Eufemio da Messina/Atto secondo

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Atto secondo

../Atto primo ../Atto terzo IncludiIntestazione 9 febbraio 2015 100% Da definire

Atto primo Atto terzo
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ATTO SECONDO.

SCENA I.

ALMANZOR ritorna dalla città. EUFEMIO gli move incontro ansiosamente. Saracini in distanza.


Eufemio. Solo ne riedi? Entro Messina a lungo
Stesti: e nulla ottenevi? Ah! debolmente
Parlasti. Amici non vi son. Me stesso,
Me tonar oda la città, e s’atterri.1
Almanzor.2Dove? t’arresta. All’amistà mia vibri
Indegno oltraggio.
Eufemio.                                             Lodovica adoro:
Dalla sacerdotal fera possanza
Trarla vogl’io....
Almanzor.                                        Te perderai con essa;
Trucidato sarai.
Eufemio.                                        Pur ch’io la vegga;
E, se non vita, morte io con lei m’abbia.
Almanzor.Un traditor dunque seguimmo. Ai figli
Del deserto ove sono i destinati
Regni, a cui ne chiamasti? Io d’un antico
Illustre genitor la venerata

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Tenda lasciai, le spose mie, l’ossequio
De’miei fratelli che, me lungi, ahi, tutto
Mi rapiranno, e, se a cercar riedessi
Il mio retaggio, troncherian miei giorni.
Dieci tribù ver’tue bandiere io primo
Condussi; chè un Iddio per le tue labbra
Favellar mi parea; svenata avrei
Del mio cor la diletta a un cenno tuo.
Pari agli altri mortali oggi te deggio
Scoprir? Non del Profeta era lo spirto
Che t’animava! il grand’Eufomio imporre
Leggi alla terra non dovria? Tu piangi!
Tu nel mio sen celi arrossendo il volto!...
Morir vuoi tu?... Queste fedeli schiere
E il tuo Almanzor sovra inimiche piagge
Abbandonar?
Eufemio.                              No, mia virtù smarrita
Si risveglia a tai detti. Europeo nacqui,
Ma il tradimento e il natio nome abborro.
Patria è il suol che fraterne alme produce;
D’Africa figlio, a te fratel mi vanto,
A te, Almanzor, cui, più che vita, speme
Alta deggio di gloria. In me natura
Ponea due fiammne in arder pari, immenso
Desio di gloria, e amor! Posa il mio spirto
Non avrà, finchè i troni a’ piedi miei
Non miro, e a’ pie’ di Lodovica. Infinto
Linguaggio teco sdegnerei: seguace
Del Coran me non fea la sovrumana
Dottrina sua, ma lo splendor dell’armi
Per Maömetto combattenti: — Pace
All’Occidente un sacerdote intíma;
Vil pace, dissi, onde codarda Roma
De’ Cesari trattar più non sa il brando:
Guerra invece e trionfi all’Orïente
Maömetto proclama: esso è de’ forti
Il profeta verace, il mio profeta!
Ma, il sai; d’amore esso pur anco ardea

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L’inviato da Dio: scevro d’amore
Ir potrà il volgo; eccelse alme nol ponno.
Almanzor.Sentir gli affetti il volgo può; domarli
A chi, fuorchè ad eccelse alme, s’aspetta?
Eufemio. Che dir vorresti?... Lodovica....
Almanzor.                                                            Indarno
Entro Messina pel mio labbro il nome
D’Eufemio risonò: d’orror compresi
I più audaci guerrier vidi, ma indarno.
Molti assentiano che, a distor la strage
D’un’intera città, la fatal donna
Tolta per te dal suo chiostro venisse;
Quand’ecco ad arringar sorge mitrato
Un sir canuto, in mano aurea tenendo
Pastoral verga, a cui devoto ognuno
S’inchinava in silenzio. «Oh vituperio
» Dell’età mia! (proruppe). Oggi alla Croce
» Del sangue d’un Iddio tutta grondante
» Immolar niega il suo vil sangue l’uomo!
» Voi rapireste una innocente, al cielo
» Vergin sacrata, onde in nefandi amplessi
» A eterna morte la traesse un empio?
» Voi tenta il ciel; vostra codarda vita
» Non serberanno i sacrifici: o infida
» A’ giuramenti suoi l’oste medesma
» De’ Saracini struggeravvi, o spinto
» Dalla destra di Dio sorgerà il mare
» A subissar questa rea terra. Una evvi
» Speme di scampo: di virtù severa
» Seguir la via, difendere a ogni costo
» La patria e il culto!... ed a salvarvi allora
» Prodigi forse opererà l’Eterno.»
Tacque; e la turba unanime rispose:
«Pria che offender l’altar, morte si scelga!»
Le mie minacce io ripetea, ma l’aura
Scintillò di pugnali a ferir pronti;
E caduto io sarei, se il venerando
Vecchio non feami del suo manto scudo,

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Gridando: «A messaggier, benchè infedele,
» Serbar conviensi reverenza; intatto,
» Se non fortuna, almen l’onor ci avanzi.»
Alla voce d’onor cento guerrieri,
Da me scostando il furibondo volgo,
M’accompagnàr sino alla porta illeso.
Eufemio. Oh rabbia! Teödor qui si strascini,
Per lui comincin mie vendette: in polve
Quindi Messina ridurrò. Perisca
L’innocente col reo: di Lodovica,
La rimembranza si scancelli; in petto
D’eroe sterminator loco non abbia
Altro affetto che l’ira. All’amor mio,
Donna, toglieanti l’are; oggi coll’are
Cadi tu dunque! Essere mia non puoi;
Nessun di te, non Dio medesmo, esulti!
Muori!... Che dico? Oh forsennatol Ah, vivi
Infelice donzella, e a te Messina
La non mertata sua salvezza debba!
Partirò, si; la maggior prova è questa
Ch’io dar ti possa del mio amor....
Almanzor.                                                             Che?
Eufemio.                                                                      Il voglio;
L’audace labbro non aprir. Si parta:
Vasta è la terra al furor nostro. Un nume,
Malgrado mio, nel cor mi parla; il braccio
Uom non dè’ alzar contro a sua patria mai.
Sì (celartel volea) possanza ignota
Questi detti or mi strappa.3 Io quelle mura,
Che odiar vorrei, segretamente adoro;
Que’ templi augusti, ove al Fattor del mondo
Miei primi voti alzai, guardo.... e mi sento
Di tenerezza palpitar: rimembro
Il suono ancor di quelle sacre squille,
Quando liberator suo m’appellava
Tutta Sicilia... Oh fortunati giorni!

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Oh. Lodovica mia! come splendeva
D’amor, di gioja il tuo gentil sorriso!
Oh me beato!... Che vaneggio?
Almanzor.                                                            Insano,
Tua nuova fè bestemmiar osi! Trema
(Non di me, no, chè troppo io t’amo) trema
Del ciel che t’ode.
Eufemio.                                        Il cielo dunque attesto:
Non io la patria abbandonai: me ingrata
Rigettò dal suo seno: empio son fatto,
Non da mie colpe, dalle altrui.
Almanzor.                                                            Messina
Or di sue colpe si rallegri, e veggia
Da lei fuggirsi invendicato Eufemio!
Eufemio.Io invendicato?:.. Ed Almanzor lo crede?
Almanzor4No, pari a te, d’Africa sono i figli,
Forti in amar, nell’abborrir più forti.
Eufemio.Ben mi conosci. Opposte furie orrende
Fan di me strazio. S’io morrò, deh! giura
Di compier tu le mie vendette. In core
Della vicina mia morte ho il presagio.
Fa che un amico almeno io m’abbia; giura
Che, dopo me, combatterai su questo
Lido, finchè Messina incenerita
Degno all’esequie mie rogo divenga;
E che (se viva Lodovica) a lei
Renderai la mia spoglia.
Almanzor                                                  Ah! d’obbedirti
Altre volte giurai: cessa....


SCENA II.

TEODORO incatenato condotto da Saracini, e detti.

Eufemio.                                                  T’avanza,
Fellon: contemplin gli occhi tuoi l’estrema
Luce del Sol; chiusi oggi fien per sempre.
Teodoro.Qui tratto....

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Eufemio.                              A morte sei.
Teodoro.                                                  La figlia mia....
Rispondi.... Oh gioja! Di furor tu avvampi:
L’indegno patto rigettaro i prodi
Sudditi miei.
Eufemio.                              M’insulti ancor? Rimembra
Che non più sudditi hai: schiavo d’Eufemio
Ti fan que’ ceppi.
Teodoro.                              Il regio animo i ceppi
A me non tolgon; nè men vil tu sei
Per esser forte.
Eufemio.                              Audace! A che m’astringi?
Mia generosa destra io nel tuo sangue
Bagnar dovrò?... — Pietà e disdegno il colpo
Rattien. La vita io t’offro ancor, se un cenno
Mandar consenti di tua man vergato
Alla città, perchè tradotta in campo
Lodovica mi venga.
Teodoro.                                        E speri, o stolto,
Che obbedïente mi saria Messina?
Vilipeso, a ragion, fóra il mio scritto.
Eufemio.Tu dunque vanne, tu medesmo.... e teco
Almanzor. La tua fè dammi, che tutto
Adoprerai per ottener che pago
Sia il voler mio. Pensa che a te lo scettro,
A’ cittadini tuoi vita, ricchezze,
Religïon, tutto conservi: padre
Della tua patria giustamente allora
Nominato sarai. Sacrificaro
Per la comun salvezza altri parenti
Lor dolce prole; non da te si chiede
Che d’una figlia i dì recida. All’ombra
D’un fero altar sepolta vive: trarla
Da quella tomba, all’uom che immensamente
L’ama affidarla in santo nodo avvinta....
Tal sacrificio ti s’impon.
Teodoro.                                                  Più lieve
Mi saría d’una figlia a brani a brani

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Il petto lacerar.
Eufemio.                                   Oh atroci sensi!
Oh snaturato genitor! — Vergogna
Del mio indugio mi prende. A me dinanzi
Nella polve ti atterra.
Teodoro.                                        Io nella polve
Dinanzi a un traditor?
Eufemio.5                                        Sì: le ginocchia
A forza pieghi il temerario; e voli
Tronca a’ miei piè la testa sua.
Teodoro.6                                                  M’atterro....
Ma innanzi a Dio, non a te, no. — Perdona,
O Re del cielo, al servo tuo che l’orme
D’iniquità spesso calcò: strappato
Un serto m’hai, ch’io non mertava: indegno
Son di morir nel mio tetto paterno
Co’ sacri doni ultimi tuoi: mia spoglia
Non fia di pianto filïal bagnata....
A tua giustizia mi rassegno, e piango —
Non del morir.... ma de’ miei falli.7
Eufemio.8                                                            Oh vista!
Bianco vessillo inalberar si scorge
Sovra le mura: che mai fia?
Almanzor.                                                  Si schiude
Di Messina la porta.


SCENA III.

LODOVICA dalla porta della città, chb tosto si richiude, e detti.

Eufemio.9                                        Ah! non traveggo?
Velata n’esce una fanciulla? — È dessa! —
Il piè mi manca. — Deh, Almanzor, sostiemmi!..

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Sorga colui.10
Teodoro.11                         La figlia mia! — No, questa
È un’infernale illusïon! da’ chiostri
La figlia mia non si scostava.... Ah, morte
Datemi, deh! che il vero io non discerna!
Eufemio.12Ella vacilla.... Oh| a lei mi guida. È dessa.
Mia Lodovica! ah! mi ravvisa: Eufemio
Son io; sempre t’amai, sempre....13
Teodoro.14                                                             — Mia figlia
In braccio a lui! fulmin non ha più il cielo.
Trafiggetemi; o almen lunge dall’empia
Vista, deh, mi traete.
Eufemio.15                                                  — Eccolo.16
Lodovica.17                                                                           Oh padre!
Teodoro.18Ti maledico!
Lodovica.                              Ah no!
Teodoro.19                                        Scostati.
Lodovica.20                                                            Io moro.
Eufemio.21Altrove quel crudel tigre si adduca.


SCENA IV.

EUFEMIO, LODOVICA, Saracini.

Eufemio.Ah ti conforta! a me un accento volgi,
Nè l’adorato tuo sguardo celarmi.
Perchè tremar? Di che paventi? Legge

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M’è ogni tuo cenno.
Lodovica.22                                             Il padre mio!...
Eufemio.                                                                      Deh, lascia
Quel disumano; e che paventi?
Lodovica.                                                            A morte,
Ohimè, lo traggon....
Eufemio.                                             Cálmati: in sicuro
È la sua vita. Ah, di lui sol tu parli;
Nè del mio amor cura ti prende?
Lodovica.23                                                                      Eufemio!...
Eufemio.Tu m’ami, si; que’ tuoi tronchi sospiri
Mel dicono ora. Oh me felice! Ah! vieni:
Te il saracino esercito adunato
Vegga, e sultana al fianco mio t’adori.24


Note

  1. S’avvia verso Messina.
  2. Fermandolo.
  3. Prende con amorevolezza Almanzor per la mano, e gli mostra la città.
  4. Abbracciandolo.
  5. Ai Saracini che circondano Teodoro
  6. Strascinato dai Saracini s’inginocchia.
  7. Un Saracino sta colla scimitarra sguainata aspettando il cenno d’Eufemio.
  8. Guardando le mura della città.
  9. Potendo appena respirare dalla sorpresa e dalla gioja.
  10. Accennando Teodoro che s'alza.
  11. Guardando verso la città.
  12. Come sopra, sostenuto da Almanzor, e protendendo le braccia verso la parte donde viene Lodovica.
  13. Corre ansando verso lei.
  14. Dopo un breve silenzio esclama.
  15. Ritorna portando quasi in sue braccia Lodovica. Ella è nel massimo abbattimento.
  16. Accennando a lei Teodoro.
  17. Per gettarsi nelle braccia di Teodoro.
  18. Con voce spaventevole.
  19. La respinge con violenza.
  20. Cadendo a terra.
  21. Soccorrendo Lodovica.
  22. Con timore ed ansietà.
  23. Con involontaria tenerezza.
  24. Parte conducendo via Lodovica, e facendo segno ai guerrieri di venirsi tutti a schierare in un campo.