Il Circolo Pickwick/Capitolo 17

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Dove si mostra che un attacco di reumatismo può, in alcuni casi, agire come uno stimolante sul genio inventivo

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Charles Dickens - Il circolo Pickwick (1836)
Traduzione dall'inglese di Federigo Verdinois (1904)
Dove si mostra che un attacco di reumatismo può, in alcuni casi, agire come uno stimolante sul genio inventivo
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La costituzione del signor Pickwick, benchè atta a sostenere una somma considerevole di fatica e di strapazzi, non era in grado di resistere agli attacchi combinati cui era stato esposto l’insigne uomo nella notte memorabile ricordata nel capitolo precedente. Il processo di lavaggio all’aria aperta e del successivo prosciugamento in un gabinetto chiuso, è non meno pericoloso che singolare. Il signor Pickwick fu dunque confinato a letto con un attacco di reumatismo.

Ma quantunque le facoltà corporee del grand’uomo fossero così disgraziatamente soggiogate, la sua energia mentale non era punto punto scemata. Gli tornò la prontezza dell’animo e il buon umore. Lo stesso dispiacere provato per la recente avventura gli s’era cancellato dall’animo, ed egli era in grado di fare eco, senza ira e senza imbarazzo, alle risa cordiali che eccitava nel signor Wardle ogni allusione che a quella si facesse. Vi era anzi di più. Durante i due giorni che il signor Pickwick fu costretto a guardare il letto, Sam gli tenne fedele compagnia. Il primo giorno, ei si sforzò di tenere allegro il padrone per via di aneddoti e di conversazione; il secondo, il signor Pickwick domandò il suo quaderno, il calamaio e la penna, e stette tutto il giorno occupato a scrivere. Il terzo giorno, essendo già in grado di starsene a sedere in poltrona nella sua camera da letto, ei spiccò il domestico ai signori Wardle e Trundle, mandando a dir loro che se per quella sera avessero voluto venir da lui a bere un bicchier di vino, gli avrebbero fatto grandissimo piacere. L’invito fu accettato molto volentieri; e quando si trovarono insieme e col vino sulla tavola, il signor Pickwick, con molti rossori, tirò fuori il racconto seguente composto da lui stesso nel corso della recente indisposizione sugli appunti presi dalla semplice narrazione del signor Samuele Weller.

Il maestro della parrocchia. — Storia di un vero amore.

"C’era una volta, in una piccola città di provincia, a molta distanza da Londra, un ometto per nome Nataniele Pipkin, il quale era maestro della parrocchia della piccola città ed abitava una casetta posta nella stradicciuola maestra a dieci minuti dalla chiesetta. Era tutti i giorni reperibile, dalle nove alle quattro, nella scuola, occupato ad insegnare tante cose minute ai bambini del piccolo vicinato. Nataniele Pipkin era un essere tranquillo, docile, inoffensivo, con un naso volto in su e due gambe volte un po’ in dentro, con la guardatura un po’ losca e l’andatura un po’ zoppicante; e divideva il suo tempo tra la chiesa e la scuola, credendo in buona fede che non esistesse sulla faccia della terra un uomo più dotto del curato, un appartamento più sontuoso della, sagrestia, o una scuola più ordinata della propria. Una volta, ma una volta sola, Nataniele Pipkin avea veduto un vescovo, — un vero vescovo con le braccia in maniche di bambagia e la testa in una parrucca. Lo avea veduto camminare, e lo aveva udito parlare nella cerimonia della confermazione; e in quella occasione memorabile, tanta reverenza e tanta soggezione aveano sopraffatto Nataniele Pipkin quando il detto vescovo gli avea posto una mano sul capo, ch’ei venne meno a dirittura, e fu mestieri farlo trasportare fuori della chiesa fra le braccia del sagrestano.

"Fu questo un grande avvenimento, un’era memorabile nella vita di Nataniele Pipkin, ed era forse stata l’unica che fosse venuta a turbare il corso dolcissimo della sua tranquilla esistenza, quando un bel giorno, in un momento di astrazione mentale, alzando gli occhi dalla lavagna, sulla quale andava ponendo un suo tremendo problema di addizione composta che un monello colpevole della sua scuola doveva risolvere, gli accadde di fermarli ad un tratto sul viso fiorente di Maria Lobbs, l’unica figlia del vecchio Lobbs, il gran sellaio della via maestra. Ora, gli occhi del signor Pipkin s’erano fermati sul grazioso visino di Maria Lobbs tante e tante altre volte, in chiesa ed altrove; ma gli occhi di Maria Lobbs non avevano mai luccicato tanto, le guance di Maria Lobbs non erano mai state così colorite, come in questa particolare congiuntura. Nessuna maraviglia adunque che Nataniele Pipkin non potesse in alcun modo togliere gli occhi dall’aspetto della signorina Lobbs; nessuna maraviglia che la signorina Lobbs, vedendosi guardata così fisso da un giovane, si ritirasse dalla finestra fuori della quale avea fatto capolino e chiudesse le invetriate e tirasse giù la tendina; nessuna maraviglia che Nataniele Pipkin, immediatamente dopo, piombasse come invasato sul monelluccio impertinente e si sfogasse sopra di lui in tanti ceffoni e scappellotti che piovevano come la grazia di Dio. Tutto questo era naturalissimo, e non c’era assolutamente nulla da farne le maraviglie.

"Questo però era maraviglioso che una persona di abitudini così ritirate, di temperamento così nervoso e di così minuscole entrate come appunto era il signor Nataniele Pipkin, avesse osato da quel giorno in poi aspirare alla mano ed al cuore dell’unica figlia di quel vecchio superbioso di Lobbs, — del vecchio Lobbs, il gran sellaio, del quale si sapeva molto bene che mucchi di danari possedesse, tutti impiegati nella banca della vicina città di mercato, — del quale si contavano i tesori innumerevoli ed inesauribili, ammontati nella cassetta forte dalla chiave massiccia posta sulla mensola del caminetto del salottino, — e che, come nessuno ignorava, nelle occasioni solenni ornava il suo desco di un ramino, di una zuccheriera e di un bricco di vero argento, ch’ei soleva, nell’orgoglio del suo cuore, ripetere sarebbero stati proprietà assoluta della figliuola, quando la ragazza avesse trovato un uomo che le desse nel genio. Era dunque, giova ripeterlo, argomento di profondo stupore e d’intensa maraviglia, che Nataniele Pipkin avesse avuto la temerità di volgere gli occhi in quella direzione. Ma l’amore è cieco, e Nataniele aveva la guardatura losca; le quali due circostanze prese insieme aveano forse impedito ch’egli guardasse la cosa nel suo vero punto di luce.

"Ora, se il vecchio Lobbs avesse avuto la più remota e pallida idea dello stato degli affetti di Nataniele Pipkin, non c’è dubbio che avrebbe per lo meno rasa al suolo la scuola, esterminato il maestro dalla faccia della terra, o commesso qualche altro atto simigliante di atrocità e di ferocia; poichè era un vecchio terribilissimo quel Lobbs, quando si sentiva offeso nell’orgoglio o quando il sangue gli montava alla testa. E che moccoli attaccava e che gridi erano i suoi! Quando per avventura se la pigliava col giovane ossuto e secco addetto alla selleria, venivano giù per la via tuonando e scrosciando con tanto fracasso, che Nataniele Pipkin tremava tutto di orrore nelle sue scarpe, e i capelli si rizzavano dallo spavento sulle teste degli scolari.

"Or dunque, tutti i giorni, terminata la scuola e andati via gli scolari, Nataniele Pipkin si metteva a sedere davanti alla finestra e mentre faceva le viste di leggere un suo libro, lanciava delle occhiate di sbieco dall’altra parte della via in cerca degli occhi luccicanti di Maria Lobbs; e non era stato così molti giorni a sedere in quel posto, che gli occhi luccicanti apparvero in effetto ad una finestra superiore, anch’essi, a quanto pareva, assorti nella lettura. Questa era una consolazione e una vera delizia per Nataniele Pipkin. Era una bella cosa starsene lì a sedere per tante ore di fila a contemplare quel visino aggraziato mentre gli occhi di lei guardavano nel libro; ma quando Maria Lobbs incominciò ad alzarli a poco a poco e a volgerli timidamente nella direzione di Nataniele Pipkin, l’ammirazione e il giubilo di lui non conobbe più limiti. Un giorno finalmente, sapendo che il vecchio Lobbs era fuori, Nataniele Pipkin ebbe la temerità di mandare un bacio in punta di dita a Maria Lobbs; e Maria Lobbs, invece di chiudere la finestra e di abbassar la tendina, ne mandò un altro a lui e sorrise. Al che, Nataniele Pipkin deliberò, checchè potesse accadere, di far palese lo stato dell’animo suo, senza frapporre altri indugi.

"Un piedino più civettuolo, un cuore più giocondo, un visino ornato di più graziose fossette, una personcina più svelta ed aggraziata non si videro mai sulla terra; Maria Lobbs, la figlia del vecchio sellaio, aveva appunto tutto questo. C’era un non so che di birbone in quegli occhi lucenti che avrebbe trovato la sua via in cuori assai meno teneri di quello di Nataniele Pipkin; e c’era uno squillo così allegro nel suo riso argentino, che il più cupo misantropo avrebbe sorriso in udirlo. Lo stesso vecchio Lobbs, nel colmo della sua ferocia, non sapeva resistere alle carezze della sua graziosa figliuola; e quando ella e la cugina Caterina — una certa personcina astuta, sfacciata, impertinente — davano insieme addosso al vecchio, come, per dire il vero, facevano spessissimo, egli non avrebbe saputo negar loro nulla di nulla, quand’anche gli avessero chiesto una parte degli innumerevoli ed inesauribili tesori nascosti e ammontati nella cassa ferrata.

"Un gran battito di cuore agitò il petto di Nataniele Pipkin quando in una sera d’estate egli scorse, ad un centinaio di passi più avanti, quella coppia seducente in quel medesimo campo dove tante volte era andato vagando fino a tarda sera tutto pieno l’animo della bellezza di Maria Lobbs. Ma quantunque avesse pensato allora con quanta disinvoltura avrebbe affrontata la ragazza, se mai l’avesse incontrata, e con che animo le avrebbe svelato la passione che aveva dentro, si sentiva ora, trovandosela davanti all’impensata, tutto il sangue andargli alla testa a danno manifesto delle povere gambe, le quali, prive del loro usato alimento, gli tremavano sotto. Quando le due ragazze si fermavano per spiccare un fior di siepe o per ascoltare un uccelletto, Nataniele Pipkin si fermava anche lui, facendo le viste di essere assorto in profonda meditazione, come poi era in effetto; perchè andava domandando a se stesso che cosa avrebbe mai fatto, quando le due ragazze si fossero voltate per tornare e lo avessero incontrato faccia a faccia. Ma mentre da una parte lo pigliava una gran paura di farsi avanti, non gli dava l’animo dall’altra di perderle di vista; sicchè quando esse affrettavano il passo, anche lui lo affrettava, quando lo rallentavano, lo rallentava, e quando si fermavano, si fermava; e così avrebbero seguitato fino a che l’oscurità della sera non glie l’avesse loro impedito, se Caterina non avesse volto indietro una sua mezza occhiata facendo a Nataniele un segno incoraggiante che s’avanzasse pure. C’era qualche cosa nei modi di Caterina, che non si poteva pensare a far resistenza, sicchè Nataniele rispose subito al tacito invito; e dopo molto arrossire da parte di lui e un gran ridere da parte della cuginetta Caterina, Nataniele Pipkin cadde in ginocchio sull’erba umida, dichiarando esser risoluto a non muoversi di là, se prima Maria Lobbs non accettasse l’offerta del suo cuore. A questo, suonò nell’aria calma della sera l’allegra risata di Maria Lobbs, senza però disturbarla punto, tanto quel suono era armonioso; e la cuginetta maliziosa rise più smodatamente di prima, e Nataniele Pipkin si fece più che mai rosso. Finalmente Maria Lobbs, stretta sempre più dalle istanze dell’ometto innamorato, volto il capo in là, e bisbigliò alla cuginetta di dire, — o ad ogni modo Caterina disse, — che le profferte del signor Pipkin la onoravano molto, che della sua mano e del suo cuore disponeva suo padre, ma che nessuno al mondo poteva essere insensibile ai meriti del signor Pipkin. Siccome tutto questo era detto molto seriamente e Nataniele Pipkin riaccompagnò fino a casa Maria Lobbs e cercò di rubarle un bacio nel momento di congedarsi da lei, ei se n’andò a letto tutto felice, e sognò tutta la notte di avere ammollito il cuore del vecchio Lobbs, aperta la cassa forte e sposata Maria.

"Il giorno appresso, Nataniele Pipkin vide il vecchio Lobbs che se n’andava fuori sulla sua cavalla grigia, e dopo un grande arruffio di segni misteriosi che dalla finestra gli fece la cuginetta maliziosa, il giovane secco ed ossuto della selleria gli venne a dire che il padrone non tornava per quella sera, e che le signorine aspettavano il signor Pipkin per prendere il tè insieme, alle sei precise. Come andassero quel giorno le lezioni nè Nataniele Pipkin nè i suoi scolari lo potrebbero dlre più di voi; in un modo o nell’altro, andarono fino in fondo, e dopo che i ragazzi furono partiti, Nataniele Pipkin stette fino in punto alle sei a vestirsi e azzimarsi; non già che gli pigliasse molto tempo la scelta dei vestiti, non avendo per questo rispetto gran che da scegliere, ma l’aggiustarseli addosso nella maniera più vistosa e lo spazzolarli era una faccenda niente affatto facile o indifferente.

"C’era una graziosa brigatella, composta di Maria Lobbs e sua cugina Caterina, e di tre o quattro ragazzotte allegre, chiassone, dalle guance color di rosa e dagli occhioni spiritati. Nataniele Pipkin ebbe subito una dimostrazione oculare della nessuna esagerazione della voce pubblica intorno ai tesori del vecchio Lobbs. C’erano veramente sulla tavola la zuccheriera d’argento massiccio, e il ramino pel tè, e il bricco, e dei cucchiaini anche d’argento, e delle tazze di porcellana, e dei piatti della stessa materia per le ciambelline e i crostini. Il solo punto nero nella bella scena era un altro cugino di Maria Lobbs, fratello di Caterina, cui Maria Lobbs chiamava Enrico senz’altro, e che pareva tenersi la cugina Maria tutta per sè ad un angolo della tavola. È una cosa consolante veder l’affezione nelle famiglie, ma anche l’affezione può essere spinta troppo in là, e Nataniele Pipkin non potette fare a meno di pensare che Maria Lobbs doveva volere un ben dell’anima ai parenti suoi, se con tutti gli altri era così cortese e sollecita come si mostrava con questo suo particolare cugino. Ancora, dopo preso il tè, quando la cuginetta impertinente tirò fuori la proposta di giocare a moscacieca, accadeva sempre in un modo o nell’altro che Nataniele Pipkin fosse bendato, e tutte le volte ch’ei metteva la mano sul cugino in questione non c’era dubbio che Maria Lobbs non era molto lontana. E mentre la cuginetta spiritata e le altre ragazzotte un po’ gli tiravano i capelli, un po’ gli davano dei pizzicotti, o gli gettavano delle seggiole fra le gambe e ogni altra sorta di diavolerie, Maria Lobbs non gli si avvicinava mai; ed una volta.... una volta.... Nataniele Pipkin avrebbe giurato di aver udito lo scoccar d’un bacio, seguito da una debole protesta di Maria Lobbs e da una risatina soffocata delle amiche sue. Tutto ciò era strano, molto strano, e non c’è da prevedere quel che Nataniele Pipkin avrebbe o non avrebbe fatto, se i suoi pensieri non fossero stati diretti improvvisamente in un nuovo canale.

"La circostanza che dette ai suoi pensieri questo nuovo corso fu una fiera bussata alla porta di strada, e la persona che bussava così fieramente alla porta di strada era nè più nè meno che il vecchio Lobbs, il quale era tornato all’impensata e batteva e martellava come un costruttore di casse da morto; poichè il vecchio Lobbs veniva a domandar la sua cena. Non appena la terribile notizia fu comunicata dal garzone ossuto della selleria, le ragazze scapparono in frotta su per le scale nella camera da letto di Maria Lobbs, e il cugino e Nataniele Pipkin furono cacciati in due camerini attaccati al salotto non trovandosi lì per lì dove altro nasconderli; e quando Maria Lobbs e la cuginetta birichina gli ebbero così messi dentro e rimesso un po’ in ordine la camera, aprirono la porta di strada al vecchio Lobbs, il quale non aveva smesso intanto dal martellare con quanta forza aveva nel braccio.

"Ora la disgrazia volle che il vecchio Lobbs avendo una fame da lupo, fosse di umore più che feroce. Nataniele Pipkin lo sentiva ringhiare e brontolare come un mastino rauco; e quante volte il garzone secco ed ossuto capitava in camera, subito il vecchio Lobbs si dava ad attaccar moccoli da Saracino, benchè, a quanto pareva, con l’unica mira di alleggerir lo stomaco di una certa quantità di moccoli superflui. Alla fine fu portato in tavola un boccone di cena, che s’era messo a scaldare, e il vecchio Lobbs vi si gettò sopra senz’altro; ed avendo in meno di un ette fatto repulisti, diè un bacio alla figliuola e domandò la sua pipa.

"Aveva la natura situato le ginocchia di Nataniele Pipkin in vicinanza strettissima; ma quando egli udì il vecchio Lobbs domandar la sua pipa, se li sentì battere l’uno contro l’altro come se a vicenda si volessero stritolare; imperocchè, proprio in quel camerino dov’egli stava nascosto, da una coppia di ganci pendeva una pipaccia dal fornello d’argento e dalla cannuccia nera, la qual pipaccia egli avea veduto per cinque anni di fila, ogni giorno e ogni sera, in bocca al vecchio Lobbs. Le due ragazze corsero giù a cercar la pipa, e poi montarono su a cercar la pipa, e poi guardarono dapertutto in cerca della pipa, meno che nel posto dove sapevano che la pipa si trovava, e il vecchio Lobbs nel frattempo strepitava e tempestava nel modo più mirabile e strabocchevole. Ad un tratto gli balenò l’idea del camerino, e vi si accostò. Non poteva servire a nulla che un omettino come Nataniele Pipkin tirasse la porta di dentro, quando un omaccione come il vecchio Lobbs la tirava di fuori. Il vecchio Lobbs non fece che darvi una fiera strappata, e la spalancò issofatto, scoprendo Nataniele Pipkin ritto come un palo in fondo al camerino, e tremante dal terrore da capo a piedi. Misericordia di Dio! che occhiata tremenda gli fulminò il vecchio Lobbs, pigliandolo pel collo, trascinandolo fuori e tenendolo fermo ed a braccio teso!

"— Che diavolo fate voi qui? che volete? — gridò il vecchio Lobbs con voce terribile.

"Ma siccome Nataniele Pipkin non poteva articolar sillaba, il vecchio Lobbs lo scrollò tutto ed in tutti i versi per due o tre minuti, tanto da mettergli in ordine le idee.

"— Che fate voi qui? — ruggì Lobbs; — siete venuto per mia figlia, eh?

"Il vecchio Lobbs diceva questo ironicamente, perchè non poteva mica credere che la presunzione fosse cosiffatta in Nataniele Pipkin da spingerlo tanto in su. Quale fu dunque la sua indignazione, quando il pover’uomo rispose:

"— Sì, signor Lobbs, son venuto per questo, son venuto per vostra figlia, perchè io l’amo, signor Lobbs.

"— Come, come! scimmiotto svergognato, — potette appena balbettare il vecchio Lobbs paralizzato a quella incredibile confessione; — che volete dire con questo? Su, ditemelo in faccia; ripetetelo! Ripetetelo, perdincibacco, che vi strozzo!

"Non è punto improbabile che il vecchio Lobbs, trasportato dalle sue furie, avrebbe recato in atto la tremenda minaccia, se non fosse stato arrestato il suo braccio da una improvvisa apparizione, quella cioè del cugino, il quale sbucando dal suo camerino e affrontando il vecchio Lobbs, disse:

"— Io non posso permettere, signore, che questa brava persona chiamata qui per uno scherzo di ragazze, prenda così nobilmente sopra di sè una colpa — se pur è colpa, — ch’è tutta mia. Io amo vostra figlia, signore; e son venuto qui con lo scopo di vederla e di parlarle.

"Il vecchio Lobbs spalancò gli occhi a questo, ma li spalancò assai meno di Nataniele Pipkin.

"— Ah, per questo siete venuto? — esclamò finalmente Lobbs trovando fiato da parlare.

"— Precisamente.

"— Ed io vi avea pur proibito di metter piede in casa mia.

"— È verissimo, altrimenti non ci sarei venuto stasera di nascosto.

"Mi duole il dirlo, ma io tengo per fermo che il vecchio Lobbs avrebbe percosso il cugino, se la graziosa figliuola con gli occhi luccicanti tutti in lagrime non gli si fosse attaccata al braccio.

"— Non lo trattenere, Maria, — disse il giovane; — se vuol percuotermi, lascialo fare. Io non oserei torcergli un solo dei suoi capelli grigi, per tutto l’oro del mondo.

"A questo rimprovero il vecchio abbassò gli occhi che s’incontrarono in quelli della figliuola. Ho già fatto notare più di una volta lo splendore singolare di questi occhi, i quali, benchè nuotanti fra le lagrime, non perdevano punto della loro efficacia. Il vecchio Lobbs volse il capo in là come per non lasciarsi persuader da essi, quando, così piacendo alla fortuna, incontrò il visino della cuginetta maliziosa, la quale un po’ paurosa pel fratello, un po’ ridendo per Nataniele Pipkin, presentava una così cara ed aggraziata espressione che nessun uomo al mondo, vecchio o giovane che fosse, avrebbe mai voluto veder altro. Si appoggiò vezzosamente all’altro braccio del vecchio e qualche parolina gli bisbigliò all’orecchio; sicchè, per quanto si sforzasse a fare il contegnoso, il vecchio Lobbs non potette fare a meno di sorridere mentre nel punto stesso una lagrima gli scorreva per la guancia.

"Cinque minuti dopo le ragazze venivano fuori dalla camera da letto, tutte modeste e compunte; e mentre la giovane brigatella s’andava rallegrando cordialmente, il vecchio Lobbs spiccò la pipa dai ganci e se la fumò; ed un fatto notevolissimo a proposito di questa pipa fu questo, che una pipa più deliziosa e più saporita egli non avea fumato mai.

"Nataniele Pipkin pensò bene tenersi in corpo il proprio segreto, e così facendo si guadagnò via via le buone grazie del vecchio Lobbs, che gli insegnò a fumare a tempo; e nelle belle serate, per molti anni di fila, solevano scendere in giardino e mettersi a sedere, fumando e bevendo solennemente. Si guarì subito, a quanto pare, della sua passione, perchè troviamo il suo nome nel registro della parrocchia come testimone al matrimonio di Maria Lobbs col cugino; e risulta eziandio da altri documenti consultati all’uopo, che la notte stessa delle nozze ei fu portato in gattabuia per aver commesso, in uno stato di estrema ubbriachezza, vari eccessi per le vie della città, nei quali ebbe istigatore e complice il garzone secco ed ossuto della selleria."