Cronica delle cose occorrenti ne' tempi suoi/Libro primo/24

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Libro primo - Capitolo 24

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Dino s’intromette, per la pace della città, fra la Signoria e i Donati. I Cerchi gridano contro: e si scuopre e punisce una congiura ordinata dai Donati pel Consiglio di Santa Trinita (1301, aprile - giugno...).

Ritrovandomi in detto consiglio io Dino Compagni, disideroso di unità e pace fra’ cittadini, avanti si partissono dissi: "Signori, perché volete voi confondere e disfare una così buona città? Contro a chi volete pugnare? contro a’ vostri fratelli? Che vettoria arete? non altro che pianto". Risposono che il loro consiglio non era che per spegnere scandalo e stare in pace.

Udito questo, m’accozai con Lapo di Guaza Ulivieri, buono e leale popolano, e insieme andamo a’ priori, e conducemovi alcuni erano stati al detto consiglio, e tra i priori e loro fumo mezani, e con parole dolci raumiliamo i Signori: e messer Palmieri Altoviti, che allora era de’ Signori, fortemente li riprese sanza minaccie. Fu loro risposto che di quella raunata niente più si farebbe; e che alcuni fanti eran venuti a loro richiesta, fussono lasciati andare sanza esser offesi. E così fu da’ signori priori comandato.

La parte adversa continuamente stimolava la Signoria gli punisse, perché aveano fatto contro agli Ordini della Giustizia, per lo consiglio tenuto in Santa Trinita, per fare congiura e trattato contra il reggimento.

Ricercando il segreto della congiura, si trovò che il Conte da Battifolle mandava il figliuolo con suoi fedeli e con arme a petizione de’ congiurati: e trovaronsi lettere di messer Simone de’ Bardi, per le quali scrivea facessono fare gran quantità di pane, acciò che la gente che venia avesse da vivere. Il perché chiaramente si comprese la congiura ordinata per lo consiglio tenuto in Santa Trinita; onde il Conte e ’l figliuolo e messer Simone furono condannati in grave pena.

Scopertisi gli odii e le malivolenzie d’amendue le parti, ciascuno procurava offendere l’altro: ma troppo più baldanzosamente si scopriano i Donati che i Cerchi, nello sparlare, e di niente temeano.