Detti e sentenze memorabili/Toccanti a varie virtù

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Detti e sentenze toccanti a varie virtù

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Toccanti a Superiori

1. La virtù chiusa e riserrata, che non si comunica altrui, non è virtù.

2. In tutte l’azioni e pratiche di virtù dee proporsi per esemplare Giesù Cristo.

3. O anime, che desiderate fare gran profitto nella virtù in poco tempo; scegliete per maestro e per guida Giesù Cristo sulla croce, o nel sacramento dell’altare.

4. Pur troppo è il vero che noi in tutto e per tutto dobbiamo imitare Giesù incarnato, il quale quaggiù non è comparso che in servitù e abbassamento.

5. O è pur la bella virtù l’humiltà! E ella che apre la porta del cielo, sodisfacendo per qual si sia de’ suoi atti qualche debito de’ peccati contratti.

6. I medesimi gradini che ci sbassano in terra ci sollevano in gloria nel paradiso. E quegli più chiaramente vedrà la divina essenza che si sarà abbassato più humilmente.

7. Dio su’l nulla dell’humiltà e semplicità religiosa crea un mondo di perfezioni.

8. Io ho per sospette quelle creature le quali sono in gran credito e stima, perché sono nominate e inalzate come anime grandi quando non le ama e stima se non qualcheduno. Per lo contrario mi rallegro di conversare con persone sconosciute e disprezzate.

9. S’io potessi o volessi dichiararmi offesa da qualche creatura, non sarebbe che da certe che fanno da spiriti alti e sollevati, i quali credonsi perfetti e rimirano tutti gli altri come polvere de’ loro piedi.

10. Incolpare le proprie virtù e scusare i peccati altrui sono due buoni effetti dell’umiltà e proprietà dell’anima religiosa.

11. L’anima che accusandosi scuopre le sue colpe, merita che Giesù Christo perdonandogliene le ricopra col suo Sangue.

12. Scusarsi quando anche fosse taluno accusato a torto, è cessare dall’essere religioso.

13. O sarebbe di gran profitto se vi fosse una compagna religiosa particolare, determinata, la quale accusasse tutte le nostre colpe, senza perdonarne pur una.

14. La nostra perfezione sopra questi due poli s’aggira: nel desiderio li essere sottoposta a tutte, e nell’horrore di esser preferita né pure alla minima fra tutte.

15. Sarà la vostra patienza forte e allegra esercitandosi nella pratica di queste virtù come per la strada diritta del paradiso e dell’eternità.

16. La brevità di questa vita, che termina tutte le sofferenze, aiuta l’esercitio della patienza, atteso che è la perfetta imitazione dell’Incarnato Verbo.

17. Un’anima religiosa che cosa è ella? Una rocca inespugnabile.

18. La virtù senza prova, non è già virtù; e la patienza senza la sofferenza è una leggiera tintura, la quale sovente non ha che la scorza e l’apparenza del bene, invece dell’essenza.

19. Le afflizioni servono di purgatorio in questa vita e ci liberano nell’altra.

20. Quanto a me io non ho gran desiderio di andare in paradiso, perché lassù non vi è da patire, e mi dispiace che manchi questo sol punto nella perfezione della beatitudine.

21. La virtù non ha di femminile che il nome, del resto ella è tutta forte e virile.

22. O qual vergogna! solazzare fra le rose, mentre Cristo cammina fra le spine.

23. Le carezze, e le delitie dello Sposo celeste, sono gli affronti, le croci e i tormenti.

24. L’allegrezza, il contenuto e la pace, sono le braccia, e le mani per accettare utilmente tutte le mortificazioni.

25. Ogni più eccessiva sofferenza riesce gloriosa e gustosa quando si rimira Giesù in croce.

26. La rosa non si coglie che dalle spine; e Dio di rado si trova in mezzo alle dolcezze e sentimenti delitiosi dello spirito, ma solamente in mezzo alla vera e soda virtù.

27. La vita di un’anima religiosa è la morte di Giesù Cristo. La quale ne pur vuoi gustare altro male, che il fiele della sua passione.

28. Non bisogna far più conto del suo corpo che uno straccio di cucina.

29. Quando i superiori non istimano dovere che tal uno usi austerità straordinarie per opporsi alle tentazioni del nemico, bisogna far orazione più lunga e più fervente dell’ordinaria.

30. La vostra orazione dee essere humile, fervente, rassegnata, accompagnata dalla perseveranza e da una profondissima riverenza, considerando che state alla presenza e che parlate a un Dio, avanti al quale le virtù celesti tremano per timore e per rispetto.

31. L’orazione è lo spirito della religione, non però ella mai deve servire di pretesto per veruna dispensa, perché tutti gli esercitii della religione e dell’ubbidienza, fatti alla presenza di Dio, sono altrettante orazioni.

32. Il frutto dell’orazione è la mortificazione.

33. O la gran gratia che ci fa Dio quando non ci esaudisce nelle nostre orazioni.

34. Tutte le nostre orazioni devono essere condizionate, non chiedendo a Dio altro mai che la sua amabilissima volontà.

35. La pace interiore è un effetto dell’orazione mentale e una mercé dell’unione che si fa con Dio.

37. Io volentieri mi priverei d’ogni qualunque sorte di gratia per cederla ai mio prossimo; ma non giammai della volontà di non offendere punto Dio.

38. Io non so come possa mai una creatura ragionevole offendere Dio deliberatamente.

39. Il comandamento nuovo, espresso e proprio di Giesù Cristo è di amarsi scambievolmente.

40. La compassione è figliuola della Carità.

41. Tutte le cose deon farsi in carità e per carità.

42. Bisogna chiedere a Dio ogni dì altrettante anime quanti si fanno passi e posate.

43. La santa carità è ripiena di prontezza e di allegrezza, servendo al prossimo come allo stesso Dio, il quale stima come fatto a se medesimo ciò che per suo amore è fatto a suoi membri.

44. La vera prudenza di un religioso o religiosa dipende dall’intima unione che ella ha con Dio. E tutte le nostre forze e industrie si debbono trarre dal Sangue di Giesù Cristo.

45. La giornata che è passata senza qualche mortificazione è giornata persa.

46. L’anima vestita di carità è onnipotente.

47. Non è bastante il tacere delle labbra se non si osserva ancora il silentio del cuore.

48. Uno de’ principali frutti della nostra comunione dee essere l’horrore delle grate e del parlatorio.

49. La religiosa non parlerà mai che umilmente, modestamente e di rado e per sola necessità, giacché uno de’ capi de’ quali s’ha a rendere conto rigoroso a Dio sono le parole otiose e inutili.

50. Non aprite mai le labbra a discorso che non sia stato prima considerato se puramente il fate per gloria di Dio, per utile del prossimo, e se all’hora è necessario il favellare.

51. Le parole di persona religiosa devono essere di verità, di mansuetudine, di giustitia.

52. Bisogna chiudere le labbra alle cose della terra se si ha a ricevere la rugiada del cielo, come le madreperle.

53. Ah, Dio del Cielo! O quanto doverebbe esattamente osservarsi il tempo del silentio, perché a pena ciò che dicessi all’hora può andar esente di colpa e di peccato.

54. Le parole della religiosa devono essere l’attrattiva de’ cuori, e un esemplare di virtù.

55. La vostra conversazione sia dolce, allegra, humile, patiente, prudente e considerata.

56. Pensate che tutte le religiose con le quali voi conversate sono angeli in terra, immagini di Dio e spose di Giesù Cristo.

57. Immaginatevi ancora che ciascuna delle vostre sorelle è figliuola dell’eterno Padre, sposa del Figliuolo, tempio dello Spirito Santo, sorella degli Angeli. Non favellate mai di lei o con essa lei, se non come faresti con li suddetti.

58. La religiosa dee stimarsi indegna di conservare con le sue suore, anzi di baciar la terra la quale esse calpestano.

59. O se noi ripensassimo attentamente gli obblighi grandi ne quali ci pone il nostro stato, noi non ci fermeremmo mai né a udire mormorazioni, né a dire pur minima parola otiosa.

60. Stimate o parlate d’altri in quella maniera che voi vorreste essere stimato e che si parlasse di voi.

61. Giammai non si dee scuoprire il difetto di chi che sia.

62. Con i superiori bisogna trattare con humiltà, con gli eguali con modestia, con gli inferiori con suavità e, con tutti, con dolcezza e con gravità.

63. Si dee rimirare il prossimo per quel verso che ha impressa l’immagine di Dio. Tanto che quando si scorge in altri qualche imperfezione, non perciò bisogna credere che il Signore lasci di compiacersi in lui per quella perfezione interna che noi non vediamo.

64. Habbiate gli occhi aperti alle virtù, e chiusi e serrati alle imperfezioni del prossimo.

Molti più sparsi ne sono nella vita e ne’ scritti della Santa. Questi però sono tanti e tali che possono, osservati, perfezionare ogni cuor cristiano, non che religioso.