Al signor Dottore Giacomo Bermani Intorno al progetto della strada ferrata di Como

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Carlo Cattaneo

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Intorno al progetto della strada ferrata di Como Intestazione 29 settembre 2011 100% ferrovie

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Al signor Dottore Giacomo Bermani.

Intorno al progetto della strada ferrata di Como.



È piaciuto al sig. Dottor G. Bermani di citare nella Gazzetta Privilegiata di Milano dell’11 corr. Gennaio le mie osservazioni sul Progetto della strada ferrata di Como. Gli sono obbligatissimo dell’avermi egli procacciato così l’attenzione di quella parte del publico che non vi aveva posto mente. Però dov’egli dice ch’io attribuisco alle strade di ferro la larghezza di 38 metri, mostra di aver pensato in quel momento a tutt’altri che a me, perch’io non ho mai detto siffatta cosa.

Il sig. Ingegnere Bruschetti nel calcolare la compera del terreno ha stabilito la larghezza uniforme di metri 8 per tutta la linea. Ora se si guarda alla Tavola da lui inserita nel fascicolo d’agosto p. p. della Biblioteca Italiana e propriamente alla figura della Sezione trasversale della strada, si vede che tutti quegli 8 metri vengono occupati dal terrapieno. Due metri formano le scarpe laterali e gli altri sei formano il piano superiore della strada a semplice carriera. Su questo spazio di metri sei, o circa dieci braccia, egli pensò di collocare a suo tempo la carriera doppia, della quale per ora costruirebbe solo cinque tratti di mille metri ciascuno; e inoltre pensò di piantarvi due filari di gelsi. Del che gli ho mostrato con parecchie ragioni la fisica impossibilità.

E questo è ancor poco. Perlochè ebbi a dire: « Egli richiese bensì [p. 118 modifica] nel § 17 della dimanda di privilegio il diritto di occupare i fondi per cavar terra, ma non considerò nel Prospetto nè gli spazj necessarj, nè le somme necessarie per pagarli. Gli 8 metri messi in conto sono interamente occupati dal terrapieno, cioè 2 dalla rotaja, 2 per ogni parte dai ripiani laterali e 1 per parte dalle scarpe. Questo capitolo si potrebbe portare comodamente al duplo ed anche al triplo».

Nell’aritmetica volgare il duplo di 8 è 16, e il triplo è 24; in altre aritmetiche potrà forse essere 38, ma io non le conosco.

Però il piano superiore della sua strada rimarrebbe tuttavia di 6 metri in tutto; il resto sarebbe spazio sussidiario.

Ma supponiamo pure che bastino gli 8 metri del terrapieno e che non sia necessario fare escavazioni, e che la terra debba elevarsi da sè come l’isola Ferdinandea dal fondo del mare. Perchè allora dimandare nel § 17 il Privilegio di occupare i fondi per escavar terra? E dovendoli occupare, perchè non metterne in conto il prezzo?

La strada di Greenwich non corre sopra un terrapieno, ma su un ordine continuo di arcate; quindi non fa al nostro proposito. Appena potrebbe trarsene qualche illazione al Ponte della Laguna di Venezia. E infatti essendo incaricato nel mese scorso di esporre negli Annali stessi il giudizioso pensiero del sig. Ingegnere Meduna ebbi a dire: «Il ponte co’ suoi parapetti e laterali presidi avrebbe la larghezza di 8 metri». E anche 8 non è 38. A che si riferisca il discorso del 38, può vedersi nei fascicoli precedenti.

Però è giustizia dovuta ai sensati autori di quei progetti di dirne qualche cosa anche qui. Si sappia dunque che per due gravissime ragioni: 1.° di non compromettere gli argini dei fiumi, 2.° di sorpassare senza pericolo le strade postali e comunali per mezzo di ponti-strade, come saviamente e generosamente e senza riguardo a spesa si pratica in Inghilterra, il terrapieno si suppose dell’altezza media di 4 metri; il che è sempre un 3 metri meno di quella della strada di Greenwich. Il ripiano superiore si suppose largo appunto 8; e 5 metri per parte si attribuirono alle scarpe; cosicchè il piano inferiore su cui poserebbe il terrapieno, riesce di 18 metri. La sezione formerebbe dunque un piano verticale di 52 metri quadri. Ora se la terra per formare un ammasso di tali dimensioni si deve scavare più vicino che sia possibile ai lati della strada, affine di risparmiare il carreggio: si avranno due fossati laterali. La sezione [p. 119 modifica] di ciascuno di essi per corrispondere al terrapieno da formarsi dovrebb’essere di 26 metri quadri. E discendendo con una scarpa convenevole a quattro o cinque metri di profondità, bisognerebbe certamente dar loro agli orli una decina di metri di larghezza.

Si sommino le larghezze dei fossi e del terrapieno e si avrà il numero dei metri da devastarsi, e perciò da espropriarsi e pagarsi; benchè in processo di tempo si possa pur trarne qualche profitto od anche rivenderli come si fece a Brusselles. (V. Eco della Borsa del 10 Dic. 1836). In tutti quei luoghi poi nei quali pel fondo acquoso o petroso non convenisse andare a tanta profondità, bisognerebbe ripiegare prendendo una lunghezza ancora maggiore. Queste prudenti valutazioni fanno onore agli ingegneri che le hanno proposte, e non involgono alcuna illusione; benchè la necessità di un terrapieno non si verifichi in tutte quante le situazioni e si possa spesso evitare massime col far passare le strade comuni al disopra della strada ferrata o anche col lasciarle pur correre allo stesso livello.

Adunque supponiamo che nel terrapieno della strada di Como non si debbe avere alcun riguardo nè alle acque nè alle strade intersecanti. A tenore del Progetto, rimarrebbero però sempre ad effettuarsi i livelli segnati nella Tavola e conteggiati nel Prospetto. Il profilo della strada essendo a grandi tratte rettilinee non può accompagnare le ondulazioni del montuoso terreno; e a cagion d’esempio nel lungo tronco 6°, si eleva sino a 18 metri o circa 30 braccia sul profilo naturale, come si vede in essa tavola. In siffatti luoghi se si danno al terrapieno le scarpe corrispondenti all’enorme altezza e alla richiesta solidità della costruzione, è chiaro chiarissimo che gli 8 metri non bastano a formar la base. Aggiungi poi le relative escavazioni. Per le quali cose possiamo esser certi che il duplo e il triplo dello spazio messo in conto del sig. Bruschetti, cioè da metri 16 a 24, riescirebbe in pratica scarso anzi che no, per formare appunto un piano stradale di soli metri 6.

Gli intraprenditori che hanno voluto chiuder gli occhi per non vedere, e non si sono fatti carico di queste ragionevoli previdenze a tempo opportuno, entrati una volta in impegno hanno dovuto spendere molto al di là dell'aspettazione. Il DISCREDITO D’UN’IMPRESA MALPENSATA SI ACCOMUNA A TUTTI I PROGETTI ANCHE PIU’ PRUDENTI E LEALI; E LO SPIRITO D’INDUSTRIA E DI PERFEZIONAMENTO SI SOFFOCA NEL SUO NASCERE. Quindi è dovere dei giornali di dire la rigorosa verità, e riserbarsi a far la corte alle riputazioni quando si tratterà di rime arcadiche o d'idealismo.

L'articolo del Galignani sulla strada di Greenwich riesce tanto sfavorevole al sig. Bruschetti, che un primario personaggio che mi onora della sua attenzione, benchè io non abbia il vantaggio della sua personale conoscenza, ne inviò all'officio degli Annali un estratto come cosa che poteva farmi piacere entrando nelle mie viste, massime per ciò che riguarda la straordinaria GROSSEZZA DELLE GUIDE ed i dadi di GRANITO. Ed io per corrispondere alla spontanea gentilezza aveva già disposto perchè venisse inserito negli Annali. Ma il [p. 120 modifica] sig. Bermani colla virtù magica d'un punto interrogativo ha idealizzato e distrutto con mio gran dolore tutti quei bei dadi di granito non ostante la peccaminosa loro resistenza. Vedi la sua traduzione ed il suo punto interrogativo.

Fui accusato già di voler confondere l’area colla rotaia, ora invece confondo l'area colla larghezza; l'una accusa può lavar l'altra. Del resto l'area non è che la larghezza moltiplicata per la lunghezza. Quindi non sono, come dice il sig. Bermani, due cose di genere assai diverso fra loro; ma bensì del genere stessissimo. Ma queste sono questioni di parole; e l’affare della strada è una quistione di milioni sonanti. Però faremo, se è necessario, anche le questioni di parole; ma le faremo col traduttore dell’articolo di Galignani.

Egli ha detto a cagion d'esempio che la compagnia delle strade di Greenwich è fra « quelle tutte create dallo spirito », senza dirci se sia lo spirito folletto o lo spirito di vino. Nel testo è un altro affare. Il testo dice che « il muro è largo ben due piedi (is full two feet thick) », e non già che « la muraglia è tutta piena ». Il testo dice che non si diede impaccio ad alcuna delle strade trasversali (none of the thouroughfares have in any way been interfered with); e il traduttore ha trasmutato le strade in vetture. Il testo dice che i dadi di granito sono distanti due pollici (12 inches apart); e il traduttore dice che sono « sporgenti circa 12 pollici da ambe le parti delle guide stesse ». Quante belle cose!

Il testo dice che le carrozze della strada di ferro, alla stazione del Ponte di Londra si troveranno in una situazione assai convenevole sicchè inviteranno tanto chi ha faccende quanto chi cerca divertimento (the carriages will stand most invitingly convenient); e il traduttore dice che « le carrozze sono per così dire invitate in modo più conveniente a fermarsi e per affari e per il piacer di vedere chi passa sulla rotaia ». E così cangia le carrozze della strada di ferro nelle carrozze che vengono a vederle. Già s'intende che non le vedranno cogli occhi; forse coi fanali. Ed è una personificazione bella e luminosa. Perlochè il traduttore non potendo ajutar sè medesimo, fa benissimo ad ajutare gli altri. E la sua preziosa traduzione colle sue lealissime note meritava proprio d’essere sciorinata avanti ai trecentomila lettori della Gazzetta in tutti i caffè del paese, e inoltre di venire impressa a parte in ampio foglio con magnifica intestazione.

Del resto, invitato da una nota con cui il sig. Bruschetti inutilmente mi volle nominare a pag. 5 del suo Progetto, vi ho dovuto prendere interesse; cosicchè mi vennero raccolte su quel suo lavoro 46 osservazioni, alcune delle quali bastano a portare al suo conto l’alterazione di due milioni. Finora egli ne ha discusse soltanto sei; gliene restano quaranta ancora intatte. L’editore degli Annali di Statistica gli ha offerto nuovamente l’uso gratuito del suo giornale. Io desidero ch'egli ne profitti, perchè dalle discussioni fatte con buona fede può nascere a suo tempo qualche utilità. Però il più spedito rimedio è quello di rifare il progetto e riconoscere che ogni uomo è soggetto ad ingannarsi.

Dott. C. Cattaneo.