Affronti e Confronti/Prefazione

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Affronti e Confronti I

Prefazione dell’autore



Nessuno si sognerebbe di iniziare un libro con le parole di una famosissima canzone di Orietta Berti. Io sì. Anzi, sono ben lungi dai sogni, se no non sarei qui davanti al computer a scrivere qualcosa.

La canzone della Berti, proprio non ha nulla a che vedere con questo libro, ovvero, con la storia che sto per scrivere, eppure... Penso a mia madre, anche lei si sarà detta “Su mio figlio non metterete le vostre mani”. Cosa non farebbe una madre per un figlio! Ciò che ha scritto l’autore spiega il pensiero della Berti. Dieci anni prima aveva presentato al Festival di Sanremo la canzone Omar, dedicata al proprio figlio nato da poco.

La canzone non ha neppure bisogno di essere spiegata, perché si commenta da sé.

Ma come è nata in me l’idea di scrivere un libro? Fu durante l’estate scorsa, quella del 2004, stavo leggendo un libro della Fallaci, La rabbia e l’orgoglio; casualmente, una sera d’agosto, in televisione sentii dire che aveva pubblicato un libro nel quale intervistava se stessa.

Riflettei a lungo, giungendo alla conclusione che anch’io avrei potuto fare altrettanto. A differenza della nota scrittrice, però, io mi sono scelto un famoso giornalista, Enzo Biagi. Cosa verrà fuori da un’intervista da parte di un giornalista di sinistra ad una persona di destra?

Poi, in un caldo pomeriggio di agosto mi trovavo in ufficio ed essendoci poco lavoro, tra una chiamata e l’altra (io infatti faccio il centralinista), mi attaccai ad internet. Volevo scaricare una canzone di Orietta Berti di cui non conoscevo il titolo. Sapevo solo che nel testo si parlava di russi e americani e di guerra dei bottoni; mi ricordavo anche che la canzone fu presentata a Sanremo nel 1986.

Questi particolari mi furono sufficienti. Da un famoso sito in cui si parlava di Sanremo cercai il titolo di quella canzone, poi la scaricai, nonostante la cosa sia illegale, quindi cercai le parole, il tutto lo salvai nel mio lettore mp3.

Più tardi salii sul pullman per ritornare a casa, vicino a me si sedette una signora che conosco bene. Mi salutò appena e mi rivolse pochissime parole, essendo io concentrato ad ascoltare musica. I miei muscoli facciali si contrassero più volte in un impeto emotivo mentre ascoltavo quella canzone. Avrei voluto piangere lacrime di gioia, ma non ci riuscii. Quel gesto era ben nascosto visto che quella signora mi vide sorridere, ma io sentivo una reazione più di commozione che di sorriso. Trascorsero altre ore e io mi misi quella stessa sera davanti al computer per iniziare a scrivere questo libro. Un mese dopo avevo già inserito 14 pagine, ma poi accadde un fattaccio. Nel tentativo di eliminare un virus, scaricai da internet un’applicazione sbagliata, l’hard disk fu danneggiato, tanto da richiederne una formattazione. Quanto lavoro sprecato! Tutti i miei dati erano andati persi, ed ora sto cercando di ricordare ciò che avevo incominciato a scrivere.

Io voglio bene a questo libro, quasi fosse per me un figlio. Mi sento il padre e la madre di questa creatura che sta per nascere. Come madre gli darò tutto il mio affetto e lo coprirò di cure, perché cresca sano e in perfetta salute. Come padre lo fortificherò come deve essere fortificato un uomo, una cosa, quest’ultima, che mio padre non seppe infondermi, perché morì quando io avevo un’età nella quale avrei avuto bisogno di un padre che coltivasse in me quella virtù che si chiama “fortezza”. Io, dunque, la riverserò in questo libro esattamente come avrei voluto che si fosse manifestata in me.

Quando l’anno scorso ebbe inizio questa storia, papa Giovanni Paolo II era ancora vivo, Enzo Baldoni era appena stato assassinato, nei locali pubblici era ancora consentito fumare. Ora molte cose sono cambiate. Lo scorso inverno venne lo “tsunami”, che provocò centinaia di migliaia di morti, poi venne il divieto di fumare nei locali pubblici, bar e ristoranti. Poco più di un mese fa, papa Wojtyla morì, dopo una lunga malattia e, soprattutto, dopo un lungo ed instancabile pontificato. Fu davvero un grande pontefice, capace di mettere d’accordo buoni e cattivi, credenti e non, popolazioni di etnie diverse e di religioni diverse.

Il nuovo papa si chiama Benedetto XVI e sembra voler continuare il pontificato del suo predecessore. Si tratta dell’ex cardinale Joseph Ratzinger. Certo è che l’anno scorso pregai perché il papa appena scomparso guarisse. Ora prego perché questo nuovo papa continui sulla scia di quello appena scomparso.

Da ultimo, ma non ultimo, vorrei spendere qualche parola su mio zio che, da qualche tempo, non c’è più, e al quale voglio dedicare questo libro. Ma poiché in questo libro non voglio parlare di cose tristi, preferisco ricordarlo con allegria nei suoi momenti migliori.

La casa era colma della sua presenza. Mi voleva bene, aveva grande stima e fiducia in ciò che facevo ed il suo carattere era sempre allegro e vivace. Giurerei di non averlo mai visto triste neppure una volta. Gran parte di questo libro è dedicato alle canzoni degli anni Sessanta, Settanta e Ottanta. In particolare, mio zio prediligeva il ballo liscio, ma non disdegnava di ascoltare le canzoni di quel periodo, molte delle quali sono anche nominate nel corso dell’opera. Naturalmente le canzoni sono in maggior numero, ma citarle tutte è pressoché impossibile. Ma perché ricordare mio zio? Perché anche lui, come me, aveva quella stessa passione. Il più delle volte, eravamo seduti in sala, entrambi sulle rispettive poltrone, anche se lui, di solito, preferiva il divano. Davanti alla mia poltrona era situato un tavolino con un radioregistratore. Spesso avevo le cuffie alle orecchie. A volte, mio zio allungava la mano e ne staccava lo spinotto, per capire cosa stessi ascoltando. Quando si accorgeva che da quelle casse proveniva la musica degli anni Sessanta, mi chiedeva di alzare il volume, anche se io ero contrario, perché temevo di disturbarlo. Sapevo, infatti, che una volta seduto su quel divano, di lì a pochi minuti si sarebbe addormentato con la radio accesa.

Ora non mi resta che raccontare i fatti.