Annali d'Italia dal principio dell'era volgare sino all'anno 1750/137

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Anno 137

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Anno di Cristo cxxxvii. Indizione v.
Telesforo papa 11.
Adriano imperadore 21.


Consoli

Lucio Elio Cesare per la seconda volta, e Lucio Celio Balbino Vitulio Pio.

Cominciò, siccome accennai di sopra, a declinare la sanità dell’imperadore Adriano: e fu creduto da alcuni originato questo sconcerto dalle pioggie e dai freddi patiti in tanti suoi viaggi, e massimamente perchè egli ebbe in uso per tutti i tempi di stare e di andare colla testa scoperta. Soleva uscirgli di tanto in tanto il sangue dal naso; questo cominciò a [p. 477 modifica]farsi più copioso. Non poca inquietudine per altra parte gli recava l’osservare, quanto meschina fosse anche la sanità dell’adottato suo figliuolo Lucio Elio, di modo che dicono, che stette poco a pentirsi di aver messo gli occhi sopra di lui, per farsi un successore. Certamente fu più volte udito dire: Ci siamo appoggiati ad una parete rovinosa, ed abbiam gittati via dieci milioni, dati al popolo e ai soldati per la di lui adozione. Anzi coloro che scrissero la vita d’esso Adriano, e nominatamente Mario Massimo, portarono opinione ch’egli sapesse non dovergli sopravvivere questo figliuolo; e ciò per via della strologia, di cui egli si dilettava forte, con dirsi insino, che Adriano, finchè visse, andava scrivendo ciò che ogni dì gli dovea accadere. Noi possiamo ben dispensarci dal prestar fede a queste fandonie, e v’ha contraddizione tra il dire che lo voleva per successore, con sapere nello stesso tempo che questo successore dovea mancare prima di lui. Eppure aggiungono, aver più volte Adriano predetta la morte d’esso Lucio Elio e pensato a provvedersi di un altro successore. Intanto Adriano, secondo il consiglio de’ medici, i quali allorchè non han rimedio ai mali, propongono la mutazion dell’aria, si ritirò a Tivoli, sperando di migliorar di salute con quell’aria migliore. Se si ha da credere a Sparziano, egli mandò Lucio Elio Cesare al governo della Pannonia, dove si acquistò una convenevole riputazione. Ma chi mai può persuadersi ch’egli malsano volesse allontanare da sè un figliuolo anch’esso malconcio di sanità, e destinato a succedergli. Par ben più verisimile, che Sparziano confondesse le azioni e i tempi, e che Lucio Cejonio, prima d’essere adottato, esercitasse la pretura, e governasse dipoi la Pannonia; e che creato Cesare attendesse al governo di Roma. Attesta il medesimo storico, esser egli stato dopo l’adozione talmente in grazia di Adriano, che tutto quel che voleva, lo impetrava dall’imperadore,[p. 478] anche col solo scrivergli delle lettere: il che suppone che potesse anche parlargli. In fatti Aurelio Vittore1 lasciò scritto che Adriano, ritiratosi a Tivoli, permise che Lucio Elio Cesare restasse in Roma. Abbiamo parimente da esso Vittore, che stando l’imperadore in Tivoli, quivi si applicò per divertirsi a fabbricar dei palagi ed altri edifizii, ai quali diede il nome di Liceo, Accademia, Pritaneo, Canopo, Tempe, ed altri. Attese ancora a far de’ buoni conviti, e delle gallerie di statue e pitture, abbandonarsi anche alla lascivia, forse ad imitazione di Tiberio. Il peggio fu che si lasciò trasportare ad imitar Tiberio anche nella crudeltà: ma questo, a mio credere, appartiene solamente all’anno seguente.

  1. Aurelius Victor, in Epitome.