Agamennone (Alfieri)/Atto primo/Scena II

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S C E N A   S E C O N D A.

Egisto, Clitennestra.



Clitennestra.


E

Rrante, solo, a pensier foschi in preda,
Egisto, ognor? Le tue pungenti cure
Tu dissimuli a me?..... degg’io vederti
Sfuggendo andar chi sol per te respira?

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Egisto.

In questa Reggia io son Straniero troppo:25
Tu mi v’affidi, è ver; nè il piede io posto
Giammai v’avrei, se tu Regina in seggio
Quì non ti stavi: il sai, per te quì venni,
Quì rimango per te: ma il giorno, ahi lasso!
Già già s’appressa il giorno doloroso,30
In cui partir tu men farai,... tu stessa.

Clitennestra.

Io? che dicesti? E il credi? ah, nò! — Ma poco,
Nulla vale il giurar; per te vedrai,
S’altro pensier, che di te solo io serri
Nell’infiammato petto.

Egisto.

                         E ancor che il solo35
Tuo pensiero i’ mi sia, se a me pur cale
Punto tuo onor, perder me stesso io debbo,
E perder vo’, pria che turbar tua pace;
Pria che oscurar tua fama, o torti in parte
L’amor d’Atride. Irne ramingo, errante,40
Avvilito, ed oscuro, egli è destino

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Di me, prole infelice di Tieste.
Tenuto io son d’infame Padre Figlio
Più infame ancor, benchè innocente: manca
Dovizia, e Regno, ed arroganti modi45
Ad emendar l’error del nascer mio,
La macchia a tormi del Paterno nome.
Non d’Atride così: ritorna Ei fero
Di Troja domator; ritorna.... E fia
Ch’ei soffra in Argo a se veder dappresso50
Figlio odioso di mortal nemico?

Clitemnestra.

E, s’ei pur torna, agli odj antichi fine
Posto i novelli avranno alti trofei:
Re vincitor non serba odio a Nemico,
Di cui non teme.

Egisto.

....É ver, che a niun tremendo55
Son’io per me; ch’esule, solo, inerme,
Misero, odiarmi Agamennòn non degna:
Ma dispregiar mi può: degg’io serbarmi
A oltraggio tal? Tu mel consigli, e m’ami?

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Clitennestra.

Tu m’ami, e in te d’abbandonarmi puoi60
Volger pensiero?

Egisto.

Il lusingarti è vano,
Regina, ormai. Necessità mi sforza
Al funesto pensiero. Il Signor tuo,
Ove obliar del Padre mio le offese
Volesse pur, sperar puoi tu, ch’Ei voglia65
Dissimulare, od ignorar l’oltraggio,
Che all’amor suo si fa? Sfuggir tua vista
I’dovria, se quì stessi; e d’ogni morte
Vita trarrei peggiore. Al tuo cospetto
S’io venissi talvolta, anche un sol motto,70
Uno sguardo, un sospir potria tradirmi;
Che fora allor? Non t’ingannar; che un solo
Lieve sospetto in cor del Re superbo
Rei ne fa d’ogni fallo. A me non penso,
Nulla temo per me; d’amor verace75
Darti bensì questa terribil prova
Deggio, e salvarti con l’onor la vita.

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Clitennestra.

Forse, chi sa, più che non credi è lungi
Tal periglio da noi: già rinnovate
Più lune son da che di Troja al suolo 80
Cadder le mura; ognor sovrasta Atride,
E mai non giunge. Il sai, che fama suona
Da feri venti andar divisa, e spersa
La Greca Amata. È giunto forse il giorno,
Che della uccisa Ifigenia darammi 85
Vendetta alfin, benchè tardata, piena.

Egisto.

E se pur fosse il dì: Vedova illustre
Del Re dei Re, Tu degneresti il guardo
Volgere a me d’un abborrito sangue
Rampollo oscuro? a me di ria fortuna 90
Misero gioco? a me di gloria privo,
D’oro, d’armi, di Sudditi, d’amici?...

Clitennestra.

E di delitti; aggiungi. In man lo scettro
Non hai d’Atride tu; ma in man lo stile
Non hai del sangue della propria Figlia95

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Tinto, e grondasse ancor. Sa il Ciel, se in questo
Mio cor regnasse altri che Atride mai,
Finchè il crudel strapparmi osò dal seno
La Figlia, che all’altar vittima ei trasse.
Del dì funesto, dell’orribil punto100
La mortal rimembranza ognor di duolo
M’empie, e d’insana rabbia. Ai sogni vani
D’un’Augure fallace, alla più vera
Ambizion d’un’inumano Padre
Vidi immolare il sangue mio, sottratto105
Di furto a me, sotto mentita speme
Di fausto Imen: fremer d’orror mi sento
D’allora in poi (che più nol vidi) al nome,
Al nome sol di cotal Padre: or s’oggi
Lo tradisse fortuna alfin....

Egisto.

Per quanto110
Stancata Ei l’abbia, non cred’io, che il tergo
Sia per volgergli mai: del Xanto all’onda
Essa de’Greci condottier lo mena:
Più che virtù, fortuna, ivi d’Achille

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Vincer gli fà la non placabil ira,115
E d’Ettorre il valor. Essa di spoglie
Ricondurrallo altero, e pingue in Argo.
Gran tempo nò, non passerà, che avrai
Agamènnone a fianco; ogni tuo sdegno
Spegner saprà ben’Ei: pegni v’avanza120
Del vostro antico amore, Elettra, Oreste;
Pegni a novella pace: al raggiar suo
Dileguarsi, come al sole nebbia,
Basso amor, che per me nel petto or nutri.

Clitennestra.

...M’è cara Elettra, necessario Oreste;...125
Ma, dell’amata Ifigenia morente
Mi suona in cor la flebil voce ancora:
L’odo in lugubri accenti intorno intorno
Gridar: „l’uccisor mio, Madre, tu l’ami?„ —
Non l’amo io, nò... Quanto miglior saresti,130
Benchè straniero, ai non tuoi Figli Padre,
Egisto; ah, sì!

Egisto.

Così potessi io pure

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Un dì tener nelle mie man tuoi Figli!...
Ma cotanto i’non spero._ Altro non veggio
Nell’avvenir per me, che affanni, ed onta,135
Precipizj, e rovina. Il destin mio
Sia qual si può; quì pur, se il vuoi, l’aspetto.
Finchè il periglio è mio, quì star mi posso;
Se tuo divien, cader vittima sola
Ben’io saprò d’un infelice amore.140

Clitennestra.

Il mio destin saprò ben’io dal tuo
Indivisibil far; vieppiù m’infiamma
Tuo dir franco, e modesto; ognor ti scorgo
Più degno, sì, d’altra, ben altra sorte.
Ma Elettra vien; lasciami seco; io l’amo;145
Piegarla appieno a tuo favor vorrei.