Dell'oreficeria antica/Parte seconda/Anelli

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Anelli

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X.

anelli.


Inutil opera farebbe chi volesse dire chi fu l’inventore di quest’ornamento; e però dobbiamo sol contentarci di affermare che primieramente in Asia ed in Africa si usarono gli anelli, come ne abbiamo certo indizio e dalla storia e dalle scoperte fatte a Ninive e nelle piramidi. Si legge nella genesi che il patriarca Giuda consegnava all’ignota Tamar l’anello, il bastone e l’armilla: che con l’anello reale Faraone conferiva a Giuseppe parte del suo potere; che Assuero per onorar Mardocheo gli pose al dito un anello. Dice Tucidide che i re Persiani onoravano i loro sudditi donando loro anelli coi ritratti di Dario e di Ciro. Sembra che i Greci del tempo di Omero non ne portassero, poichè quel divin pittore dei tempi eroici e mitologici non ne fa cenno; dicesi che in Asia fosse usato universalmente, ma non sappiamo in qual tempo ciò accadesse ed in qual modo. Al tempo di Solone il portare l’anello e l’arte di falsificarne i segni ond’erano incisi era cosa comune: [p. 44 modifica]posciachè Diogene Laerzio parla di un ordinamento, di quel Sommo che proibisce agli artefici di falsare il suo proprio anello. Quinc’innanzi in Grecia ogni uomo libero ebbe l’anello non pure come ornamento, ma altresì ad uso di suggello: è però incerto se in tempi così remoti si portassero gemme incise a tal fine, essendo più probabile che la incisione dei segni e degli emblemi fosse eseguita sul metallo stesso di cui era formato l’anello: costume che vediamo conservato in ogni tempo. Sembra che le donne di Grecia non usassero le anella tanto comunemente quanto gli uomini, e che i loro fossero men costosi; in effetto se ne menzionano nella storia di quelli muliebri di avorio e di ambra. Dicesi che i Lacedemoni non altri che anelli di ferro usassero in ogni tempo; e in nessun’altra provincia della Grecia si restrinse come presso di loro l’uso di tale ornamento a questo od a quel ceto di cittadini.

Gli Etruschi fecero anelli di gran pregio; se ne trovarono di ogni genere, e ne possiamo vedere di gemmati, di oro massiccio, e di gravissimi con pietre incise di straordinaria bellezza; ma se fossero di semplice uso o di pompa non sappiamo, e dobbiamo abbandonarci a congetturare sopra l’uso che ne fecero i Romani pigliandoli da loro. Sebbene Plinio dica che questi apprendessero a portare gli anelli dalla Grecia, e che altri autori asseriscano che quest’uso fu introdotto in Roma dai Sabini, narrando la tradizione che questi portavano anelli gemmati di straordinaria bellezza, io seguo Floro che dice l’uso [p. 45 modifica]degli anelli essere stato recato a Roma dalla vicina Etruria sotto il regno di Tarquinio Prisco; però sembra fuori di dubbio che i primi Romani sia per povertà per rigidezza di costumi non portassero se non anelli di ferro, i quali erano destinati allo stesso ufficio che quelli de’ Greci e forse degli Etruschi, avendo ciascun cittadino romano diritto di usare il suo sigillo. Nei primi tempi della Repubblica erano soltanto gli ambasciatori presso i popoli stranieri che ricevevano un anello di oro, sopra cui erano forse incisi emblemi allusivi alla dignità loro ed alla Repubblica; ma così fatti anelli non erano usati se non nel cerimoniale; in privato l’ambasciatore era cittadino romano, ed usava solamente l’anello di ferro.

In progresso di tempo l’anello d’oro fu tenuto dai Senatori, dai Magistrati, ed infine da ogni cavaliere, e per lungo tempo lo jus annuli aurei restò lor privilegio esclusivo, dove la plebe non avea che anelli di ferro o di bronzo; ma l’anello di ferro fu conservato pur fino all’ultimo tempo della Repubblica da quegli uomini nobili che si dicevano amanti della semplicità antica. Mario portava l’anello ferreo quando trionfò di Giugurta, e molte famiglie patrizie seguitavano tal costume e non usarono mai anelli di oro. Al cader della Repubblica furono gl’Imperatori investiti della facoltà di concederne l’uso. Tiberio fece una legge suntuaria con la quale ordinò, non potersi conferir l’anello di oro che a quelli che avessero sempre posseduto per due non interrotte generazioni quattrocentomila sesterzi; ma questa legge ebbe l'effetto [p. 46 modifica]di ogni legge proibitiva, e l’ambizione di aver diritto ad usare lo annulus aureus divenne irresistibile. Nelle lunghe vicissitudini dell’impero romano troviamo che Severo ed Aureliano conferirono ai soldati, principale sostegno della loro possanza, lo jus annuli, ed infine che Giustiniano concesse a tutti i cittadini dell’impero un tanto ambito onore!!!

Ogni volta che uscivano di casa gli antichi aveano il costume di suggellare con l’anello gli scrigni ed i luoghi ove teneano cose preziose o provvigioni, sospettando forse non meno dei loro propri schiavi che delle persone avveniticcie: i segni che si facevano sopra gli anelli erano in tal caso svariatissimi, come ne abbiamo prova in quelli che giunsero fino a noi. Simbolo di potere presso il capo dell’impero romano era una sorta di anello o sigillo di Stato che alcune volte esso concedeva di usare a quelli che erano assunti a far le veci loro; un senatore a ciò destinato lo tenea in custodia e ne era detto curatore. L’anello nuziale, che alcuni dissero cingulum ed altri chiamarono vinculum, era generalmente di oro purissimo e fatto a circo (linea infinita) per simboleggiare la fedeltà coniugale e per rammentare che infinito dev’essere l’amore negli sposi: l’uso di essi è antichissimo, mentre lo vediamo proprio degli antichi Ebrei, de’ Greci e de’ Romani. Kerckmann asserisce che in Roma eravi costume di consegnare in mano alla sposa novella l’anello pronubo in oro purissimo, nel punto medesimo in cui un altro anello di ferro si inviava alla casa de’ suoi [p. 47 modifica]genitori, qual ricordo di modestia e frugalità casalinga: ancora sappiamo che il Romano usava presentare alla sposa anelli di bronzo o di ferro aventi la forma di chiave, quale investitura di supremazia nelle cose familiari; e di tali anelli moltissimi son trovati negli scavi. Questo credo che sia l’anello nuziale di ferro menzionato dal Kirckmann. Molte superstizioni andarono congiunte agli anelli e ciò fu più in Oriente ed in Grecia che a Roma: non pochi fecero traffico lucroso col vendere anelli, fabbricati dalle popolazioni dell’isola di Samotracia, che si credeva che avessero potenza magica e facoltà di render salvi nei pericoli quelli che ne portassero: questi anelli erano fatti di vilissima materia, dacchè trovasi che costarono una dracma, ed erano usati dai superstiziosi di ogni ordine di cittadini. L’uso degli anelli fu accolto dai primi cristiani ai quali Clemente Alessandrino nel secondo secolo dice: « Noi dobbiamo portare un solo anello al piccolo dito perchè ci serva da sigillo. » Fin dai più remoti giorni del medio evo troviamo che la investitura episcopale facevasi simbolicamente per mezzo di un anello d’oro ed un zaffiro, od un rubino che portavasi al quarto dito, costume d’ignota origine, ma che forse proviene dall’uso che si ebbe, durante l’impero romano, di dare un anello al tribuno militare per atto d’investitura. Era forse poi ad onorificenza che venivano dati certi anelli ecclesiastici enormi, fatti di bronzo dorato e guerniti di smalto.

Fra gli anelli trovati nelle tombe etrusche, ve [p. 48 modifica]ne sono di quelli in oro formati a foggia di nodi o di serpenti, oppure gemmati in diversi modi: se ne vedono spesso con scarabei o con pietre o con vetri incisi della più rara bellezza. Si trovano frequentemente con targhe in oro di quella forma che noi diciamo gotica, cioè ellittica ed acuminata, detta dagli stranieri ogiva, con soggetti rilevati a cesello sull’oro, con onici della medesima forma, ma lisci e contornati di oro; ve ne sono certi particolari che paiono più atti ad essere usati per sigillo che per anello, e hanno su le targhe ovali incisioni o rilievi della forma più arcaica e quasi egiziana. Gli anelli greci si distinguono fra tutti per la eleganza delle forme e la bellezza delle incisioni. I Romani usarono anelli di oro massiccio o vuoto, anelli di argento, anelli con targa di oro su cerchio di altro metallo, anelli di argento con punte interziate di oro, alcuni di pietra di un sol pezzo, ed il maggior numero con pietra incisa e posta sopra ogni sorta di metalli; ve ne erano con ritratti degli antenati o degli amici; ve ne erano con monete incastonate o con iscrizioni incise; in alcuni casi esprimevano allusioni simboliche alla storia reale o mitologica della propria famiglia. Silla aveva un anello ove era inciso Giugurta fatto prigioniero: Pompeo ebbe un anello su cui erano incisi tre trofei, ed Augusto prese per emblema in pria una sfinge, poi il ritratto di Alessandro il Grande, e finalmente il proprio ritratto, cosa che quindi fu usata da molti imperatori. Nella maggior corruttela dei costumi così in Grecia come a Roma si predilesse [p. 49 modifica]tra gli ornamenti in special modo l’anello: le donne in ambedue i paesi sfoggiarono nella varietà e quantità di essi: gli uomini portarono anelli fino a coprirne tutte le dita: si fecero anelli per sigillare con gemme incise, in cui l’arte greca rivelò tutta la grazia e finezza possibile; si videro anelli parlanti ov’erano simboleggiati sia gli attributi di Venere o quei di Cupido, sieno parole od emblemi d’amore; portarono anelli anche i bambini, e si posero anelli alle dita degl’idoli: si ebbero anelli gemmati di ogni sorta, e ve ne furono anche certi dove era inserito un cristallo naturale adamantino che serviva nei festini per scrivere sopra i bicchieri di cristallo il nome di coloro a cui si faceano brindisi; si portarono anella di grandezza smodata, anelli vi furono per ciascun giorno della settimana col nome del giorno inciso sì che potessero servire da calendario, anelli leggieri per l’estate, anella gravi per l’inverno, come se alcune gramme di più o di meno valessero ad alleviare il caldo ed il freddo!

Spesso degli antichi anelli si veggono molti che hanno alcun pregio quanto all’arte dell’oreficeria; ma in genere si può affermare che sì negli anelli etruschi come nei greci e ne’ romani il pregio maggiore sta nelle gemme incise.