Cronica delle cose occorrenti ne' tempi suoi/Libro terzo/15

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Libro terzo - Capitolo 15

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Gli amici de’ Pistoiesi impetrano dal Pontefice la venuta di un Cardinale Legato in Toscana, che è Napoleone Orsini. Ciò determina i Neri a trattare con la città; la quale, ridotta agli estremi, si rende a patti, che poi non sono osservati. Sdegno del Legato, che va a Bologna (1306... - aprile).

Significarono i Pistolesi al Cardinale da Prato la loro miseria, e a altri loro segreti amici di fuori, li quali per loro procuravano. E tanto feciono, che in Corte fu eletto messer Napoleone Orsini cardinale, Legato in Toscana e nel Patriarcato d’Aquilea: e ciò si fece per soccorrere Pistoia, come terra di Chiesa. Il quale Cardinale subito si partì, e fra pochi dì giunse in Lonbardia.

Iddio glorioso, il quale i peccatori batte e gastiga, e in tutto non li confonde, si mosse a pietà, e mandò nel cuore de’ Fiorentini questo pensiero: "Questo signore ne viene, e giunto dirà: Questa terra è della Chiesa. E vorrà entrarvi; e noi verremo a scandolo con la Chiesa". E pensarono a venire a’ rimedii.

Perchè le cose si temono più da lunge che da presso, e pensa l’uomo molte cose; sì come quando una forteza o un castello si fa, molti sono che per diversi pensieri la temono, e poi che è fatta e compiuta, gli animi sono rassicurati e niente la temono; così da lunge temerono i Fiorentini il Cardinale, e da presso poco il curarono: benché ragionevolmente temere si dovea, sì per l’alteza della Chiesa, sì per la sua dignità, e sì perché era grande in Roma, e sì per la grande amicizia avea di Signori e di Comuni. E tanto temerono la sua venuta, che disposono cercare accordo in questo modo.

Che eglino ebbono uno savio e buono frate di Santo Spirito, il quale mandorono a Pistoia a messer [...] de’ Vergellesi, de’ principali cittadini, assai suo amico. E parlando con lui, il frate li fece molte promesse speziali e generali per parte della Signoria di Firenze, profferendoli la terra rimarrebbe libera e salda nelle sue belleze, e le persone salve e le loro castella.

Quando il cavaliere sentì questo, lo manifestò agli Anziani, i quali, udendo il frate e la balìa avea, conchiusono l’accordo; non sanza volontà di Dio, che le grandi e piccole cose dispone, e non volle in tutto disfare quella città. O pietosa clemenzia, come gli conducesti in estremo fine! ché solo uno dì aveano vittuaglia da vivere, e poi si convenìa la morte per fame palesare a’ cittadini. Di ciò sia tu, santissima Maestà, in eterno lodata! ché il pane che mangiavano i buoni cittadini, i porci l’arebbono sdegnato!

Fatto l’accordo innanzi la venuta del Cardinale, la porta s’aperse a dì X d’aprile 1306; e tal cittadino vi fu, che per fame patita mangiò tanto, ch’egli scoppiò.

I Neri di Firenze presono la terra, e non observorono loro i patti: perché tanto li strinse la paura che a loro non convenisse renderla, che subito sanza alcuno intervallo gittorono le mura in terra, che eran bellissime.

Il Cardinale Legato, udite le novelle di Pistoia, fortemente si turbò; perché si credea esser tale, che rimedio v’arebbe posto. Andossene a Bologna, e quivi fece sua risidenzia.