Annali d'Italia dal principio dell'era volgare sino all'anno 1750/252

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Anno 252

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Anno di Cristo CCLII. Indizione XV.
CORNELIO papa 3.
Lucio papa 1.
TREBONIANO2196 GALLO imp. 2.
HOSTILIANO DECIO imp. 2.
VOLUSIANO GALLO imp. 1.
Consoli

CAIO TREBONIANO GALLO AUGUSTO per la seconda volta e CAIO VIBIO VOLUSIANO CESARE.

Divulgata la morte dei due Decii, le armate della Mesia e della Tracia poco stettero a proclamar Imperadore Caio Treboniano Gallo lor generale, a cui forse indebitamente fu attribuito da Zosimo2197 il tradimento fatto ai due Decii. Aurelio Vittore2198 scrive, essere stato il traditore un Bruto. Di che paese fosse il suddetto Treboniano Gallo, nol sappiamo, se non che, al dir di Vittore, sembra nato nell’isola delle Gerbe sulle coste dell’Africa. Perchè egli avendo preso, secondo lo stile degli altri nuovi Augusti, il consolato in quest’anno2199, si trova in un’iscrizione e in alcuni fasti console per la seconda volta, da ciò, si argomenta esser egli stato console sustituito in alcuno degli anni addietro. Il grado di generale dell’armi, che dicemmo sostenuto da lui, gli facilitò quello di imperadore. Aveva egli un figliuolo, appellato Caio Vibio Gallo Volusiano, cui diede immediatamente il titolo di Cesare. Ma affinchè non nascesse o già nato si smorzasse il sospetto ch’egli avesse tenuta mano all’obbrobriosa morte dei Decii, si mostrò amantissimo della lor memoria, parlandone sempre con lode e riverenza; volle ancora o pure acconsentì che amendue fossero, secondo la stolta persuasione del gentilesimo, deificati. Vi restava un altro figliuolo di Decio seniore, cioè Caio Valente Hostiliano Messio Quinto Decio, già dichiarato Cesare dal padre. Gallo, non tanto per farsi sempre più credere ben affetto alla memoria di esso Decio, quanto per timore che questo di lui figliuolo, spalleggiato dai soldati, potesse prorompere in qualche sedizione, spontaneamente il dichiarò Augusto e collega suo nell’imperio, aspettando più proprio tempo per liberarsi da lui. Designò2200 ancora sè stesso console col figliuolo Volusiano per l’anno presente. Di tutto questo, accaduto nell’anno addietro, spedì egli l’avviso a Roma, e il senato niuna difficoltà mostrò ad approvarlo. Noi troviamo circa questi tempi varii altri imperadori o tiranni, senza poterne ben chiaramente distinguere l’innalzamento e i luoghi, dove fecero la loro breve comparsa e caddero. Di un Giulio Valente, che usurpò la porpora imperiale, parla Aurelio Vittore, con dir appena partito da Roma Decio, che costui occupò il trono, e fu in breve punita la sua temerità colla morte. Ma Trebellio Pollione2201, che merita qui maggior fede, asserisce che costui per pochi giorni fece la figura d’imperadore, non in Roma o in Italia, ma nell’Illirico, e quivi fu ucciso. E forse il movimento suo accadde dappoichè i due Decii avevano cessato di vivere. Vedesi tuttavia una medaglia2202, felicemente, se pur è vero, disotterrata, in cui vien fatta menzione di Marco Aufidio Perpenna Liciniano imperadore Augusto, confuso da Vittore ora con Valente ed ora con Hostiliano. Il padre Pagi2203 è di parere che costui, vivente Decio, formasse la sua cospirazione, e, preso il nome d’Augusto nelle Gallie, quivi da esso Decio restasse soffocato, scrivendo Eutropio2204 ch’esso [p. 873 modifica]Decio, prima di portar l’armi contra dei Goti, estinse una guerra civile insorta nelle Gallie. È plausibile la di lui conghiettura, ma non esente da dubbii. Torniamo ora a Treboniano Gallo, riconosciuto imperadore anche dal senato romano. Le prime sue occupazioni furono quelle di stabilir pace coi Goti, comperandola nondimeno con vergognose condizioni2205; perchè non solamente permise loro di tornarsene alle loro contrade di là dal Danubio con tutto il bottino fatto sulle terre romane, e senza prendersi cura di riscattare, o far rilasciare gran copia di Romani, anche nobili, fatti prigioni nella presa di Filippopoli; ma eziandio si obbligò di pagar da lì innanzi un certo tributo annuale a quei Barbari, affinchè non inquietassero lo imperio romano. Non fu però Gallo il primo ad avvilir la maestà romana con simili patti. L’esempio gliene avea dato Domiziano, e probabilmente altri debili Augusti aveano fatto lo stesso. Dopo di che, come s’egli avesse con tali prodezze meritato il trionfo, se ne venne probabilmente nella primavera di quest’anno a Roma, tutto spirante gloria ed assai contento di sè stesso. Forse perchè i sacerdoti pagani o il senato zelante della conservazione de’ suoi falsi dii, fecero nuove istanze anche a Gallo, certo è che la persecuzion de’ cristiani, alquanto rallentata, e fors’anche cessata negli ultimi mesi dell’anno precedente e nei primi del corrente, si rinnovellò; e per tutte le provincie si attese ad infierire contro i cristiani che ricusavano di sagrificare agli abborriti numi della gentilità. Son qui da vedere le nobilissime lettere e gli opuscoli di san Cipriano2206 e di san Cornelio papa, il qual ultimo, per cagione di tal persecuzione, fu mandato in esilio, e poi coronato col martirio. Al governo della Chiesa romana fu sustituito Lucio papa, il quale dovette anche egli da lì a qualche tempo sofferire l’esilio. Ma Iddio non cessò di flagellar con nuovi gastighi questi principi nemici del popolo suo eletto, cominciando con una delle più terribili e lunghe pestilenze che mai passeggiassero sulla terra. Si andò essa stendendo a poco a poco per tutte le provincie del romano imperio2207, facendo dappertutto una fiera strage. Se crediamo ad Augusto Vittore2208, Hostiliano Augusto, già figliuolo di Decio imperadore, colto da questa infezione, terminò i suoi giorni. Ma Zosimo2209 pretende che Gallo imperadore, sospettando che questo collega, da chi amava la memoria del di lui padre Decio, fosse un dì portato troppo innanzi con pericolo della propria dignità, il facesse a tradimento levare dal mondo, fingendo verisimilmente che fosse morto di peste. Dopo la cui morte egli dichiarò Augusto il suo figliuolo Gallo Volusiano, il quale nelle iscrizioni2210 è chiamato Caio Vibio Affinio Gallo Veldumiano Volusiano.