Classificazione del bronzo imperiale

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Francesco Gnecchi

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Classificazione del bronzo imperiale Intestazione 9 settembre 2023 100% Numismatica

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Questo testo fa parte della serie Appunti di numismatica romana

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XXIV.

CLASSIFICAZIOXE

DEL BRONZO IMPERIALE



I.


È ben raro che le classi o categorie, nelle quali una scienza qualunque si suddivide, siano così nette e precise, che tutta la materia vi si abbia a collocare completamente, e che tutti gli individui, che essa scienza riflette, possano trovare ciascuno il loro posto in questa o in quella, senza dubbî e senza esitazione. Un dato numero d’individui entra a formare una categoria, un altro numero ne forma una seconda, e così via; ma ne rimangono quasi sempre taluni, i quali, partecipando un poco dell’una e un poco dell’altra, restano per qualche motivo esclusi dall’una e dall’altra, perchè in nessuna vi possono stare a loro agio, e vengono per conseguenza collocati or qua or là, a seconda che uno vi riconosce la prevalenza d’un carattere piuttosto che di un altro. Ciò [p. 280 modifica]proviene da due cause; o che le categorie sono male stabilite, o che la scienza non è abbastanza studiata. Solo quando una scienza arriva al punto di elevarsi dalle cognizioni speciali alle idee generali, può determinare con giusto criterio i veri caratteri, secondo i quali le categorie si debbono stabilire; e la netta divisione di queste e il loro completamento camminano sempre di pari passo col progredire della scienza stessa; mentre il numero degli individui, che restano vaganti e incerti, va di mano in mano scemando fino ad essere completamente annullato; il che rappresenta la perfezione.

La scienza numismatica, come parecchie altre, è ben lontana da questo punto; e, relativamente alla storia romana, uno dei quesiti, che aspetta ancora una soluzione soddisfacente è la classificazione della monetazione imperiale di bronzo. Ormai però mi sembra che gli studii (e riconosciamone il merito principale al Dott. Federico Kenner1) siano arrivati al punto da rischiarare sufficientemente questa materia, e possano consigliare a stabilire una prima divisione di categorie diversa e più razionale di quella che è stata fin qui in vigore.


II.


Incominciamo ad esaminare quale sia la divisione attualmente adottata pel bronzo imperiale, e vedremo facilmente come i criterii che la stabilirono non siano tali da rispondere scientificamente ai diversi problemi, che si presentano, e quanto per [p. 281 modifica]conseguenza essa riesca, al caso pratico, incompleta e insufficiente.

La prima e grande divisione del bronzo imperiale venne originariamente stabilita ed è oggi ancora mantenuta nelle due categorie delle Monete e dei Medaglioni.

Ed eccoci addirittura davanti ad una categoria certa e ad un’altra incerta; o per meglio spiegarmi, davanti ad una, di cui si intende bene il significato, e ad un’altra, che non ha se non un significato molto vago e indeterminato. Che una parte ed anzi una grandissima parte del bronzo coniato che ci rimane dei romani fosse veramente moneta, nessuno dubita, e si può anche asserire con piena certezza che tutti i pezzi collocati in questa categoria erano positivamente monete; quantunque ne rimangano sempre alcuni, che non riesce egualmente facile il determinare se in questa categoria debbano entrare o meno. Ma che poi altri pezzi ci fossero e quali, che dalla categoria delle monete dovessero essere esclusi, per formarne un’altra a parte, è ciò che nessuno potè mai con sicurezza affermare, e che quindi diede luogo a tante incertezze, a tanti tentennamenti. Chi ha potuto mai assicurare che Medaglioni, nel senso che sempre s’è dato a questa parola, ossia di medaglie non aventi ufficio di moneta e con altro scopo non per anco precisato, siano veramente esistiti? E poi qual era il limite preciso che segnava la differenza fra codesto medaglione e la moneta? Nessuno l’ha mai segnato con esattezza, nessuno ne ha mai dato una definizione precisa, e dal non essersi mai bene stabilito il significato della parola, vennero le molte dispute che si sono fatte sulla cosa, — come del resto avviene in tutte le questioni, in cui i termini non furono posti con precisione —: e dalla medesima incertezza primitiva [p. 282 modifica]nacquero tutte le successive confusioni, perchè nulla di più naturale che andare di errore in errore quando si parte da un primo punto sbagliato.

Vale la pena di accennare ancora una volta i caratteri, ai quali si dovrebbe riconoscere un Medaglione, nel senso volgare della parola, per vedere di portare un po’ di luce, se non nella questione dell’essenza del medaglione, che ora non ci tocca se non indirettamente, e che però in certo modo viene illuminata di riflesso, almeno nell’altra più positiva, che trattiamo, della classificazione del bronzo imperiale.

Questi caratteri mi pare si possano ridurre a tre:

I. Mancanza delle lettere S C.
II. Dimensioni superiori a quelle del gran bronzo.
III. Arte e rilievo superiori a quelli della moneta comune di bronzo.

Ora, se quest’ultimo requisito si riscontra sempre o quasi sempre, gli altri due sono tutt’altro che costanti. Parecchi pezzi, aventi tutti gli altri caratteri del medaglione, hanno pure le lettere S C, e molti poi sono quelli che hanno dimensioni inferiori al gran bronzo comune, ed eguali o molto simili a quelle del medio bronzo, principalmente al tempo d’Adriano e d’Antonino Pio.

Lo stesso Cohen, colla grandissima pratica che aveva, e che gli è generalmente riconosciuta, non è riuscito a classificare molti pezzi di bronzo e dovette più volte ricorrere nella sua Descrizione Generale alle frasi dubitative: “Petit Médaillon ou M. B., Médaillon ou G. B.” Talora, riconoscendovi più i caratteri del Gran Bronzo che quelli del Medaglione, si servì della frase incerta e poco precisa: “G. B. frappé sur un flan de Médaillon” ed altre volte, vedendo [p. 283 modifica]emergere piuttosto i caratteri del Medaglione che non quelli del Gran Bronzo comune, disse: “Vrai Médaillon malgré les lettres S. C.

Sono frasi che a un dipresso si equivalgono e tutte vogliono dire che il pezzo in questione rappresenta un problema insoluto. Noto qui per debito di giustizia che queste frasi o alcune di esso le ho adoperate anch’io nella descrizione di alcune monete inedite, — il lettore probabilmente non se ne ricorda, ed è mio dovere il rammentarlo: — ma ciò non vuol dir altro se non che anch’io ero nell’incertezza e probabilmente nell’errore, mentre posteriori riflessioni mi hanno fatto vedere la cosa sotto un aspetto più chiaro.

Del resto, comunque sia delle frasi impiegato, queste dimostrano chiaramente come la vecchia divisione in Monete e Medaglioni sia tutt’altro che precisa e ben definita, e come fra queste due categorie rimangano sempre alcuni pezzi dubbiosi e oscillanti, perchè, partecipanti dei caratteri della prima come di quelli della seconda.


III.


Abbandonando dunque tale divisione, che abbiamo veduto insufficiente e inadeguata, non resta che provarci a partire dall’altra più razionale, cui abbiamo accennato. Nè certo è una novità tale divisione. Conosciuta già, per quanto non adottata anticamente, essa venne recentemente esposta e precisata dal Dott. Federico Kenner; e la novità sta solo nell’applicarla alla classificazione del bronzo imperiale. Trascurando le apparenze esteriori, a cui unicamente si informava la vecchia divisione, la [p. 284 modifica]nuova non si cura che del carattere intrinseco, segnando così la vera storia della monetazione di bronzo.

Si sa come da Augusto in poi, ritenuta la monetazione dell’oro e dell’argento di diritto imperiale, quella del bronzo venisse dichiarata di spettanza del Senato, e lo dimostra chiaramente l’immensa maggioranza dei Bronzi romani portanti le lettere S • C . (Senatus Consulto) sigle dell’Autorità Senatoria. Ciò non toglie però che di quando in quando anche l’imperatore coniasse moneta di Bronzo e ce lo attestano quelle, per quanto poco numerose in confronto alle prime, che sono prive delle dette lettere S • C • — Ecco dunque segnata la prima grande divisione del Bronzo dell’impero romano. O battuto dal Senato (colle lettere S • C •) o battuto direttamente dall’Imperatore (senza le lettere S • C •) e quindi Monetazione Senatoria e Monetazione Imperatoria. Questa prima e grande divisione si inizia col principio dell’impero e dura fino a Gallieno, fino cioè che dura la monetazione del Senato, separando il fiume della monetazione di bronzo romano in due grandi canali, uno larghissimo, l’altro assai stretto, ma sempre paralleli e sempre assai ben distinti; nell’uno o nell’altro dei quali vedremo come vadano a prender posto tutti i bronzi, siano essi chiamati monete o medaglioni: nel primo quelli coniati per ordine del Senato, nel secondo quelli coniati direttamente per ordine dell’Imperatore.


IV.


E se qui non giova, ricordare particolarmente la prima di questa serie troppo nota, come quella che rappresenta nella sua quasi totalità la [p. 285 modifica]monetazione di bronzo romano, non sarà fuori del caso il ricordare almeno sommariamente la seconda, sia perchè crediamo che uno studio speciale su ciò non sia mai stato fatto, sia perchè il medaglione, il quale, come vedremo non ne fa che un brillante episodio, ha per gran tempo sviata l’attenzione dal resto della monetazione imperatoria, la quale, perchè assai poco numerosa, venne nel suo principio e fino all’apparire del Medaglione confusa colla senatoria.

La serie delle monete coniate direttamente dall’imperatore incomincia fino dal principio dell’impero. Lo stesso Augusto, che accorda al Senato il diritto e la giurisdizione sulla moneta di bronzo, conia monete direttamente nei tre moduli2. Segue Tiberio con pochi sesterzî (i soli che portino la sua testa) e alcuni dupondii, poi Agrippina con sesterzî, Caligola con sesterzî e dupondii, Claudio con pochi dupondii e assi. Sotto il regno di Nerone la monetazione imperatoria di bronzo prende il suo massimo sviluppo e relativamente abbondanti sono le sue monete nei tre moduli. Di Galba abbiamo sesterzî e dupondii, più numerosi i primi che i secondi; di Vitellio un unico sesterzio. Vespasiano, Tito e Domiziano si limitano a coniare qualche raro sesterzio, pochi dupondii (di cui uno col rovescio del caduceo tra due cornucopie è comune a tutti e tre) ed alcuni piccoli bronzi. Nerva non conia moneta propria di bronzo. Traiano la riprende in piccolissime proporzioni, e i suoi sesterzî o gran bronzi, come tutte le monete precedenti, non si scostano ancora menomamente dal tipo senatorio, e da queste non si distinguono se non per la mancanza delle lettere [p. 286 modifica]S • C •3, motivo per cui, come s’è accennato più sopra, tale monetazione venne confusa con quella del Senato.

È solamente sotto Adriano che la monetazione dell’imperatore si modifica e assume una fisionomia speciale. Tale cambiamento però si operò con una certa lentezza, e del passaggio una traccia doveva rimanere, come rimase di fatti, nella storia monetaria. Natura non facit saltus, e il vecchio adagio s’è verificato anche in questa circostanza.

Di Adriano abbiamo parecchi gran bronzi senza S • C • di fabbrica e tipo e peso perfettamente identici a quelli senatorî, bronzi che fanno continuazione a quelli di Caligola, di Nerone, di Trajano. Il Cohen anzi, trovandone a questo regno un numero superiore a quello dei regni precedenti, si decise a farne una serie a parte, segnando quasi una transizione tra il Gran bronzo e il Medaglione (Vedi Cohen dal N. 566 al N. 576)4. E difatti una vera transizione si possono considerare, essendo evidente nella loro serie il graduale passaggio dall’uno all’altro tipo. Crederei anzi che tali pezzi potrebbero con molta approssimazione classificarsi cronologicamente, a seconda dell’accentuarsi del rilievo e del progredire [p. 287 modifica]dell’arte. Scostandosi man mano dal tipo comune del gran bronzo senatorio, essi si accostano a poco a poco a quello del medaglione, finchè ne raggiungono tutta la perfezione. E ciò è naturale e facilmente spiegabile. Siamo al punto culminante del potere e della gloria dell’impero, all’apogeo dell’arte, e questa è messa al servizio della monetazione imperiale. Si aumentano le dimensioni dei pezzi, mostrando una decisa preferenza pei multipli, si coniano i medaglioni a due metalli, come si amano e si adottano appunto in questo tempo le statue di marmo policromo e le incrostazioni a diversi marmi; si porta insomma, come in tutto il resto, la perfezione e la magnificenza anche in questo particolare della grande vita pubblica di Roma.

Quantunque però il cambiamento del tipo si sia operato sotto il regno d’Adriano, troviamo ancora eccezionalmente sotto quello d’Antonino Pio qualche esempio di bronzo imperatorio, che conserva il vecchio tipo del Senato. Il Cohen non ne conosce alcuno, neppure nella seconda edizione, e i due soli finora conosciuti videro la luce in questa Rivista. Quando descrissi il primo nel 18895 non pensavo ancora alla questione, che ci occupa, o non vidi come il bronzo descritto vi potesse aver relazione; perciò, seguendo la vecchia divisione, lo classificai semplicemente come G. B., rilevando solo il suo essere anepigrafo, ossia mancante delle lettere SC. — Quanto al secondo6, rimasi dubbioso come classificarlo; ma poi, trovandovi tutti i caratteri esteriori del Gran Bronzo, lo collocai in questa categoria, riservandomi di ritornare sulla questione. [p. 288 modifica]

Il momento di ritornarvi è venuto, e mi pare che il problema sia ora sciolto in modo soddisfacente. Questi due bronzi vanno a collocarsi nella serie imperatoria, come ultimo esempio del tipo senatorio.

Levato queste due eccezioni, da Adriano in poi, sotto i suoi successori e principalmente sotto Commodo, si seguono i medaglioni più o meno ricchi, artistici, grandiosi, fregiati di cerchio ornamentale, e la moneta dell’Imperatore si stacca completamente e per sempre da quella del Senato.

Ma la trasformazione operata da Adriano e mantenuta dai suoi successori nel tipo della monetazione imperatoria ne cambia forse l’essenza? Non mi pare. Tutte le monetazioni subiscono e riflettono gli alti e bassi dell’ambiente sociale in cui vengono prodotte, e un miglioramento nell’arte, come un aumento nel peso della moneta imperatoria, nulla tolgono alla continuità di questa serie, la quale va considerata nella sua essenza, non già nelle sue apparenze esteriori. L’apparire dunque dei così detti medaglioni all’epoca d’Adriano e il loro perpetuarsi, trasformandosi a norma dei tempi e più o meno seguendo l’andamento della monetazione ordinaria senatoria, non è, come più sopra s’è detto, se non un episodio nella lunga storia della serie imperatoria.


V.


Se però i medaglioni o multipli imperatorii, come quelli più appariscenti e più numerosi, furono i primi ed anzi i soli, che destarono l’interesse e lo studio, nel fatto essi non sono che una imitazione, migliorata più tardi sotto l’aspetto artistico, di quelli del Senato; i quali, per quanto a noi [p. 289 modifica]consta, possono vantare la priorità, avendo incominciato sotto Angusto stesso, mentre, degli altri, il più antico che ci rimane appartiene a Caligola.

Una anomalia avvenne nello studio di ambedue le serie, essendosi presa in considerazione una sola parte di ciascheduna. Come nella serie imperatoria, fermatasi l’attenzione ai Medaglioni da Adriano in avanti, si trascurò tutto il resto; riguardo alla serie senatoria, si studiarono le monete semplici, trascurando i multipli, sia perchè molto scarsi, sia perchè in nulla differenti dalle monete semplici so non nel peso. È così che questi bronzi, pochi di numero, ma non perciò meno importanti, i quali, portando le lettore S C, hanno un peso assai superiore (e di solito rappresentano il doppio sesterzio o il doppio dupondio) non trovarono finora una sede fissa e non vennero classificati se non vagamente e indecisamente, o furono semplicemente accennati quali oggetti di curiosità. — Ora sono appunto questi pezzi quelli cui accennavamo più sopra, e che colla nuova divisione, vanno a collocarsi naturalmente al loro posto nella serie Senatoria.

Se si vuole conservare a questi multipi l’appellativo ormai tradizionale di Medaglioni lo si conservi pure; ma si chiamino Medaglioni Senatori, e si stabilisca per i medesimi una serie7, come s’è fatto per i medaglioni imperatorii, ai quali fanno riscontro. [p. 290 modifica]


VI.


Ricapitolando dunque quanto sopra s’è detto, abbandonando la vieta e falsa divisione in Monete e Medaglioni, e, prendendo la cosa da un punto più alto e più razionale, si istituisca la prima grande divisione fra il Bronzo senatorio e il Bronzo imperatorio. Tanto nel primo come nel secondo avremo bronzi dei tre moduli ordinarî, Gran Bronzo, Medio Bronzo e Piccolo Bronzo, rispettivamente equivalenti al Sesterzio, al Dupondio e all’Asse, e dei moduli superiori o multipli, i quali potranno, volendo, continuarsi a chiamare Medaglioni. Nella serie senatoria dominerà il numero, la varietà e l’abbondanza dei moduli comuni; la serie imperatoria invece, camminando da principio, per quanto assai meno numerosa, parallela ed eguale nella forma all’altra, brillerà da Adriano in poi per l’arte e pei moduli pesanti. Ma, quello che maggiormente importa, nessuna moneta resterà esclusa dall’una o dall’altra serie, ciascuna moneta invece nell’una o nell’altra troverà il suo posto opportuno.

Nella prima saranno compresi tutti quei bronzi che furono fin qui chiamati Gran Bronzi battuti su disco da medaglione, o Medii Bronzi battuti su disco da Gran Bronzo, purchè abbiano le iniziali S C; nella seconda tutti quelli indistintamente che, qualunque sia la loro apparenza e il loro modulo, sono privi di tali iniziali. — E sarà lecito chiamare perfetta la nuova divisione, la quale tutto comprende e nulla esclude.




Note

  1. Vedi il suo articolo Der Romische Medaillon nella Numismatische Zeitschrift del 1887, e la traduzione in questa Rivista nel 1889.
  2. Conviene però notare come probabilmente tutte le monete che Augusto senza s . c, gran parte di quelle de’ suoi successori, Tiberio e Caligola e tutte quelle di Claudio, furono battute fuori di Roma.
  3. Tre soli sono i bronzi che ci restano di Traiano senza le lettere s . c . e che Cohen classifica per Medaglioni; ma il primo di essi (Coh. 296) è dato per tale pel solo motivo che l’esemplare da lui descritto è ornato di cerchio ornamentale, mentre ha il tipo e le dimensioni di un gran bronzo ordinario. Agli altri due (Coh. 297 e 298) privi di tal cerchio fa seguire l’annotazione “Ce médaillon est plutôt un grand bronze sans les lettres s . c .” il che significa che tutti e tre sono affatto simili ai gran bronzi battuti dal Senato. Un quarto, che pure ha la perfetta apparenza di un gran bronzo senatorio, venne ultimamente ad arricchire la mia collezione, e ne darò a suo tempo la descrizione.
  4. Nella II Ediz. del Cohen questi pezzi vengono confusi nella serie generale come agli altri regni, sotto l’incerta denominazione: Medaglione o Gran Bronzo.
  5. Rivista Italiana di Numismatica. Anno II: Appunti di Numismatica Romana, I, N. 8.
  6. Detta. - Anno IV: Appunti di Numismatica Romana, XXII, N. 22.
  7. Vedi Appunto seguente N. XXV.