Adiecta (1905)/II/LXIV

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In bicicletta ancora

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IN BICICLETTA ANCORA

I.


     All’impulso del piè veloci e pronte
consentono le rote e m’incammino
mentre un lume rosato all’orizzonte
annuncia il sole ad apparir vicino.

     L’ultima stella tramontò sul monte,
i primi bocci aperse il biancospino,
tepido il vento mi baciò la fronte,
canta vigile il gallo. Ecco il mattino!

     e su dagli orti ancor mal desti e soli,
nella nebbia sottil che si disperde,
olezzano i mughetti ed i giaggioli.

     Fugge la strada e il mio pensier si perde
nell’estasi del sogno e par che voli
fra il ciel turchino e la campagna verde.





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II.


     Giunto quasi al meriggio il sole indora
l’immenso piano e la deserta via
da cui torno canuto alla natia
4terra dove bambino ebbi dimora.

     Di qui mi tolsi giubilando ed ora
vengo della tristezza in compagnia....
O case bianche della terra mia,
8case de’ miei, mi conoscete ancora?

     Ma chi mi chiama? Il camposanto inchina
su me la vetta de’ cipressi suoi
11e parla basso al cor che l’indovina.

     No, morti! Or lungi è la mia casa e poi
non è sepolta qui la mia bambina,
14poveri morti, e non verrò tra voi!