Annali d'Italia dal principio dell'era volgare sino all'anno 1750/123

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Anno 123

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Anno di Cristo CXXIII. Indizione VI.
Sisto papa 7.
Adriano imperadore 7.


Consoli


Quinto Aprio Petino e Lucio Venulejo Aproniano.


I più degl’illustratori de’ Fasti consolari danno il nome di Cajo Ventidio Aproniano al secondo di questi due consoli. Io, fondato sopra un embrice o mattone, tuttavia esistente nell’insigne museo del Campidoglio1, l’ho appellato Lucio Venulejo. Ma in un altro mattone, riferito dal Fabretti2, egli ha il prenome di Tito, e non già di Lucio. Sembra che sotto Nerva s’introducesse l’uso continuato di poi per molti anni, d’imprimere ne’ mattoni, e in altri materiali di terra cotta, oltre al nome della bottega o sia della fornace, quello ancora de’ consoli per denotar l’anno. Passò Adriano, siccome già accennai, il verno in Tarragona, dove egl’incontrò un pericoloso accidente. Mentre egli un dì passeggiava per un giardino, gli venne incontro furiosamente colla spada nuda un servo del padrone di quella casa. Adriano bravamente si difese, e fermato il micidiale, consegnollo alle guardie3. Trovossi che il cervello avea data volta a costui. L’imperadore con esempio di rara moderazione il fece curar dai medici, nè [p. 453 modifica]volle fargli alcun male. In quella città riparò egli a sue spese il tempio d’Augusto. Ordinò una leva di gente, ma vi trovò delle difficoltà, tuttavia con tal prudenza e destrezza maneggiò gli animi di que’ popoli, che ottenne l’intento suo. Motivo di stupore fu, che trovandosi egli in Ispagna, non andasse a visitar la sua patria Italica. Sappiamo nondimeno che le fece di gran bene; ed Aulo Gellio4 cita un discorso da lui fatto in senato, allorchè Italica, Utica ed altre città che godeano la libertà dei municipii, dimandarono d’aver delle colonie romane: il che parve strano, essendo migliore la condizion dei municipii, che quella delle colonie. Qualche torbido dovette seguire circa questi tempi nella Mauritania, provincia dell’Africa. Adriano felicemente lo quietò. Deducendosi dalle medaglie5, che anche in persona a quella provincia egli si trasferì, il Tillemont6 si figura che questo accadesse nell’anno presente. Ma il Pagi7 pensa ciò avvenuto più tardi. Dicendo poi Sparziano8, che in questi tempi vi fu un principio di guerra coi Parti, il quale con un abboccamento seguito fra esso Adriano e forse con Cosroe re di quella nazione, in breve fu posto fine: potrebbe taluno argomentare, che Adriano passasse dalla Spagna e dalla Mauritania in Soria. Il salto a me par troppo grande. Si tien parimente, che egli andasse dipoi ad Atene, dove si fermò per tutto il verno seguente. Con tal supposizione pare che possa accordarsi l’avere scritto Eusebio9, che Adriano, fattagli istanza di nuove leggi dal popolo ateniese, formò un estratto di quelle di Dracone, Solone ed altri legislatori, e loro le diede.


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Anno di Cristo CXXIV. Indizione VII.
Sisto papa 8.
Adriano imperadore 8.


Consoli


Manio Acilio Glabrione e Cajo Bellicio Torquato.


Perchè si sono smarrite tante antiche storie, e massimamente la vita di sè stesso scritta da Adriano, noi ci troviamo ora troppo intrigati a seguitar questo imperadore ne’ suoi viaggi, e ci convien solamente per congetture rapportare a questo ed a quell’anno i suoi passi. Camminando dunque sul supposto che Adriano soggiornasse nel presente verno ad Atene, ne sarebbe seguito ciò che scrive Eusebio nella sua Cronica, cioè, che essendo uscito del suo letto il fiume Cefiso, ed avendo inondata la città di Eleusi o sia Eleusina, egli fabbricò un ponte sopra quel fiume, e verisimilmente lo fece arginar con delle muraglie, in maniera che più non potesse farle di queste burle. Quindi pare ch’egli si portasse alla visita della Bitinia, Macedonia, Cappadocia, Cicilia, Frigia, Pamfilia, Licia, Armenia, e d’altri paesi dell’Asia e dell’isole adiacenti. Ci sono medaglie di tali provincie, che il nominano lor ristauratore; imperciocchè in niun luogo andava egli, che non vi lasciasse dei benefizii, con esenzioni e privilegii, o con fabbriche degne di un par suo. Dione10 attesta ch’egli magnificamente aiutò ed abbellì le città da lui visitate, chi con danari, chi con acquedotti o porti, chi con templi, ed altri pubblici edifizii, o con accrescimento d’onori. Sotto l’antecedente anno l’autore della cronica alessandrina11 scrive che Adriano edificò le piazze di Nicomedia e di Nicea, e i Crociali, e le mura che guardano verso la Bitinia. Fabbricò inoltre il tempio di Cizico, e in quella città selciò di marmi la piazza. Colla stessa generosità in molte

  1. Thesaurus Novus Inscription., pag. 321, num. 6.
  2. Fabrettus, Inscription., pag. 509.
  3. Spartian., in Hadriano.
  4. Gellius, lib. 16, cap. 13.
  5. Mediobarbus, Numism. Imper.
  6. Tillemont, Mémoires des Empereurs.
  7. Pagius, in Crit. Baron.
  8. Spartianus, in Hadriano.
  9. Eusebius, in Chron.
  10. Dio., lib. 69.
  11. Chron. Paschale. Histor. Byzantin.