Fioretti di San Francesco/Capitolo ventottesimo

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Capitolo ventottesimo

../Capitolo ventisettesimo ../Capitolo ventinovesimo IncludiIntestazione 31 agosto 2009 75% Cristianesimo

Capitolo ventisettesimo Capitolo ventinovesimo
D’uno rapimento che venne a frate Bernardo, ond’egli stette dalla mattina insino a nona ch’egli non si sentì

Quanta grazia Iddio facea ispesse volte a’ poveri evangelici i quali abbandonavano il mondo per lo amore di Cristo, si dimostrò in frate Bernardo da Quintavalle, il quale, poi ch’ebbe preso l’abito di santo Francesco, sì era ratto ispessissime volte in Dio per contemplazione delle cose celestiali. Tra l’altre avvenne che una volta, essendo egli in chiesa ad udire la messa e stando con tutta la mente sospesa in Dio, diventò si assorto e ratto in contemplazione che, levandosi il Corpo di Cristo, non se ne avvide niente, né si inginocchiò, né si trasse il cappuccio, come facevano gli altri che v’erano, ma senza battere gli occhi, così fisso guatando, stette, dalla mattina insino a nona insensibile. E dopo nona ritornando in sé, sì andava per lo luogo gridando con voce ammirativa: «O frati! o frati! o frati! non è uomo in questa contrada sì grande né sì nobile, al quale si gli fosse promesso uno palagio bellissimo pieno d’oro, non gli fosse agevole di portare un sacco pieno di letame per guadagnare quello tesoro così nobile».

A questo tesoro celestiale, promesso agli amadori di Dio, fu frate Bernardo predetto sì elevato con la mente, che per quindici anni continovi sempre andò con la mente e con la faccia levata in cielo. E in quel tempo mai non si tolse fame alla mensa, benché mangiasse, di ciò che gli era posto innanzi, un poco; imperò ch’e’ dicea che di quello che l’uomo non gusta, non fa perfetta astinenza ma la vera astinenza è temperarsi dalle cose che sanno buone alla bocca. E con questo venne ancora a tanta chiarità e lume d’intelligenza, che eziandio li grandi chierici ricorreano a lui per soluzioni di fortissime quistioni e di malagevoli passi della Scrittura; ed egli d’ogni difficoltà li dichiarava.

E imperò che la mente sua sì era al tutto sciolta e astratta delle cose terrene, egli a modo di rondine volava molto in alto per contemplazlone; onde alcuna volta venti dì, e alcuna volta trenta dì si stava solo in sulle cime de’ monti altissimi contemplando le cose celestiali. Per la qual cosa diceva di lui frate Egidio che non era dato agli altri uomini questo dono ch’era dato a frate Bernardo di Quintavalle, cioè che volando si pascesse come la rondine. E per questa eccellente grazia ch’egli avea da Dio, santo Francesco volentieri e spesse volte sì parlava con lui di dì e di notte; onde alcuna volta furono trovati insieme, per tutta la notte, ratti in Dio nella selva, ove s’erano amendue raccolti a parlare con Dio.

A laude di Gesù Cristo e del poverello Francesco. Amen.