Compendio del trattato teorico e pratico sopra la coltivazione della vite/Parte I/VI

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Parte I - Capitolo VI

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CAPITOLO VI.


Della vite a pergola. Della raccolta e conservazione dell’uva.


Si à talmente l’abitudine di confondere il mucoso zuccherino col mucoso dolce, che molti si sorprendono, che non si converta in vino la bella chasselas 1 di Montreuil, e di Fontainebleau, e sono persuasi che quelle uve le quali piacciono all’occhio, ed aggradiscono al gusto, somministrerebbero [p. 67 modifica]dopo la fermentazione, un prodotto di eccellente qualità. La temperatura dei contorni di Paris non è sufficiente ad operare lo sviluppo del mucoso zuccherino, e non si potrebbe neppure sperare di favorire interamente la formazione del mucoso dolce, senza la precauzione che ànno i coltivatori di addossare i loro ceppi a muri più o meno alti, i quali rivestiti di calce, o gesso, raddoppiano la quantità di calore, che l’uva dovrebbe ricevere. Ànno inoltre tutta cura di allontanare le foglie, che potrebbero privare le uve dai raggi del sole, ed allontanare ogni causa, che potrebbe essere nociva. Io penso, che i muri dipinti neri, assorbendo interamente i raggi della luce, e del calore agirebbero sui frutti in modo più costante, e di maggior profitto.

Il pallore delle foglie della vite, la colorazione, i soccorsi del grappolo, e il colore dei grani sono i caratteri, che decidono in maniera certa della maturità dell’uva.

Se volete conservarla a lungo, non risparmiate fatica, e non negligete le circostanze, che sono favorevoli alla sua conservazione. Scegliete per coglierla un tempo assai secco, e principalmente un giorno di bel sole; levate i grani guasti, o troppo maturi, che infallibilmente la farebbero perire. Disponete con precauzione i grappoli gli uni a lato degli altri su graticce guernite di secchissimo muschio. Le graticce disposte in forma di barella vi faciliteranno il modo di farle trasportare a casa, e nei luoghi dove potranno ricevere più giorni di seguito i raggi del sole. Sarà allora il momento di metterla nel fruttaruolo, che dev’essere ben secco, [p. 68 modifica]e poco aereato. Ecco i varj modi impiegati per conservare l’uva.

1. Si attaccano i grappoli con un filo quanto basta forte a piccole pertiche, o cerchj disposti in forma di corona. Questo metodo il più semplice e più usato, permette esaminarli con attenzione, e levare i grani macchiati, che potrebbero imputridirne degli altri. ’O veduto dell’uva così disposta, conservarsi in buono stato dall’uno all’altro raccolto.

2. In cambio di lasciare all’aria le piccole pertiche, o le corde cariche di uva, si sospendono in casse ermeticamente chiuse con intonaco di gesso. Si mettono in cantina nella sabbia secchissima, che le ricopra di un piede o due.

3. Un metodo assai buono, ma troppo dispendioso, è dimettere in una buona botte i grappoli ben disposti. Dopo averla chiusa si mette in un’altra, che si chiude pure esattamente, dopo averla ben riempita di vino.

Si può anche conservare lungo tempo dell’uva tuffandola in un bollito di ceneri in modo, che tutti i grani siano inviluppati.

Si dispone uno strato di uva così preparato, tra due strati di ceneri secche, e così di seguito in modo di riempire una scatola, che si mette in cantina, avendo avuto attenzione di ben turarla. Come si voglia mangiarne si levano le ceneri immergendo a più riprese i grappoli nell’acqua. In Lorena si è trovato il modo di avere anche dopo l’inverno dei coppi, che ricordano i più bei momenti dell’autunno.

Si prende una cassa della profondità di venti, venticinque pollici, per il cui fondo s’introduce un [p. 69 modifica]bel sarmento, che promette dei frutti. Si taglia il sarmento a due, tre occhi sopra la cassa, ch’è riempita di buona terra, e fissata in aria da due buoni uncini. Bisogna bagnarla spesso, perchè la terra posta così perde presto tutto il suo umido. Prima della maturità, si separa questa margotta dal suo stipite, si levano le parti superiori al grappolo più alto, e si conserva la cassa difesa dal freddo, avendo cura d’irrigarla di tempo in tempo. Questo è il miglior modo, che si possa impiegare per ottenere precocemente dell’uva.




A questo capitolo segue nell’originale la lista delle principali specie di viti, che si coltivano in Francia. Il traduttore italiano à creduto bene sopprimerla, come poco interessante per noi, ed avrebbe in cambio amato sostituirvi quella delle varie specie, che si coltivano nel suo regno; ma medico e niente agricoltore, gli è mancato il mezzo di farlo con quella esattezza, che avrebbe richieduto la cosa. I voti del Cav. Filippo Rè2 non sono ancora stati esauditi, e per quanto egli sappia, manchiamo tuttavia di una razionale oenologia italiana, la quale sia basata su certi principj, e non a semplici relazioni.

Note

  1. Specie di uva. Il Trad.
  2. Elementi di agricoltura. Ed terza, T. III., p. 44. — Il Trad.