Dracula/XV

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Capitolo XV

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Bram Stoker - Dracula (1897)
Traduzione dall'inglese di Angelo Nessi (1922)
Capitolo XV
XIV XVI
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CAPITOLO XV.


Giornale del Dottor Seward.

(Continuazione.)


28 settembre.

Van Helsing mi pregò di accompagnarlo all’albergo. Aveva diverse istruzioni da lasciarmi prima di partire per Amsterdam.

L’aspettava un dispaccio:

«Arrivo col primo treno. Jonathan è a Whitby. Notizie importanti.

Mina Harker.


Il maestro parve incantato.

— Questa donnina è stupefacente — disse. — Per disgrazia, io parto quand’ella arriva. La riceverete voi, amico mio. Andate ad aspettarla alla stazione.

Prima di bere una tazza di thè, mi affidò il giornale di Jonathan Harker, e quello di sua moglie. [p. 122 modifica]

— Studiate questo — mi disse — e ne saprete quanto me. E serbate questi giornali; possono esserci utili.

Andai alla stazione ad aspettare la signora Harker.

Una giovine donna sottile e slanciata mi parve corrispondesse ai connotati descrittimi.

— La signora Harker? — ho chiesto.

Ebbe l’aria sorpresa e io le spiegai perchè avevo sostituito il mio amico.

Aveva per tutto bagaglio una borsetta a mano e una macchina da scrivere di cui m’incaricai io. Avevo avvisato telefonicamente la mia donna di servizio di preparare un appartamento per lei nel padiglione dell’asilo.

La vidi trasalire nel varcar la soglia.

— Non abbia paura dei miei clienti — dissi: — sono accuratamente custoditi.

Ella allora mi chiese qualche particolare sulla morte di Lucy. Poichè conosce già l’esistenza del Vampiro, le ho dato il mio giornale.

Più tardi.

Quando la signora Harker ritornò, aveva gli occhi rossi come se avesse pianto.

— Vi ho fatto pena? — le chiesi dolcemente.

— No, ma il vostro dolore sincero mi ha commosso; sento che amavate tanto la mia povera piccola Lucy; credevo di udirvi parlare. Il vostro giornale mi ha detto assai più cose che non crediate; rischiara alquanto questo cupo mistero. Indovino, senza saperlo, in qual modo la nostra povera amica, ci è stata tolta. Jonathan mi aiuta a scoprire la verità. È andato a Whitby [p. 123 modifica]per raccogliere alcune informazioni. Non abbiamo dunque segreti fra noi, dottore, poichè lavoriamo per la stessa causa!

E mi lanciò uno sguardo supplichevole e deciso insieme.

— Sia come volete — risposi. — Ma prima venite a pranzo. Poi, saprete il resto.

29 settembre.

Mister Harker è arrivato alle nove. È un ragazzo intelligente; e, a giudicarne dal suo giornale, un cervello solido.

Ha potuto riscontrare a Whitby la destinazione delle cinquanta casse spedite da Varna e sbarcate a Whitby dal vascello fantasma. S’è anzi procurato il nome dei conducenti i carri. Che cosa decideranno?

Ma eccolo...

Ah via! è abbastanza inaspettato! A quanto pare, il Conte abita il maniero vicino. La condotta di Renfield avrebbe tuttavia dovuto illuminarmi. Harker ha aggiunto all’incartamento le lettere attestanti la compera del possedimento.

Se l’avessimo saputo più presto, avremmo forse salvato la povera Lucy.

Sono andato a visitare Renfield. Era seduto accanto alla finestra e mi sorrise. Sedetti accanto a lui: egli sfiorò parecchi soggetti con lucidità perfetta. Per la prima volta tuttavia dacchè è qui, espresse il desiderio di tornare a casa sua. E siccome parevo sorpreso, mi chiese alquanto bruscamente di accordargli il suo permesso d’uscita.

Ecco una cosa losca. Le sue crisi, così come [p. 124 modifica]le vedo, corrispondevano alla presenza del Conte nel castello. Che nasconde sotto la sua calma?

Potei eludere la sua domanda, ma temo la sua vendetta e raccomandai al guardiano di raddoppiar la sorveglianza e mettergli, al caso, la camicia di forza.

più tardi.

Lord Godalming e Quincy Morris sono arrivati prima di quel che pensassimo. Il povero Arturo pareva così triste che mistress Harker, commossa, gli prese la mano dicendo:

— So quel che Lucy era per voi; l’amavo come una sorella; vogliate, in ricordo di lei, accettare la mia amicizia.

Egli ne parve tocco e la ringraziò con effusione.

— Son giorni e notti — disse — che non oso gridare il mio dolore per tema di parer vile; ma non provo nessuna vergogna davanti alla vostra simpatia di donna. Lasciatemi offrirvi in cambio, signora, tutta la mia devozione.

Un colpettino di tosse ci ricordò la presenza di Quincy Morris.

— Ed io? — disse. — Che cosa faccio in tutto questo? Diventerò geloso. Non volete che sia anch’io vostro amico, signora Harker?

— Ma sì, di certo!

Ci intendiamo benissimo tutti quanti.

30 settembre.

Godalming e Morris hanno già preso conoscenza di tutte le carte concernenti l’affare. La [p. 125 modifica]graziosa signora Harker ci servì il thè. E, per la prima volta, la mia vecchia casa ha l’aria di un «home».

— Dottor Seward — m’ha chiesto la signora Harker — m’accordereste un favore? Vorrei vedere il vostro malato, Renfield. Quel che dite di lui nel vostro giornale m’interessa vivamente.

Non ho osato rifiutarglielo e l’ho condotta meco, precedendola nella cella di Renfield al quale annunciai una visitatrice.

— Perchè? — mi chiese.

— Perchè desidera vedere tutti i miei clienti.

— Sta bene. Fatela entrare. Ma aspettate un minuto che io faccia un po’ d’ordine.

Si accontentò di inghiottire le mosche e i ragni rinchiusi in una scatola; e non appena finita questa disgustosa operazione, disse allegramente.

— Entri pure!

Sedette sull’orlo del letto, a testa bassa, ma alzò gli occhi per vedere la visitatrice. Per un istante temetti non avesse intenzioni omicide e mi collocai ad alcuni passi da lui.

La signora Harker entrò nella stanza con graziosa disinvoltura. È un atteggiamento che in generale impone il rispetto ai pazzi. La calma li impressiona. Ella s’avanzò verso di lui con la mano tesa.

— Buongiorno, signor Renfield. Il dottor Seward mi ha parlato di voi.

Il pazzo non rispose subito, ma la squadrò intensamente.

— Voi non siete la fanciulla che il dottore voleva sposare — disse finalmente; — no, è impossibile, poiché quella è morta.

— Infatti — rispose la signora Harker [p. 126 modifica]sorridendo. — Ero sposata prima di conoscere il dottore e mi chiamo Harker.

— Che cosa fate qui, allora?

— Mio marito ed io siamo in visita dal dottor Seward.

— Ebbene, non fermatevi!

— Perchè?

Io pensai che quel genere di conversazione poteva impressionare Mistress Harker; e per tagliar corto chiesi al pazzo:

— In qual modo sapete che io avevo pensato di sposarmi?

— Che domanda stupida! — diss’egli lanciandomi uno sguardo breve.

— Ma perchè? — interrogò Mistress Harker prendendo le mie parti.

Egli le rispose con una cortesia contrastante col fare brusco usato con me:

— Capirete bene, signora, che quando un dottore è amato come lo è il dottor Seward, tutto quello che lo riguarda interessa la nostra piccola colonia. Ora, il signor Seward è amato non soltanto da’ suoi amici ma anche da’ suoi malati, alcuni dei quali non avendo completamente il loro equilibrio mentale, sono inclini a snaturare le cause e gli effetti. Ho già abitato una casa da pazzi ed osservato che le idee sofistiche di taluni de’ suoi abitanti tendevano a certi errori di non causa et ignoratio elenchi.

Spalancai gli occhi a quella tesi. E che! il più pazzo fra i miei malati discorreva di filosofia elementare a guisa d’un gentleman? La presenza della signora Harker faceva vibrare in lui qualche corda dimenticata? Parlammo ancora per qualche momento. Siccome pareva proprio [p. 127 modifica]ragionevole, la signora Harker s’arrischiò, dopo avermi consultato con lo sguardo, a intavolare il suo soggetto favorito.

— Vedete, signora — diss’egli con lucidità stupefacente — sono stato io pure in preda ad una strana fissazione e non è da meravigliarsi che i miei amici abbiano preferito farmi sorvegliare. Ero persuaso che mi fosse possibile prolungare indefinitamente la mia vita assorbendo una quantità senza tregua rinnovata di vite animali. L’ho creduto tanto, anzi, che fui tentato di prendermi una vita umana. Il dottore può testimoniare che ho cercato d’ucciderlo, allo scopo di rinforzare il mio poter vitale con l’assorbimento del suo sangue, secondo quella frase della Scrittura che dice: «Il Sangue è la Vita». Dei ciarlatani, con il loro elisir, hanno ribassato questa evidente verità. Non è così, dottore?

Lo ascoltavo stupito, non sapendo che pensare di quell’uomo che, cinque minuti prima, davanti a me, aveva inghiottito mosche e ragni.

Consultai l’orologio e vidi ch’era l’ora d’andare alla stazione incontro a Van Helsing. Ne avvertii la signora Harker che mi seguì fuor della stanza dopo avere amabilmente detto a Renfield:

— Arrivederci, signore, spero d’avere il piacere di incontrarvi ancora sotto auspici più favorevoli.

Con mia grande sorpresa, rispose:

— Addio, mia cara, il cielo mi preservi di mai più rivedere il vostro amabile viso. Che Dio vi protegga!

Van Helsing mi strinse la mano con l’aspetto della gioia più viva: [p. 128 modifica]

— Tutto va bene? Tanto meglio. I miei affari sono in ordine e posso fermarmi qualche tempo con voi. La signora Mina è qui? Sì? E anche suo marito e gli altri amici? Benone. Lo informai che la casa comperata dal Conte era appunto il possedimento di Carfax accosto al mio.

— Che disgrazia! — esclamò. — Avremmo potuto salvare la povera Lucy! Ma non pensiamoci più, ormai; pensiamo all’avvenire!

più tardi.

Due ore dopo colazione, eravamo radunati tutti nel mio studio, in circolo intorno al tavolo.

— Miei cari amici — disse il Maestro — credo sia bene spiegarvi con quale sorta di nemico abbiamo da trattare.

«I vampiri esistono. Ne abbiamo la prova. Senza parlare del disgraziato esempio di questi ultimi tempi, li troviamo ad evidenza nel passato. Non abbiamo potuto salvare la nostra povera amica, ma possiamo prevenire altre disgrazie.

«Il nosferatu non muore del proprio morso, ma ne vive, e vi acquista una forza nuova. Il Vampiro che noi combattiamo ha la forza di venti uomini insieme. Si aiuta con la negromanzia, che significa, secondo l’etimologia della parola, la Scienza dei morti; e tutti i morti che furono avvicinati da lui obbediscono al suo comando. È un vero Dèmone. Può assumere certe apparenze e svaporare come una nube. Come agire per distruggerlo? Dove prenderlo? Il compito è rude, la lotta può essere tragica. Io son [p. 129 modifica]vecchio e non importa; ma voi che siete giovani oserete affrontarlo?

— Io rispondo di Mina e di me — disse Jonathan.

— Contate su di me, professore — aggiunse Quincy Morris, con decisione.

— Vi seguirò! — confermò Lord Godalming.

Quanto a me mi contentai di chinare la testa.

— Non bisogna d’altronde nasconderci — riprese Van Helsing — che dal canto nostro abbiamo un certo potere, il potere della scienza. E poi ci appartengono tanto le ore del Giorno quanto quelle della Notte. Or fa un anno, noi tutti quanti siamo ci saremmo ricusati a credere all’esistenza dei vampiri... e oggidì!

«Eppure il Vampiro rivelò la sua esistenza in tutti i luoghi abitati: nell’antica Grecia, nell’antica Roma, nelle Indie, in Francia, in Germania, nella China; e ovunque fu sempre temuto con un flagello. Il Vampiro è immortale; non muore di vecchiaia e si fortifica ogni volta che si nutre di sangue umano. Inoltre, sappiamo che ringiovanisce, se può saziarsi di sangue giovane; che il suo corpo non proietta ombra alcuna e che non si riflette negli specchi; Jonathan potè convincersene; può trasformarsi in nebbia, in lupo, come vedemmo all’arrivo del battello di Whitby, in pipistrello, come fu intravveduto dietro la finestra di Lucy. Corpo fluido, può infiltrarsi come un fumo attraverso spazi piccolissimi, come fece Lucy, prima della sua vera morte, fra le sbarre del sepolcreto; comanda ai topi, ai lupi e ai pipistrelli. Finalmente, vede nel buio al par dei gatti e non è il minore de’ suoi vantaggi!... Tuttavia, malgrado tutte queste facoltà, il [p. 130 modifica]Vampiro non è onnipotente. Sotto certi aspetti è prigioniero più del galeotto, più del pazzo nella sua cella. Poiché deve obbedire a certe leggi di natura. Perchè? Non si sa. Non può entrare in una casa senza esservi chiamato. Ma, poi, potrà entrarvi quanto vorrà. Il suo potere cessa, come quello degli spiriti del male, dopo il sorger dell’aurora. Non può trasformarsi che all’alba oppure al tramonto. Non può riposare che nella terra dove fu sotterrato, oppure in una tomba sacrilega, come il suicida di Whitby. Difficilmente lo si può esorcizzare. Il fiore d’aglio e la tuberosa tuttavia gli sono ostili; posti sul suo feretro gli impediscono d’uscirne.

E Van Helsing aggiunse:

«Dobbiamo dunque bloccare il mostro nella sua tomba e immergergli un piuolo nel corpo per ridurlo al nulla.

«Ho consultato il mio amico Arminius, dell’Università di Budapest. Mi ha dato informazioni sugli antecedenti del Conte.

«Egli fu certo, un tempo, quel Dràcula che rese famoso il nome combattendo contro i Turchi. La sua bravura e la sua crudeltà lo resero celebre. I Dràcula, m’ha detto Arminius, erano una grande e nobile razza. Ma i loro contemporanei affermavano che fossero in relazione col Diavolo. Satana rivelava loro i suoi segreti nelle montagne che dominano il Lago Hermanstadt. In una delle memorie del tempo, si parla d’un certo Dràcula come d’un Vampiro. Eppure da quella razza uscirono grandi uomini e donne oneste; e le loro ossa santificano la terra ove riposano. Poiché, ahimè! il bene si frammischia al male, come la gramigna al vero grano. [p. 131 modifica]

Durante quel discorso, Morris che guardava attentamente la finestra, si alzò pianamente e lasciò la stanza. Ci fu un piccolo silenzio e il Maestro riprese:

— E adesso, decidiamo il nostro piano d’azione. Per mezzo dell’inchiesta di Jonathan sappiamo che cinquanta casse piene di terra — la terra maledetta ove fu sepolto il Conte — vennero portate al maniero di Carfax. Sono i covi del «Mostro»... Si tratta di sapere se vi si trovano tuttora oppure se...

Un colpo di rivoltella l’interruppe. Un vetro volò in frantumi, una palla colpì il muro opposto alla finestra. Ci alzammo a precipizio. Lord Godalming corse alla finestra e l’aperse.

In quel momento si udì la voce di Quincy Morris.

— Scusatemi, temo di avervi inutilmente impauriti. Aspettatemi, che vengo a spiegarmi.

Entrò.

— Poco fa — diss’egli — mentre il professore parlava, ho veduto sul margine della finestra un grosso pipistrello. Siccome non posso più soffrire questi uccelli di malaugurio, dacchè capitarono gli ultimi casi, decisi di sopprimerlo.

— L’avete colpito? — chiese vivamente Van Helsing.

— No; credo che sia fuggito verso il bosco.

Sedemmo ancora e il professore riprese:

— Bisogna in primo luogo accertarci che tutte le casse sono là. Allora potremmo santificare la terra che contengono per impedire al mostro di rientrarvi; poi sorprenderlo di pieno giorno, sotto la sua forma umana, vale a dire nel [p. 132 modifica]momento in cui è maggiormente disarmato e così potremmo aver ragione di lui.

«Fin da stassera, ci metteremo in campagna; ma voi non ci accompagnerete, signora Mina; voi siete la nostra stella e la nostra speranza e non vogliamo esporvi ai rischi che potremmo affrontare.

Mistress Harker dovette assoggettarsi.

Morris suggerì:

— Propongo d’andare subito a fare un giro in casa del nemico.

Vidi lo sguardo ansioso della signora Harker. Ma seppe nascondere il proprio turbamento per non inquietare suo marito.

1 ottobre, 4 del mattino.

Ci preparavamo a lasciare la casa quando vennero ad avvertirmi che Renfield desiderava vedermi senza indugio: doveva farmi una comunicazione importante. Risposi al guardiano che l’avrei veduto l’indomani, al mattino, essendo occupato. Egli rispose: «Il malato mi sembra molto nervoso, signore; e se ricusate di vederlo, temo non s’abbandoni a un violento accesso di furore».

— Sta bene, andrò! — dissi.

E pregai i miei amici d’aspettarmi un momento.

— Conducetemi — disse il professore. — Il suo caso m’interessa.

— Posso venire anch’io? — domandò Lord Godalming.

— Ed io? — fece Quincy Morris.

Annuii; e tutt’e quattro infilammo il corridoio. [p. 133 modifica]Trovammo infatti il pazzo piuttosto agitato, ma coerente ne’ suoi discorsi.

Mi pregò soltanto di rendergli la libertà e di permettergli di tornare a casa. Invocò la sua guarigione completa e aggiunse:

— Prendo a testimoni i vostri amici. Ma già non m’avete presentato.

La sua serietà m’impressionò e senza pensare al ridicolo della cosa, presentai:

— Dottor Van Helsing, Lord Godalming, Mister Quincy Morris.

Egli strinse loro la mano. E disse:

— Lord Godalming, ebbi il piacere altra volta di incontrare vostro padre. In gioventù, fu l’inventore d’un famoso punch al rum, assai rinomato. Constato con dispiacere che è morto, poichè ne avete ereditato il titolo.

«Signor Morris, mi congratulo del bel posto da voi occupato nella società.

«Ma che dirò del piacere che provo nell’incontrarmi col celebre Van Helsing? Scusatemi, dottore, se non aggiungo altri titoli. Quando un uomo ha messo in rivoluzione la scienza con le sue meravigliose scoperte sull’evoluzione del cervello, è noto nel mondo intero.

«Dunque, signori, vi prendo a testimoni che sono sano di mente... per lo meno quanto la maggioranza degli uomini — aggiunse con un sorriso.

«E sono persuaso che voi, dottor Seward, giurista ed uomo di scienza, stimerete opportuno accedere alla mia richiesta. Pronunziò queste ultime parole con una cortesia piena di garbo.

Noi eravamo stupefatti. Quanto a me, non [p. 134 modifica]dubitavo che non avesse riacquistato l’uso della ragione e, obbedendo al mio impulso, gli risposi che non dubitavo del suo buon senso e fin dall’indomani mi sarei occupato della sua liberazione, deciso d’altronde, ad assicurarmi prima del suo reale stato di mente.

Il che non lo soddisfece, poichè riprese vivamente:

— Temo, dottor Seward, che voi non abbiate capito la mia preghiera: desidero andarmene subito, senza indugio: il tempo stringe.

Vedendomi poco convinto, si volse verso i miei amici, scrutandone il viso.

— Mi sarei dunque ingannato, sperando d’ottenere l’immediato ricupero della mia libertà? — chiese con segni di grande meraviglia.

— È impossibile — dissi io con dolcezza.

Stette in silenzio e finì col dire lentamente:

— Non reclamo un diritto ma imploro, supplico, non soltanto nell’interesse mio ma in quello di tutti. Non posso sgraziatamente dirvi le mie ragioni ma vi prego di credere che sono eccellenti e oneste. Se poteste leggere nel mio cuore, signore, approvereste il sentimento che mi anima; anzi, mi contereste fra i vostri migliori amici.

Quelle parole mi mostravano una nuova forma della sua pazzia. Lo lasciai parlare nella speranza che finisse col rivelare la incrinatura della sua ragione stravolta.

Van Helsing allora gli rivolse la parola come ad un individuo in pieno senno.

— Non potete dirci per quale ragione vorreste essere libero stassera? Se lo sapessimo, potremmo forse influenzare il dottor Seward. [p. 135 modifica]

Egli scosse tristemente la testa e con aria di rammarico angoscioso:

— Non ho niente da dire. Se potessi parlare, non esiterei, ma non sono padrone in quest’affare. Vi prego di credermi sulla parola. Se rigettate la mia richiesta, le conseguenze ricadranno su di voi.

Volli metter fine a quella scena ridicola:

— Venite, amici miei, dobbiamo lavorare. Buona sera, Renfield.

Feci un passo verso la porta ma il contegno del malato mutò subito. Si avventò così vivacemente verso di me che temetti un attacco omicida. Ma no: mi cadde soltanto davanti a ginocchi, giungendo le mani per implorarmi.

— Oh! dottor Seward! dottor Seward! — fece con le lagrime agli occhi — permettetemi di lasciar questa casa senza indugio. Mandatemi dove vorrete, fatemi sorvegliare da guardiani, legatemi le braccia, mettetemi magari la camicia di forza ma portatemi via di qui. Non vedete che ho ritrovato la mia ragione? Non voglio perderla di nuovo. Abbiate pietà di me, lasciatemi andare!

— Via, calma — dissi rialzandolo un po’ bruscamente. — Fareste meglio a coricarvi.

Tacque di botto e mi lanciò uno sguardo profondo. Poi sedette sull’orlo del letto. Nell’atto in cui mi ritiravo, disse con voce ferma:

— Mi renderete più tardi questa giustizia, dottor Seward, che stassera ho fatto tutto quanto era in poter mio per convincervi.