Dalla Terra alla Luna/Capitolo XI

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Capitolo XI

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Jules Verne - Dalla Terra alla Luna (1865)
Traduzione dal francese di C. o G. Pizzigoni (1872)
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FLORIDA E TEXAS.


Tuttavia rimaneva ancora una quistione da decidersi: bisognava scegliere un luogo favorevole all’esperimento. Secondo la raccomandazione dell’Osservatorio di Cambridge, il tiro doveva essere diretto perpendicolarmente al piano dell’orizzonte, cioè verso lo zenit. Ora la Luna non sale allo zenit che nei luoghi situati tra 0° e 28° di latitudine, o in altri termini, la sua declinazione non è che al 28°1. Si trattava dunque di determinare esattamente il punto del globo ove sarebbe fusa l’immensa Columbiad.

Il 20 ottobre, riunitosi il Gun-Club in seduta generale, Barbicane portò una magnifica carta degli Stati Uniti di Z. Bellhopp. Ma, senza lasciargli tempo di spiegarla, J. T. Maston aveva domandato la parola colla sua solita veemenza, e parlò in questa forma: [p. 94 modifica]

«Onorevoli colleghi, la questione che oggi sta per trattarsi ha una vera importanza nazionale, e vi offrirà l’occasione di far grande atto di patriottismo.»

I membri del Gun-Club guardavansi in viso senza comprendere dove andasse a parar l’oratore.

«Nessuno fra voi, egli riprese, ha intenzione di transigere colla gloria del suo paese, e se avvi un diritto che l’Unione possa rivendicare è quello di albergare ella stessa ne’ suoi propri fianchi il formidabile cannone del Gun-Club. Ora nelle circostanze attuali...

— Bravo Maston, disse il presidente.

— Permettetemi di sviluppare il mio pensiero, riprese l’oratore. Nelle circostanze attuali, noi siamo costretti di scegliere un luogo abbastanza vicino all’equatore affinchè l’esperimento si faccia in buone condizioni...

— Se lo volete... disse Barbicane.

— Io domando la libera discussione delle idee, replicò il bollente J. T. Maston, e sostengo che il territorio dal quale si slancierà il nostro glorioso proiettile deve appartenere all’Unione.

— Senza dubbio, risposero alcuni membri.

— Ebbene, poichè le nostre frontiere non sono bastantemente estese, poichè al mezzodì l’Oceano ci oppone una barriera insuperabile, poichè ci è necessario di cercare al di là degli Stati Uniti e in un paese limitrofo questo ventottesimo parallelo, qui si cela un casus belli legittimo, e io domando che si dichiari la guerra al Messico!

— Ma no! ma no! si gridò da ogni parte. [p. 95 modifica]- No? replicò J. T. Maston. Ecco una parola che mi fa sorpresa di udire in questo recinto!

- Ma ascoltate!

- No, mai, mai! esclamò il furioso oratore. Presto o tardi la guerra si farà, ed io domando che la si dichiari oggi stesso.

- Maston, disse Barbicane, agitando il suo campanello con violenza, io vi ritiro la parola!»

Maston volle replicare; ma alcuni suoi colleghi giunsero a contenerlo.

«Convengo, disse Barbicane, che l’esperimento non può, nè deve essere tentato che sul territorio dell’Unione; ma se il mio impaziente amico mi avesse lasciato parlare, se egli avesse posto gli occhi sopra una carta, saprebbe che è perfettamente inutile il dichiarare la guerra ai nostri vicini, giacchè alcune frontiere degli Stati Uniti si estendono al di là del ventottesimo parallelo. Osservate: noi abbiamo a nostra disposizione tutta la parte meridionale del Texas e della Florida.»

L’incidente non ebbe seguito; tuttavia non fu che a malincuore che J. T. Maston si lasciò convincere. Fu dunque deciso che la Columbiad sarebbe fusa sia nel territorio del Texas, sia in quello della Florida. Ma questa decisione doveva creare una rivalità senza esempio tra le città dei due Stati.

Il ventottesimo parallelo, nel suo incontro colla costa americana, attraversa la penisola della Florida e la divide in due parti presso a poco uguali. Poi, gettandosi nel golfo del Messico, costituisce la corda dell’arco formato dalle coste dell’Alabama, [p. 96 modifica]del Mississipì e della Luigiana. Allora, entrando nel Texas, del quale taglia un angolo, si prolunga attraverso il Messico, passa la Sonora, salta via la vecchia California e va a perdersi nei mari del Pacifico. Non vi erano dunque che le posizioni del Texas e della Florida, situate al disotto di questo parallelo, che fossero nelle condizioni di latitudine raccomandate dall’Osservatorio di Cambridge.

La Florida, nella sua parte meridionale, non conta città importante. Ella è soltanto irta di fortezze elevate contro gl’indiani erranti. Una sola città, Tampa-Town, poteva reclamare in favore della sua situazione e presentarsi co’ suoi diritti.

Al Texas all’incontro, le città sono più numerose e più importanti. Corpus Christi nella contéa di Nuews, e tutte le città situate nel Rio Bravo, Laredo, Comalites, San-Ignacio nel Web, Roma, Rio-Grande-City nello Starr, Edinburg nell’Hidalgo, Santa-Rita, il Panda, Brownsville nel Cameron, formarono una lega imponente contro le pretese della Florida.

Quindi, appena conosciuta la determinazione, i deputati texiani e floridiani arrivarono tosto a Baltimora; da quel momento il presidente Barbicane ed i membri influenti del Gun-Club furono assediati giorno e notte da formidabili reclami. Se sette città della Grecia si contendettero l’onore d’aver veduto nascere Omero, due Stati intieri minacciavano di venir alle mani a proposito del nascere d’un cannone.

Si videro allora que’ feroci fratelli passeggiare armati per le vie della città. Ad ogni incontro era [p. 97 modifica]da temersi qualche conflitto il quale avrebbe avuto disastrose conseguenze. Per buona ventura la prudenza e l’accortezza del presidente Barbicane scongiurarono il pericolo. Le dimostrazioni personali trovarono un derivativo nei giornali dei diversi Stati. Così fu che il New York Herald e la Tribune sostennero il Texas, mentre il Times e l'American Review difesero a spada tratta le ragioni dei deputati floridiani. I membri del Gun-Club più non sapevano a chi prestare orecchio.

Il Texas annunziavasi orgogliosamente colle sue ventisei contee, che pareva disponesse in batteria; ma la Florida rispondeva che dodici contee potevano più di ventisei in un paese sei volte più piccolo.

Il Texas vantavasi de’ suoi trecentotrentamila indigeni, ma la Florida, meno vasta, vantavasi di essere più popolata con cinquantaseimila. D’altra parte ella accusava il Texas di avere una specialità di febbri di palude, che gli sottraevano un anno per l’altro più migliaia d’abitanti. E non aveva torto.

A sua volta il Texas replicava che in fatto di febbri la Florida non aveva nulla da invidiargli, e che per lo meno era imprudenza la sua di trattare di paesi malsani gli altri, quando si aveva l’onore di possedere il vomito-negro allo stato cronico. Ed aveva ragione.

« Del resto, aggiungevano i Texiani coll’organo del New York Herald, voglionsi usare de’ riguardi ad uno Stato dove alligna il più bel cotone di tutta l’America, uno Stato che produce il miglior leccio per la costruzione delle navi, uno Stato che [p. 98 modifica]possiede carbon fossile superbo e miniere di ferro il cui reddito è di cinquanta per cento di minerale puro.»

A ciò l'American Review rispondeva, che il suolo della Florida, senza essere così ricco, offriva migliori condizioni pel getto e per la fusione delle Columbiad, giacchè era composto di sabbia e di terra argillosa.

«Ma, ripigliavano i Texiani, prima di fondere chechessia in un paese, bisogna portarvisi: ora le comunicazioni colla Florida sono difficili, mentre la costa del Texas offre la baia di Galveston, che ha quattordici leghe di circuito e che può contenere le flotte del mondo intero.

— Bene! ripetevano i giornali devoti ai Floridiani, ce la sballate grossa colla vostra baia Galveston, situata al di sopra del ventinovesimo parallelo! Non abbiamo noi la baia d’Espiritu-Santo, aperta sul ventottesimo grado di latitudine, e per la quale le navi approdano direttamente a Tampa-Town?

— Gran bella baia! Rispondeva il texas, è mezzo riempiuta di sabbia.

— Voi siete colmi di sabbia! esclamava la Florida. Non si direbbe che io sono un paese di selvaggi?

— Affè che i Seminoli percorrono tuttora le vostre praterie!

— E per questo? i vostri Apachi, i vostri Comanchi, sono dunque inciviliti!

La guerra sostenevasi così da alcuni giorni, quando la Florida tentò di trascinare il suo avversario [p. 99 modifica]avversario sopra un altro terreno, ed una mattina il Times insinuò che, siccome l’impresa era essenzialmente americana, non poteva essere tentata se non sopra un territorio essenzialmente americano!

A queste parole il Texas diede un balzo: « Americani! esclamò, non lo siamo noi al pari di voi altri? Il Texas e la Florida non sono stati incorporati ambidue all’Unione nel 1845?

- Senza dubbio, rispose il Times, ma noi apparteniamo agli Americani fino dal 1820.

- Lo credo io, replicò la Tribune, dopo essere stati spagnoli o inglesi per dugento anni, foste venduti agli Stati Uniti per cinque milioni di dollari.

- Che importa? replicarono i Floridiani; dobbiamo noi arrossirne? nel 1803 non si è comperata la Luigiana, acquistandola da Napoleone al prezzo di sedici milioni di dollari2?

- È una vergogna! esclamarono allora i deputati del Texas. Un meschinissimo pezzo di terra come la Florida osare di mettersi al confronto del Texas, che, invece di vendersi si è fatto indipendente da sè stesso, che ha scacciato i Messicani il 2 marzo 1836, che si è dichiarato in repubblica federativa dopo la vittoria riportata da Samuele Houlton sulle rive di San Jacinto sopra la truppa di Sant’Anna. Un paese infine che si è aggiunto volontariamente agli Stati Uniti d’America.

- Perchè aveva paura dei Messicani,» rispose la Florida. [p. 100 modifica]Paura! Dal giorno in cui questa parola, invero troppo viva, fu pronunziata, la posizione diventò intollerabile. Tutti si aspettavano una lotta corpo a corpo tra i due partiti nelle vie di Baltimora: si dovettero guardare a vista i deputati.

Il presidente Barbicane non sapeva dove dar del capo. Le note, i documenti, le lettere piene di minacce piovevano nella sua casa. Qual partito dovevasi prendere? Dal punto di vista dell’appropriazione del suolo, della facilità delle comunicazioni, della rapidità dei trasporti, i diritti dei due Stati erano veramente uguali. Quanto alle personalità politiche, non entravano menomamente nell’argomento.

Ora questa esitanza, questo imbarazzo durava già da molto tempo, quando Barbicane risolvette d’uscirne; egli riunì i suoi colleghi, e la soluzione che loro propose fu profondamente saggia, come si vedrà.

« Considerando bene, diss’egli, ciò che è non ha guari accaduto tra la Florida ed il Texas, è evidente che le stesse difficoltà si riprodurranno fra le città dello Stato favorito. La rivalità scenderà dal genere alla specie, dallo Stato alla città, ed ecco tutto. Ora il Texas possiede undici città nelle condizioni volute, che si contenderanno l’onore dell’impresa e ci creeranno nuove molestie, mentre la Florida ne ha una sola. Vada dunque per la Florida e per Tampa-Town. »

Questa decisioni, resa pubblica, atterrò i deputati del Texas. Essi entrarono in una collera indescrivibile e rivolsero nominali provocazioni ai di [p. 101 modifica]versi membri del Gun-Club. I magistrati di Baltimora non ebbero più che un partito da prendere, e lo presero. Si fece disporre un treno speciale, e vi si cacciarono i Texiani, volessero o non volessero, i quali tosto abbandonarono la città con una rapidità di trenta miglia all’ora.

Ma, per quanto velocemente fossero traportati, essi ebbero il tempo di gettare un ultimo e minaccioso sarcasmo ai loro avversarî.

Facendo allusione alla poca larghezza della Florida, semplice penisola stretta fra due mari, essi pretesero che non resisterebbe alla scossa del tiro, e salterebbe alla prima cannonata.

« E noi con essa per allegria! » risposero i Floridiani con un laconismo degno dei tempi antichi.

Note

  1. La declinazione di un astro è la sua latitudine nella sfera celeste; l’ascensione di esso ne è la longitudine.
  2. Ottantadue milioni di franchi.