Il cavallarizzo/Libro 1/Capitolo 41

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Cap. 41. Come dev'esser la farraina & in che modo & tempo si dee dare.


La farraina devria essere come anticamente s’usava da quelli huomini veramente savij, & come anco suona il nome, la quale è una mistura di molte sorti di biada insieme, come sarebbe a dire di fermento, d’orzo, di vena, e di segala, per l’uso del mangiare de’ cavalli. Perche li fa purgare mirabilmente, & li rinfresca assai, la qual sorte di farraine si dee dare per diece dì continui al cavallo, non dandoli altra cosa con questa, dall’undicesimo fino al quatordicesimo se li deve cominciar à dare dell’orzo insieme con questa à poco à poco crescendo fin che si pervenghi al suo ordinario di prima, & quando [p. 52v modifica]do sete à tal termine, devete dargli la farraina per altri dieci dì continui col medesim’ordine dell’orzo suo ordinario; et in tutto questo tempo si deve essercitar il cavallo ma non affaticarlo, & sudando dev’esser unto d’oglio tepido per tutto il corpo. Se sarà tempo freddo di deve far del fuoco nella stalla; questo è quanto ne vuol Varone. Ma Absirto & alcuni altri Greci vogliono, che la farraina sia di fermento, ò d’orzo schietto, la quale sarà migliore seminata & nata appresso il mare. Perche più facilmente purga il ventre, & manda fuori gl’humori tristi. Non potendosi haver questa, si deve usar quella, che si ha. Vogliono anco, che se li dia l’orzo à modo di sopra, & dipoi darli l’herba senza intermissione alcuna; fin tanto che se n’havrà copia. Et che poi di cinque dì, che ha cominciato à mangiar la farraina il cavallo si meni all’acqua, dove si lavi tutto, & si facci nuotare, asciugato bene con panni & altro, sia palmeggiato al contrario del pelo, & ben unto con olio rosato & vino, che siano tiepidi per tutto il corpo dalla testa in fuori. Et dipoi si deveno palmeggiare ancora per il dritto del pelo. Ma è necessario dicono costoro che mentre noi diamo la farraina al cavallo, che li caviamo sangue, tagliamo le vene del petto, & ferriamo il palato. Vogliano di più che se gli dia del sale sopra una tavola, appresso dove mangia l’herba, acciò ne possi pigliar à sua commodità quando, & quanto ne vuole. Et questo affine, che nella bocca non si generi putrefattione per l’humidità dell’herbe. Et dicono che bisogna tenerlo chiuso sotto al coperto; & che meglio sarebbe purgarlo prima, che si metta all’herba. Questo è quanto ne dicano i Greci, Absirto, Hierocle, & Teomnesto, li quali à me pare che ne parlino molto confusamente, se ben le cose in se siano buone. Però io vorrei venendo à un ordine distinto, e chiaro, che quando volete mettere il vostro cavallo alla farraina, prima per un dì & una notte lo faceste pascere in terra: & avertite, che questo dico in particolar de’ cavalli si gran stima, & di poi soffiarli con un cannello queste suscritte cose ben polverizzate insieme nelle narici; & dipoi subito farlo stare col capo legato in alto per mezz’hora. Le cose sono queste.

Radiche di zafrano mezz’onza.
Pepe quanto starebbe su un carlino
Pulegio Mez’onza fra tutti due.
Et origano
Di folio Di ciascuna quanto starebbe sopra un giulio
Di costo
Radice di cocomero selvatico

Et tutte le suddette cose deveno esser ben peste, & passate per staccio; & mescolate insieme le sbfuffarete come s’è detto nelle narici del cavallo. Dipoi disciolto il capo dalla postura alta che stava, lo rimetterete à pascere in [p. 53r modifica]un prato dove sia trifoglio, ò altr’herba bona. Accioche tutto l’humor pittuitoso che ha acquistato nell’inverno, & quella humidità della testa per il pascere col capo in terra à questo modo venghino à distillarsi, & purgarsi per le narici. Et lo farete pascere così per tre dì continui, ma non la notte: perche alle venti quattr’hore dev’esser ridutto in stalla al coperto, & ivi havere l’herba medesima di prato, mangiandola però in terra medesimamente. Il che farà che i cavalli così governati meglio si purgheranno, & libereranno da molti mali. Vero è, che quando non s’havesse copia, & commodità di farli pascere nel prato come havemo detto, si pò far mangiare in terra l’herba per li tre dì, & tre notti continui nella stalla; nella quale per quattr’altri giorni appresso li darete la farraina di formento over d’orzo; dipoi quali, li caverete sangue della vena commune del collo, e col sangue meschiarete aceto, oglio rosato & alcune chiare d’ova, & ne ungerete tutto il corpo del cavallo, tenendolo al sole mentre, che tale untione si fa, & che sia asciuta. Dipoi rimettendolo in stalla se li darà la sua farraina per dieci, ò undeci altri dì continui, nelli quali non si deve strigliare ne fargli altro governo al corpo, ne alle gambe, ma si bene appannare la testa, la quale non sarà untata, ne impiastrata. Se gli deve tener ben netto sotto per tutto il tempo che mangierà la farraina, & altr’herba ancora; & se la stalla sarà fredda se le deve far del fuoco dentro. Nel undecimo dì, lo menarete all’acqua lavandolo bene & asciugandolo, con panni grossi di lino; il che farete in giorno sereno; & senza vento. Et non havendo copia d’acqua corrente, buona, ò di mare, la quale à questo effetto è perfettissima: lo farete lavare con acqua di pozzo che sia tiepida, & con liscia. Dipoi ridutto in stalla, medesimamente se li darà l’herba per tutto quel tempo, che vi parerà opportuno, la quale se sarà di trifoglio sarà ottima; ne si pò dar herba al cavallo meglior di questa. Si deve tenere coperto, ò di panno, ò di lino secondo il bisogno. Et deve esser strigliato pian piano di due in due dì una volta & poco; ma ogni dì appannato. Laudo il sale posto à canto à cavalli, ma più laudo il darli mattino & sera un poco di semola mescolata col sale: dal dì che saranno sanguinati fin per tutto il resto che mangiano l’herba. Et non mi piace il dargli l’orzo; perche avendo loro lo stomaco debole, per la crudezza, humidità, & frigidezza dell’herba, malamente & forse non lo potriano digerire; & anco per lo poco essercitio che fanno. Il quale essercitio io vorrei, che ogni mattina fosse in questo modo, & se non ogni mattina, almeno una mattina sì, & l’altra no, fosseno passeggiati per un’hora, & accadendo che sudasseno mi piace, che s’ungano d’olio & vino tiepido. Et che da più mani siano palmeggiati prima al contrario del pelo, ungendoli, & dipoi per il dritto, ma la testa dev’esser solamente appannata & asciuta. Dalle vene del petto non me piace che se gli cavi sangue in questo tempo, eccetto però, se bisogno [p. 53v modifica]non fosse; ma laudo bene che se gli cavi dal palato nel mancar della luna, & detto sangue se gli deve far inghiottire perche fa mirabili effetti facendo morire i lombrici, & altri vermi che sogliano nascere nel corpo del cavallo, & molestarlo. Devesi lavar spesso la bocca de’ cavalli in tal tempo con aceto & sale per disgelargli i denti, & far anco che mangi con più appetito. Et avertite che la farraina non sia spicata. Et questo basti.