Cronica delle cose occorrenti ne' tempi suoi/Libro secondo/25

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Libro secondo - Capitolo 25

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Andata di Carlo a Roma (febbraio 1302). Inique e fraudolenti condanne di Bianchi, dopo il suo ritorno (marzo 1302) in Firenze. Proscrizione d’aprile 1302.

Poi che messer Carlo di Valos ebbe rimesso Parte nera in Firenze, andò a Roma: e domandato danari al Papa, gli rispose che l’avea messo nella fonte dell’oro.

Indi a pochi dì si disse, che alcuni di Parte bianca teneano trattato con messer Piero Ferrante di Linguadoco, barone di messer Carlo, e carte de’ patti se ne trovorono, che dovea a loro petizione uccidere messer Carlo. Il quale, tornato da Corte, raunò in Firenze uno consiglio segreto di XVII cittadini, una notte; nel quale si trattò di far prendere certi che nominavano colpevoli, e fare loro tagliare la testa. Il detto consiglio si recò a minor numero, perché se ne partirono VII, e rimason X: e fecionlo, perché i nominati fuggisson e lasciasson la terra.


Feciono cessare la notte segretamente messer Goccia Adimari e ’l figliuolo, e messer Manetto Scali, che era a Calenzano e andonne a Mangona: e poco poi messer Muccio da Biserno, soldato con gran masnada, e messer Simone Cancellieri, nimico di detto messer Manetto, giunsono a Calenzano credendolo trovare; e cercando di lui, fino la paglia de’ letti con ferri fororono.

Il giorno seguente messer Carlo gli fece richiedere, e più altri; e per contumaci e per traditori gli condannò, e arse loro le case, e’ beni publicò in comune per l’uficio del paciaro. I quali beni messer Manetto fece ricomperare a’ suoi compagni fiorini Vm, acciò che i libri della compagnia di Francia non li facesse tòrre; e difesonsi per la detta compagnia.

Messer Giano di messer Vieri de’ Cerchi, giovane cavaliere, era in palagio di messer Carlo, richiesto, e dato in guardia a due cavalieri franciosi, che onestamente lo teneano per la casa. Messer Paniccia degli Erri e messer Berto Frescobaldi, sentendolo, andorono nel palagio, che era loro, e misonsi tra il cavaliere e le due guardie, parlando con loro, e a lui feciono cenno di partirsi; e così segretamente si partì. Dissesi, che tolti gli arebbe danari assai e poi la persona. Il simile advenne a più richiesti, che partiti erano: gli condannava nell’avere e nella persona, e i beni confiscava in comune. Per modo che dal Comune ebbe fiorini XXIIIjm, e e’gli finì tutto ciò che e’gli avea applicato sotto il titolo del paciaro.

Del mese d’aprile 1302, avendo fatti richiedere molti cittadini ghibellini, e guelfi di Parte bianca, condannò gli Uberti, la famiglia degli Scolari, de’ Lamberti, delli Abati, Soldanieri, Rinaldeschi, Migliorelli, Tebaldini: e sbandì e confinò tutta la famiglia de’ Cerchi; messer Baldo, messer Biligiardo, Baldo di messer Talano e Baschiera Tosinghi; messer Goccia e ’l figliuolo, Corso di messer Forese, e Baldinaccio Adimari; messer Vanni de’ Mozi, messer Manetto e Vieri Scali, Naldo Gherardini, i Conti da Gangalandi, messer Neri da Gaville, messer Lapo Salterelli, messer Donato di messer Alberto Ristori, Orlanduccio Orlandi, Dante Allighieri che era anbasciadore a Roma, i figliuoli di Lapo Arrighi, i Ruffoli, gli Angelotti, gli Ammuniti, Lapo del Biondo e’ figliuoli, Giovangiacotto Malispini, i Tedaldi, il Coraza Ubaldini, ser Petracca di ser Parenzo dall’Ancisa, notaio alle Rinformagioni; Masino Cavalcanti e alcuno suo consorto; messer Betto Gherardini, Donato e Teghia Finiguerri, Nuccio Galigai e Tignoso de’ Macci; e molti altri: che furno più di uomini DC, i quali andorono stentando per lo mondo, chi qua e chi là.