Benedetto Castelli

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Giovanni Berchet

Egidio Bellorini Indice:Berchet, Giovanni – Scritti critici e letterari, 1912 – BEIC 1754878.djvu Letteratura Benedetto Castelli Intestazione 21 febbraio 2023 25% Da definire

Questo testo fa parte della raccolta Opere (Berchet)/Scritti critici e letterari


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XVIII


BENEDETTO CASTELLI1

L’adulazione mercenaria di parecchi letterati ha fatto brutto servizio agli elogi. Per essa queste forme oratorie, destinate ad onorare la sapienza, l’amor della patria e tutte le altre virtú civili, sono oggimai cadute in discredito presso molti. Quante volte la parola «elogio» sveglia in capo a chi l’ascolta un’idea a cui di necessitá tengono compagnia altre idee schifosissime! Ma, come la spada non è infame se non quando la impugnano i traditori, così l’elogio può essere santo se scritto con santa intenzione.

Non va confuso cogli ordinari scrittori d’elogi chi recita e stampa le lodi d’un povero fraticello morto censessantacinque anni fa, chi con esse non mira a lusingare di rimbalzo la vanagloria viva e pagante d’un qualche discendente della famiglia onde emerse quel povero fraticello lodato. E però noi volentieri ci congratuliamo col signor dottore Sisto Tanfoglio dell’elogio letto da lui, sono tre anni, in un’adunanza dell’Istituto, e pubblicato ora colle stampe di Brescia. L’umile ma famoso monaco, di cui egli pigliò a parlare, meritava un encomio che fosse dettato dalla riverenza spontanea, non comandato dall’opportunitá di guadagnarsi un fautore. Colla sua intenzione ingenua il signor Tanfoglio pare a noi che abbia corrisposto degnamente al merito ingenuo di Benedetto Castelli.

Nella orazione che annunziamo poco ci viene detto delle particolaritá della vita, e molto degli studi di questo celebre [p. 174 modifica]matematico. «Nacque in Brescia nel 1577 da famiglia patrizia, ed ebbe a genitori Giambattista e Daria Castelli. Di diciotto anni si spartì dagli uomini, facendo voto di monacato in San Faustino di Brescia». Fu in Padova discepolo del Galileo, a cui si strinse di tenace amicizia. Fu professore di matematiche in Pisa. Nel 1628 andò a Roma, chiamatovi da Urbano ottavo, «che gli doppiò lo stipendio e lo dichiarò suo primo matematico. In Roma pubblicò la prima volta l’aureo trattato Della misura delle acque correnti»; ed ivi mori nel 1644.

È noto che Benedetto Castelli fu il primo che applicasse alle dottrine idrostatiche le geometriche, e che riducesse a scienza certa ciò che prima era abbandonato alla pratica. «Legislatore ed ordinatore supremo de’ fiumi e de’ torrenti», il Castelli dettò teorie idrostatiche, che servirono di base a tutte le teorie posteriori; e, se ad altri vuolsi dare il vanto d’avere perfezionate ed ampliate siffatte dottrine, a lui non può negarsi quello di averne trovati i primordi: il che non è poco indizio di vigoria d’intelletto.

Il signor Tanfoglio spiega, per quanto lo comporta la brevitá del suo discorso, queste ed altre dottrine ed esperienze praticate dal Castelli, e sulla bontá di esse fonda le ragioni della lode che gli va tributando. L’orazione sua riesce un lavoro piú scientifico che letterario; e tale, a dir vero, lo voleva la natura dell’argomento. Non inviteremo dunque i nostri lettori a considerarla dal lato letterario, parendoci ch’essa abbia un merito piú deciso guardandola dall’altro lato, e ravvisando in essa l’espressione dell’animo di un giovine studioso che loda ciò che l’intima persuasione gli suggerisce di lodare.


Grisostomo.

Note

  1. Elogio di Benedetto Castelli bresciano di Sisto Tanfoglio, dottore in filosofia e matematica ecc. ecc., Brescia, 1S19, presso Nicolò Bettoni e soci.