Dracula/XII

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Capitolo XII

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Bram Stoker - Dracula (1897)
Traduzione dall'inglese di Angelo Nessi (1922)
Capitolo XII
XI XIII
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CAPITOLO XII.


Il giornale del Dottor Seward.

(Continuazione.)


La sepoltura avverrà domani; madre e figlia verranno inumate insieme. Mi sono occupato delle formalità mortuarie. Non esistono parenti da avvertire. Abbiamo dunque preso conoscenza delle carte di famiglia: e scoperto così un minuscolo taccuino che è il giornale della povera piccina.

— Hum! — ha detto Van Helsing — mi pare inutile di lasciar questo agli uomini d’affari. Quanto alle carte della signora Westenra, Arturo se n’occuperà domani poichè la sepoltura di suo padre ha avuto luogo quest’oggi. Adesso sarebbe tempo che riposassimo.

Prima di separarci, siamo entrati nella stanza mortuaria trasformata in cappella ardente. Vennero messi fiori a profusione. Il Maestro ha sollevato dolcemente il lenzuolo che ricopre il viso; fummo colpiti dalla sua bellezza. Par che dorma; stento a credere che non si sveglierà mai più. [p. 100 modifica]

— Aspettatemi — ha detto il Maestro.

È andato a cercare un fascio di fiori d’aglio e li ha disseminati sul corpo e intorno al letto. Poi, staccandosi dal collo un piccolo crocifisso d’oro l’ha posato sulle labbra della morta; poi ha riabbassato il lenzuolo e siamo usciti.

— Domani dovrete portarmi il mio astuccio d’operazione — m’ha detto.

— Perchè? Contate di fare un’autopsia?

— Sì e no. Staccherò dal tronco la testa e leverò il cuore. E come, impallidite? voi, un chirurgo? Voi, ch’io vidi compiere senza tremare le più gravi operazioni? Già, è vero, l’avete amata. Avrei preferito fare quest’operazione stassera, ma bisogna risparmiare Arturo, che vorrà rivederla. Aspetteremo che sia nella bara e nessuno ne saprà nulla, all’infuori di noi!

— Ma perchè? perchè mutilare questo povero corpo? Quale benefizio pensate di ritrarne? È mostruoso!

Egli mi ha posato una mano sulla spalla:

— Amico, ho pietà della vostra angoscia; ma, credetemi, non agisco senza ragione. Ieri, non dovete aver capito perchè mai impedii ad Arturo di baciare la sua fidanzata morente, e tuttavia — l’avete veduto — ella mi ringraziò pregandomi di vegliare su di lui. Abbiate fede in me. Non agisco che a fin di bene.

Si è ritirato nella sua stanza e stavo per rientrare nella mia quando vidi una delle domestiche entrare nella stanza di Lucy; quella pietà, mi commosse.

Ho dormito profondamente poichè era giorno alto quando Van Helsing è venuto a svegliarmi. [p. 101 modifica]

— Non occupatevi del mio astuccio, caro amico — mi ha detto; — non ne ho più bisogno.

— E perchè dunque? — domandai molto meravigliato.

— Perchè — mi rispose con voce grave — è troppo tardi... o troppo presto.

Si tolse di tasca il piccolo crocefisso d’oro.

— Perchè hanno rubato questo crocefisso. Lo ritolsi alla sciagurata che l’aveva carpito alla morta. La sua unica scusa è ch’ella ignorava la gravità del suo atto.

Il notaio di famiglia è giunto stassera. È un bravo uomo, poco scaltro. C’informò che la signora Westenra, sentendo prossima la sua fine, aveva dato ordine ai propri affari. Ad eccezione d’un capitaletto destinato a certi lontani parenti, lasciava tutta la sostanza alla figlia o, in mancanza di lei, ad Arturo Holmwood.

Arturo è giunto alle cinque molto abbattuto. Questi lutti successivi sono per lui una prova ben crudele.

L’ho accompagnato nella stanza di Lucy, trasformata in cappella ardente. Sollevò adagio il lenzuolo.

— Com’è bella! — mormorò; — è mai possibile che sia morta!

— Ahimè!

Condussi via quel disgraziato, poichè stavano per mettere il corpo nella bara.

Stanotte ho condiviso la stanza di Arturo; quanto a Van Helsing non ha voluto coricarsi. Errò per la casa come per sorvegliarla. Entrò più volte nella stanza ove Lucy riposa nel suo feretro ricoperto di tuberose e di fiori d’aglio, il cui profumo si mescola a quello dei gigli. [p. 102 modifica]


Giornale di Mina.

22 settembre.

Nel treno che ci riconduce ad Exeter. Jonathan sonnecchia.

La cerimonia religiosa di quel povero mister Hawkins è stata semplicissima; seguivano il convoglio soltanto i domestici, dei vecchi amici di Exeter, il suo corrispondente di Londra e Sir John Paston, presidente della Società di Diritto.

Poi, abbiamo preso l’omnibus che ci ricondusse a Hyde Park ove sedemmo per un momento. Poi siam tornati a Piccadilly; Jonathan mi dava il braccio.

Davanti a Giulano, guardavo una bella donna alta seduta in un calesse fermo, quando Jonathan mi strinse il braccio con violenza, dicendo:

— Ah! mio Dio!

Era diventato orribilmente pallido; seguii la direzione del suo sguardo e vidi che squadrava un uomo alto e magro, dal naso a becco e i baffi neri, che guardava egli pure la bella giovine. Lo sconosciuto aveva un’espressione crudele accentuata dai denti di lupo. Jonathan lo fissava con tanta insistenza che io temevo l’altro se ne accorgesse.

— Vedi quell’uomo? — mi disse con angoscia.

— Chi è? Non lo conosco.

Mi ha risposto con voce misteriosa:

È Lui.

Il povero amico evidentemente era sotto il colpo d’una violenta emozione; se non fossi stato lì a sostenerlo, credo, sarebbe caduto.

L’uomo fe’ cenno ad una vettura; parlamentò [p. 103 modifica]col vetturale e s’allontanò nella stessa direzione della donna del calesse.

— Sì, è il conte — riprese Jonathan sottovoce; — ma com’è ringiovanito!

Non osai interrogarlo per non aumentare il suo turbamento.

Dopo aver fatto qualche passo, entrammo in Green Park. Era una bella giornata d’autunno. Sedemmo su di una panca; Jonathan appoggiò la testa sulla mia spalla e s’addormentò. Dopo venti minuti si svegliò:

— Come mai! ho dormito? — esclamò gaiamente. — Vi chiedo scusa della mia poca educazione. Andiamo subito a prendere il thè.

Aveva certo scordato l’incidente di poco prima. Mi piacciono poco queste lacune nella memoria. D’altronde, preferisco non ravvivare ricordi penosi. Ma forse farò bene a prendere conoscenza del suo giornale.

Triste ritorno. La casa è vuota. Jonathan è ancora pallidissimo. Mi portano un telegramma firmato Van Helsing così concepito:

«Avrete senza dubbio avuto il dispiacere di sapere che la signora Westenra è morta or son cinque giorni e che sua figlia Lucy soccombette l’altro ieri. La doppia sepoltura ebbe luogo stamane.»

Che dispiacere enorme! Compiango sinceramente il povero Arturo...


Giornale del Dottor Seward.


28 settembre.

Tutto è finito. Arturo è ripartito per Ring. Si porta seco Quincy Morris. Il povero ragazzo non [p. 104 modifica]era meno addolorato di noi. Van Helsing riposa. Stassera parte alla volta di Amsterdam ma tornerà stanotte. Deve regolare a Londra certi affari, così disse.

Nella vettura che ci riconduceva, Van Helsing ed io, a Londra dal cimitero di Hampstead, il mio vecchio amico ebbe una crisi di nervi; si mise a ridere, a ridere fino alle lagrime.

Abbassai le tendine per non attirare i commenti della gente malevola.

— Che avete mai? — gli chiesi quando si fu alquanto calmato.

Egli si fece grave e mi disse:

— C’è un’ironia tale in tutto questo! quale triste commedia! Quei pastori in cotta bianca che biascicano delle preghiere pensando a tutt’altro!

— Ma, insomma, non capisco che ci sia di buffo. La cerimonia potè parervi tale, a rigore di termini lo posso ammettere; ma il dolore del povero Arturo è davvero straziante.

— Scusate la mia nervosità, amico mio — egli aggiunse. — Se poteste leggere nel fondo dell’animo mio, vedreste che quando rido sono ancor più da compiangere.

— Perchè? — gli chiesi, turbato da quella repentina gravità.

— Perchè io... io so.


La “Westminster Gazette„ del 25 settembre.

Il mistero di Hampstead.

Scene misteriose si svolgono nei dintorni di Hampstead. In questi ultimi tre giorni parecchi ragazzi sono scomparsi per un’intera serata. [p. 105 modifica]Questi bambini, piccolissimi, non hanno saputo spiegare l’impiego del loro tempo, ma tutti raccontarono d’essere stati trascinati da una «signora bianca». Due di essi non furono ritrovati che al mattino. Si suppone che il primo ragazzo smarrito abbia inventato questa storia per non essere sgridato; e che gli altri non abbiano fatto che imitarlo. Adesso tutti i monelli di Hampstead si danno al giuoco emozionante della «Dama bianca».

C’è però un fatto singolare; i fanciulli di cui fu constatata l’assenza portano sul collo una leggera ferita simile al morso d’un topo o d’un cagnolino. Sarà bene vegliar sui bambini e impedire che siano accostati dai cani randagi.


La “Westminster Gazette„ del 25 settembre.

Edizione speciale

Il mistero di Hampstead. La Dama bianca.


Stamane, sul colle di Sheeter Hill si ritrovò un fanciullo di cui i parenti facevano ricerche fin dalla vigilia. Portava sul collo una piccola ferita; ed era in uno stato d’esaurimento gravissimo. Gli fecero bere uno stimolante ed egli pure sostiene d’essere stato trascinato dalla Dama Bianca.


Il Giornale di Mina.

23 settembre.


Jonathan sta un po’ meglio, dopo una notte cattiva. Sono contenta che abbia molto lavoro; mentre lavora non pensa ad altro. Oggi starà assente tutto il giorno per appuntamenti d’ [p. 106 modifica]affari. La casa è in ordine; potrò dunque leggere il suo antico giornale.


24 settembre.


Ieri non ebbi il coraggio di continuare nel mio giornale. La lettura di quello di Jonathan m’aveva completamente demoralizzato. Povero amico! Come dovette soffrire! Mi chiedo quale sia la parte dell’immaginazione in tutto questo. Ha realmente vissuto quelle ore atroci?... Eppure, l’incontro di ieri... C’è di che essere veramente turbati. Ricopierò a macchina questo manoscritto nel caso fosse utile produrlo.


Lettera di Van Helsing alla signora Harker.

Personale.

25 settembre.


Cara signora, scusate la mia indiscrezione. So, per aver consultato le carte di Miss Lucy, che voi eravate la sua migliore amica, il che m’autorizza a sollecitare il vostro aiuto. Si tratta di rischiarare certi fatti rimasti oscuri e di castigare dei grandi delinquenti. Quando posso vedervi? Potete aver fiducia in me. Sono l’amico del Dottor Seward e di Lord Arturo Godalming, il fidanzato di miss Lucy. La nostra intervista deve rimanere segreta. Verrò a vedervi non appena me ne avrete dato licenza. Dalle vostre lettere indirizzate alla povera Lucy, so quanto siete buona e quanto sofferse vostro marito.

Credetemi, signora, vostro devotissimo

Van Helsing.

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Telegramma: La signora Harker a Van Helsing.

25 settembre.


Prendete se possibile treno due e un quarto.

Vi aspetto.

Guglielmina Harker.


Giornale di Mina.


25 settembre.

Attendo con impazienza l’arrivo del dottor Van Helsing. Forse può gettar qualche luce sul triste passato del mio povero marito. Mi parlerà degli ultimi momenti della mia povera Lucy. Mio malgrado sono alquanto nervosa; è la prima volta che Jonathan mi lascia per ventiquattr’ore. Purchè non gli capiti nulla! Sono le due del pomeriggio. Il dottore non può tardare. Ho ricopiato il mio proprio giornale e lo farò leggere al dottore se desidera informazioni sull’esordio della malattia di Lucy.

Un po’ più tardi.

È venuto ed è partito. Che strana conversazione! La testa mi gira: ho l’impressione di sognare. È possibile tutto questo? Se già non avessi letto il giornale di mio marito, avrei trattato da pazzo quel dottore. Sarà un conforto per Jonathan, sapere che i suoi occhi e le sue orecchie non lo hanno ingannato e che ha vissuto davvero quelle ore terribili. Egli teme sovente d’essere pazzo; ecco una cosa che lo rassicurerà.

Ho affidato il suo giornale al dottor Van Helsing; tocca a lui di rischiarare i fatti! Domani tornerà a vedere Jonathan.