’aprì.

Dormono i morti, ma veglia il fato
     che nella notte li fa levar
e il giuramento dimenticato
     12ti vien dai lieti sogni a destar.

Hai pur giurato che mi saresti
     eternamente sposa fedel:
or la parola che me ne desti
     16tener la devi dentro l’avel.

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Lascia, le piume, sali la groppa
     16meco di questo nero corsier
che nella chiara notte galoppa
     verso le croci del cimiter.

Gli occhi di fuoco schizzano lampi
     20sotto la frusta, sotto lo spron;
passa le case, vola sui campi,
     ma i pie leggeri non danno un suon.

Perchè alla briglia stendi la mano?
     24Perchè, mia bella, gridi così?
Il mio sepolcro non è lontano,
     vi giungeremo prima del dì.

O, come bene vi posan l’ossa
     28nella mollezza del pingue suol!
Che larghi fiori sopra la fossa
     sotto gli ardenti baci del sol!

Tumuli, croci, colonne mozze.
     32Per noi l’umano dolore alzò....
Ah, che giocondo letto di nozze,
     bella, il tuo sposo ti preparò!

Ecco, la pace del cimitero
36la tua promessa mi manterrà.
Senza memoria, senza pensiero,
     vi dormiremo l’eternità!» —