Affronti e Confronti/XXVII

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Giunti al parcheggio ci accostammo alla macchina e io presi posto vicino a Mirella sul sedile anteriore dove prima era seduto Leandro.

Dopo cinque minuti di assoluto silenzio, Mirella disse:

«Dai, non essere così taciturno! Raccontami qualcosa! Potresti spiegarmi ad esempio come è nata l’idea dell’intervista e, soprattutto, come tua madre si sia convinta a lasciarti partire».

Glielo spiegai, dicendole anche come mia madre avesse ceduto quasi con facilità. Naturalmente Mirella, che ben conosceva mia madre ormai da anni tanto da diventarne la sua migliore amica, mi disse: «Francamente sono rimasta molto stupita dall’atteggiamento di tua madre, ma sono davvero molto contenta che ti abbia lasciato partire da solo. Tua madre ha fatto tanti sacrifici per te e continua a farne ancora e spero vivamente che possa tenerti compagnia ancora per molti anni».

La ringraziai di vero cuore, poi aggiunse:

«Comunque, deve essere stata una bella esperienza anche per te. Anche lei sarà rimasta molto contenta. Tu qui hai tanti amici. Alcune persone ti sono amiche senza che tu neppure te ne accorga. A volte tua madre si fa qualche scrupolo, ma, ti assicuro, ci sono molte persone che le vogliono bene».

Questa volta arrivammo a casa in trentacinque minuti, vale a dire alle cinque meno venti.

Intanto Leandro arrivò a Roma alle diciassette e dieci. Dodici minuti dopo ritirò i bagagli, poi prese un taxi che in meno di venti minuti lo condusse a casa sua.

«Leandro», disse il nonno, «perché non ci hai avvertiti? Avremmo potuto venirti a prendere!».

«Ecco», gli disse suo padre, «attraverso una formula matematica, facendo una media che hai impiegato...».

«Papà, ti prego, basta con la matematica», disse Ines.

«Suvvia! Stavo solo scherzando. Non saranno certo quei pochi euro che Leandro ha speso prendendo il taxi a rovinarci. E poi, Ines, non stavo parlando dei soldi spesi, ma del tempo che Leandro ha impiegato. Comunque, hai ragione. Basta con la matematica, almeno fino a domani quando, ritornando a scuola, dovrò ricominciare la giornata. Cambiamo discorso. A proposito, come sta quel simpaticone di Enea?».

«Sta benissimo. Anzi, adesso voglio telefonargli per dirgli che il viaggio di ritorno qui a Roma è andato bene». «Aspetta», gli disse suo padre. «Prima voglio chiederti una cosa. Tony e la sua famiglia, quando riparte?». «Verso fine settembre. Credo il 30».

«Bene. Ogni sera, terminata la cena, andrai a trovarlo per qualche ora. Così potrai discorrere un po’. E magari, la domenica potremmo invitare lui e la famiglia a passare qualche ora con noi. Potremmo invitarlo a pranzo, o magari andare da qualche parte. Facciamo così. Domenica mattina vallo a prendere, che andremo da qualche parte. E anzi, avvertilo che sabato alle dodici e mezza verrà a mangiare da noi. Tu, forse, pensi che sia un disturbo, ma non lo è. Ora, chiama pure Enea e salutacelo».

Verso le sei meno venti, mentre discutevo con mia madre e con Mirella, ricevetti la telefonata di Leandro.

«Qui, tutto bene. Il viaggio è andato benissimo. Dillo anche a Mirella e a tua madre».

«Aspetta, Leandro! Ora ti metto in vivavoce, così potranno sentire anche loro».

«Ciao, Leandro», dissero in coro mia madre e Mirella. Quest’ultima gli disse:

«Stavamo proprio parlando di quanto vi siate divertiti a Roma, ma i filmini non li ho ancora visti. A proposito, come si usa il lettore dvd?» Leandro glielo spiegò. «Bene, ora, dopo la tua telefonata, li guarderemo». «Adesso dove sei?» gli chiese mia madre.

«A casa dei miei. Vi salutano tutti e io li ho contraccambiati».

«Grazie. Hai fatto bene».

«Voglio dirti un’altra cosa. Ogni sera, finché i Dondi non partiranno, li andrò a trovare. Vi saluterò loro ed il resto della compagnia. Se non sbaglio anche Edoardo e Nina partiranno domani assieme al resto della famiglia. Ve li saluterò tutti». Ringraziai, poi, terminati i saluti di Mirella e di mia madre riappesi.

«Bene», dissi. «Allora, pronti?».

«Via!», disse Mirella. Si riferiva ai filmini. Per prima cosa feci vedere alcune tappe del nostro itinerario romano. «Qui c’è un telecomando», disse Mirella. «Ti leggo le scritte sui pulsanti, così, dal telecomando, potrai gestirti meglio». Acconsentii. La cena, accompagnata dalla visione dei filmati, fu molto divertente. Mirella fu di ottimo umore e coinvolse in pieno mia madre. Quest’ultima disse:

«Enea, devi far vedere alla nostra amica il filmato del dieci settembre».

«Mi chiedevo, appunto, cosa intendesse Biagi con quella domanda».

E così fu, con grande stupore di Mirella. Poi si passò alla festa di domenica, a quella del martedì e a ciò che avvenne il giorno fatidico della partenza. Naturalmente dovetti mandare avanti il dvd, perché c’era davvero molto materiale registrato e molti passaggi non erano poi così interessanti.

«Devo dire che mi sono davvero divertita. È da tanto tempo che non mi smascellavo così. Io, come sai, vivo con mia figlia e mia sorella che non è sposata e a volte scherziamo tra di noi».

«Che sbadata», disse mia madre. «Potevo invitare anche loro. Anzi, fissiamo già un giorno della prossima settimana». Mirella acconsentì. Grazie a quei filmati passò una magnifica serata.

«A quanto pare, domani parecchi di voi se ne vanno», osservò Tony mentre si trovava a tavola con gli altri commensali. «Ma, si sa, la gente va e viene. Avrò sempre occasione di fare nuove amicizie e spero che ciò possa durare finché sarò al mondo». «Molto bene, papà. Adesso sì che sai il fatto tuo! Ieri eri triste e oggi si vede che per te è un altro giorno». «Scusami per ieri, Lisa. Mi sono lasciato andare un po’».

«Non devi scusarti, papà. E poi noi tutti ti vogliamo bene». E così dicendo abbracciò suo padre.

«Chissà se qualche volta Enea si farà sentire per telefono o per posta elettronica!».

«Vorrei proprio sapere», intervenne Edoardo, «cosa sta facendo in questo momento. Mi piacerebbe anche sapere dove si trova quel suo amico Leandro. Anzi, Tony, dammi subito il numero di cellulare che voglio chiamare Enea, prima della nostra partenza. Quel giorno della festa l’ho trattato un po’ male e me ne dispiace».

«Per la verità», gli rispose Nina, «ti sei già scusato con lui. Mi sono scusata anch’io. Ma, hai ragione. Se Tony ci darà il numero lo chiameremo immediatamente».

«Pronto, Enea! Qui ci sono alcune persone che ti vogliono salutare», mi disse Tony, dopo che io sul telefonino avevo controllato da chi provenisse la chiamata. «Buonasera, signor Enea. Come va?». «Benissimo, Nina. A casa con la propria mamma si sta sempre bene».

«Mi scusi un attimo, Nina», disse Tony avvicinandosi a lei che aveva il suo cellulare in mano. Poi inserì il vivavoce. «Hai ragione», disse Tony. «Anch’io a mia mamma ho sempre voluto bene. Purtroppo, mi è morta tre anni fa, ma io le sono ancora affezionato».

«Mi dispiace, Tony, non lo sapevo». «Non fa nulla. Ma adesso non parliamo di cose tristi! Ti ripasso di nuovo Nina. Anzi no! Lei, Nina, può parlare dal posto in cui si trova. E anche gli altri possono fare la stessa cosa». «Io», disse Nina, «parto con la mia famiglia domani, come pure Edoardo con la sua. Prima, però, vorrei ancora scusarmi per...». «Lo ha già fatto, ed anche Edoardo. Accetto le vostre scuse, ma non era necessario, perché vi ho già perdonati». «Lei è un grand’uomo», intervenne Edoardo.

«Sa», disse Nina, «abbiamo sentito tanto la sua mancanza in questi due giorni. Ma domani partiremo tutti insieme con la gioia nel cuore».

«Arrivederci, Enea», mi dissero ad uno ad uno i componenti delle famiglie di Edoardo e Nina. Poi tutti auspicarono di rivedermi un’altra volta.

Poi, trascorso un quarto d’ora dal termine della cena, un altoparlante annunciò: «Il signor Antonio Dondi è desiderato alla reception».

«Vieni, Tony», disse Laura. «Quel tono di voce non l’ho mai sentito», disse Tony. «Chissà chi è!».

«Leandro!», esclamò Tony appena lo riconobbe. «Proprio poco fa ci stavamo chiedendo se tu saresti venuto ancora a trovarci. A proposito, la voce al microfono tanto ben camuffata era la tua?».

«Sì».

«Ritornando alla tua domanda, Tony, verrò a trovare tutti voi ogni sera, finché non ripartirete». «Questo ci fa molto piacere», disse Laura.

Non appena udirono la voce di Leandro, tutti andarono verso di lui.

«Leandro, come stai?», domandò Lisa. «E come sta il nostro amico Enea?».

«Sta benissimo. E ti dirò di più. Ha una madre stupenda».

«Lo immagino», rispose Nina.

«A proposito, Leandro», disse Edoardo, «noi partiamo domani».

«Sì, lo so. Infatti sono venuto a salutare anche voi e le vostre famiglie».

Due minuti dopo un cameriere portò dolci, pizzette e varie bevande alcoliche e non, tra cui, naturalmente, non potevano mancare coppe di spumante. La conversazione continuò tra un boccone e l’altro, finché Leandro si congedò da tutti quanti augurando buon viaggio a chi sarebbe partito. L’indomani alle dieci e mezza, le famiglie ripartirono insieme ai due anziani.