Cronica delle cose occorrenti ne' tempi suoi/Libro secondo/29

Da Wikisource.
Libro secondo - Capitolo 29

../28 ../30 IncludiIntestazione 31 agosto 2009 75% Storia

Libro secondo - 28 Libro secondo - 30

I Bianchi e i Ghibellini, aiutati dagli Ubaldini e da’ Pisani, guerreggiano in Mugello (estate del 1302). Seconda sventura, per imprudenza d’uno della parte (...gennaio 1303).

Con l’aiuto degli Ubaldini, i Bianchi e Ghibellini cominciorono guerra in Mugello; ma prima vollono esser sicuri di loro danni. E i Pisani li sicurorono: ma Vannuccio Bonconti pisano tenea per moneta con Parte nera; e però da lui niuno aiuto ebbono o favore.

Messer Tolosato degli Uberti, tornato di Sardigna, sentendo questa discordia, s’acconciò co’ Pisani, e soccorse parte ghibellina, e in Bologna e in Pistoia personalmente fu; e molti altri della casa degli Uberti. I quali più di XL anni erano stati rubelli di loro patria, né mai merzè né misericordia trovorono; stando sempre fuori in grande stato; e mai non abbassorono di loro onore, però che sempre stettono con re, e con signori stettono, e a gran cose si dierono.

La Parte nera passò l’alpe; ville e castella arsono; e furono nel Santerno, nell’Orto degli Ubaldini, e arsollo. E niuno con arme si levò alla difesa! Che s’eglino avessono tagliati pur de’ legni che v’erano, e messigli in terra e intraversati agli stretti passi, dei loro adversarii niuno ne sarebbe canpato.

Ebbono i Bianchi una altra ria fortuna, per simplicità d’uno cittadino rubello di Firenze, chiamato Gherardino Diedati: il quale stando in Pisa e confidandosi ne’ consorti suoi, scrisse loro che i confinati stavano in speranza di mese in mese essere in Firenze per forza; e così scrisse a alcuno suo amico. Le lettere furono trovate: il perché due giovani suoi nipoti, figliuoli di Finiguerra Diedati, e Masino Cavalcanti, bel giovane, furono presi, e tagliata loro la testa; e Tignoso de’ Macci fu messo alla colla, e quivi morì; e fu tagliato il capo a uno de’ Gherardini. De’ quanto fu la dolorosa madre de’ due figliuoli ingannata! che con abbondanza di lagrime, scapigliata, in mezo della via, ginocchione si gittò in terra innanzi a messer Andrea da Cerreto giudice, pregandolo con le braccia in croce per Dio s’aoperasse nello scampo de’ suoi figliuoli. Il quale rispose, che però andava a palazo: e di ciò fu mentitore, perché andò per farli morire. Pe’ sopradetti malifici i cittadini che aveano speranza che la città si riposasse, la perderono; però che fino a quel dì non era sparto sangue, il perché la città posare non dovesse.