Annali d'Italia dal principio dell'era volgare sino all'anno 1750/257

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Anno 257

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Anno di Cristo CCLVII. Indizione V.
STEFANO papa 4.
SISTO papa 1.
VALERIANO imperadore 5.
GALLIENO imperadore 5.
Consoli

PUBLIO LICINIO VALERIANO AUGUSTO per la quarta volta e PUBLIO LICINIO GALLIENO AUGUSTO per la terza.

Fin qui potè lodarsi della mansuetudine e clemenza di Valeriano Augusto il popolo cristiano, avendolo egli favorito, non che lasciato vivere in pace; ma in quest’anno si cangiò sì fattamente il cuor d’esso imperadore, che divenne persecutor mortifero e fiero degli adoratori di Gesù Cristo2257. Macriano, che dal fango s’era alzato ai primi onori della corte, e godeva spezial confidenza e possesso nel cuor di Valeriano, quegli fu che, per attestato di san Dionisio, vescovo allora d’Alessandria, sovvertì il regnante, facendogli credere che fra le tante disavventure, ond’era allora oppresso l’imperio romano, conveniva valersi della magia e della invocazione de’ demonii: al che essendo troppo contraria la religion de’ cristiani, bisognava sterminarla. Nè probabilmente dimenticò di attribuire ad essa religion la folla delle pubbliche disgrazie: che così erano soliti di fare i pagani2258. Vedremo poscia costui aspirar all’imperio, e ricevere da Dio per mano degli uomini il gastigo delle sue iniquità. Ebbe dunque principio in quest’anno la persecuzion di Valeriano, che andò poi crescendo, e solamente cessò allorchè la mano di Dio si fece sentire anche sopra questo crudel nemico del suo nome, con restar egli prigion de’ Persiani. Intorno a ciò è da vedere la storia ecclesiastica2259; nè altro ora dirò io, se non che santo Stefano romano pontefice nell’anno presente gloriosamente sostenne la morte, confessando la fede di Gesù Cristo, ed ebbe per successore Sisto nel pontificato. Furono anche in pericolo, e perciò si ritirarono, due insigni campioni della Chiesa di Dio, cioè i santi Dionisio vescovo d’Alessandria, e Cipriano vescovo di Cartagine, per tacere degli altri. Si moltiplicavano intanto le guerre, e da ogni parte si trovava angustiato dai Barbari nemici il romano imperio. Era già qualche tempo che Sapore re de’ Persiani non lasciava passar anno che non iscorresse coll’esercito suo a danni della Mesopotamia e della Soria. Maggiori ancora furono i rumori e danni che si sentirono dalla parte della Tracia e della Mesia, perchè i Goti con altre nazioni abitanti di là dal Danubio vi faceano [p. 887 modifica]delle frequenti incursioni. Zosimo2260 arriva a dire che i Borani, i Goti, i Carpi, i Burgundi non lasciarono parte dell’Illirico, dove non facessero delle scorrerie e saccheggi, che giunsero fino in Italia, senza trovarvi chi loro facesse resistenza. Comandava allora l’armi romane nella Tracia2261 Marco Ulpio Crinito, uomo di gran vaglia, creduto della casa di Traiano imperadore, e già stato console nell’anno 258. Quali imprese egli facesse per reprimere la petulanza di que’ Barbari, nol sappiamo. Tale nondimeno era il di lui credito, che fu creduto inclinar Valeriano a dargli il titolo di Cesare: cosa nondimeno poco verisimile per le conseguenze che ne poteano avvenire in danno dei proprii figliuoli e nipoti2262. Giunio Donato fu prefetto di Roma in quest’anno.