Il corsaro/Canto III/VIII

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Filosofia

Canto III
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VIII.

È notte al sommo: appo l’immane porta
Move leggiero un piè,... sosta,... s’avvanza,
Stride sommessa la ritrosa chiave,
Stride la ferrea spranga.... È dessa!.... È lei
Che il suo cor presagìa.... Gulnara! .... Spirto
Sceso dal ciel, sebben rea schiava, or sembra
A Corrado costei, più che non pinge
Santo eremita la speranza, bella.
Ma dacchè quì non venne, scolorita
Ha più la guancia, par che tutta tremi,
E giunge appena, e un inquïeto sguardo
Col negro occhio gli vibra, e tal che parla

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Pria che schiudasi il labbro...» Oh tu morrai!
» Poi gli dice, morrai! Solo uno scampo
» Resta, estremo.... peggior, s’esser lo puote
» D’ogni tormento!...» —
                » Io non ne scorgo o donna;
» Ma non cruciarten’; qual ti dissi, io sono!...
» Non si cangia Corrado. Oh, a che serbarne
» I proscritti miei dì! Perchè volesti
» Cangiar la sorte ch’ I’ mertai! Mel’ credi
» Di Seid la vendetta, è guiderdone
» Degno ben di mie colpe!....» —
                        » A che salvarti
» Voll’io mi chiedi? Ma tu da periglio
» Di schiavitù peggior, di’ non traesti
» I giorni miei?.... A che voll’io salvarti?
» Tanta miseria tua così t’offusca
» La pupilla o Corrado, che non scerna
» Quanto oprar può tenera donna? e deggio
» Dirtelo alfin? Ancor ch’a dirlo il core
» Rifugga, ancor che tanti sien tuoi falli,
» Non t’odio, io, no.... Pirata, orror mi festi,
» Da te salva, or ti piango;.... ogni mia pace
» Per te perdei....T’amo!.... Deh! non ridirmi
» La storia tua; so ch’altra adori; invano
» Io t’amo, il so; ma ben ch’agli occhj tuoi

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» Di me più bella, ben ch’al par del mio
» Batta il suo cor per te,... mira! periglio
» Io sfido tal che nol vorrìa colei!
» Oh, foss’io tua!.... Qui sventurato,... solo
» Tu non saresti!.... Va il suo sir rammingo,
» Che fa la sposa del Pirata? Cura
» Qual trattien la vezzosa a la sua torre?
» Non più Corsar; su la tua testa pende,
» E su la mia nudo l’acciar; coraggio
» Se nutri ancora, libertà se vuoi
» Ecco un pugnal; sorgi.... mi segui....» —
                                    » Avvinto
» Qual sonmi, e dove? Suoneran ben dolci
» I passi miei fra le assonnate scolte!
» Vaneggi tu? Come trovar difesa
» In questo ferro? come fuggir mai
» Così in catene?....» —
                    » Diffidente!.... Vieni;
» Compre ho le guardie; rivoltose, ingorde
» Di guiderdon, solo ch’un cenno I’ aggiunga
» Sapran spezzarle. E senz’aïta, pensi
» Ch’io quì sarei? Lunge da te, non l’ore
» Ho invan consunte;..anco in tuo prò, un delitto!..
» Delitto?.... ed havven’in punir Seidde?
» Despota odiato ei dee morir, Corrado!

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» Ma tu dubiti ancor! non io.... Cangiossi
» Già l’alma mia;.... spregiata, oppressa, vinta
» Dagli oltraggi, vendetta agogno, e forza
» M’è trar vendetta... Ei questo core accusa
» Di colpa, ch’unqua palpitar nol fèo,
» Questo cor fido, oh troppo! in così dura
» Servitute,... sorridi!... Ei n’ha ben lieve
» Cagion mel’ credi.... Traditrice or forse
» I’ non sarei.... non caro tu a me tanto!
» Ma, geloso! ei lo disse, e sia.... Tiranni
» Tormentosi, di fè mal certi ognora,
» Trovino pur, qual si predicon fato
» Collo stizzoso labbro! Io non l’amava....
» L’altero mi comprò, ma il core.... oh! il core
» Comprar mai non potèo. Non mormorante
» Schiava, ei sempre mi vide;... insidïoso
» Or vuol che teco di fuggir disegno
» Nudrissi;.... tu s’e’ menta, sai.... Profeta
» De’ proprj danni, il vaticinio vero
» Cogli insulti ei farà! Nè indugio, a prego
» Concesse ei, no; sol perchè i tuoi tormenti
» Suonin più atroci, e il mio dolor più fero,
» Serbò i tuoi giorni, ed i miei pur già conta;
» Ma vuol ch’I’ sia di più tardo capriccio
» Vittima, allor che di caduchi vezzi

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» Sazio, e di me, nell’orrid’ôtre avvolta
» Consegnerammi al mar.... Così trastullo
» De’ suoi vecchi anni esser degg’io, gradito
» Infin che l’auro ond’è coverto splende!
» Io ti vidi.... t’amai.... salvo ti volli,
» Sol perchè sappj com’è grato il core
» D’una misera schiava; e s’ei mia vita
» Non minacciasse, e la mia fama (e i giuri
» Del suo furore ei serba;) I’ l’avrei salvo,
» E teco lui.... Ma ora son tua Corrado,
» Tua tutta, a tutto presta.... Oh tu non m’ami!
» Non mi conosci tu! Tu di me solo,
» Il peggio or scerni!.....Ahi non provato mai
» Ardente amor!.... Non unqua in sen provato
» Odio mio primo!.... Fossi tu securo
» Della mia fede almen, che irresoluto
» Non ti vedrei così temer la fiamma,
» Che in sen di donna Orïentale avvampa,
» Sola che può salvarti ancor! Deh, vieni!
» D’un Majnota, per noi la nave è in porto;
» Là in quella stanza, ove il sentier n’è schiuso,
» Dorme, nè più svegliar si dee.... Seidde!» —
» Oh, Gulnara.... Gulnara! il mio destino
» Abbietto sì mai non credei, nè tanto
» La gloria mia caduta. È ver, Seidde

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» Fu mio rival; per lui dal mondo sparve
» De’ miei la schiera; fu sua man crudele,
» Ma il fu pugnando, allor che armato sorsi
» Da la mia barca, e il feritor ferìi,
» Ma colla spada. Non pugnal, ma brando
» Io son uso a trattar; chi donna imbelle
» Salvar potèo, non spegne no la vita
» Di nemico che dorme; I’ ti fei salva,
» Non a delitto; .... oh, non voler Gulnara
» Che tanta pietà mia fatal diventi! ....
» Addio!.... sia pace nel tuo sen.... La notte,
» Vedi, sen’fugge.... Va, mi lascia; è questa
» L’ultim’ora per me di sonno in terra!....»—
» Sonno!.... Sonno!.... Non ben il Sol fia sorto,
» E le tue membra, e i lacerati nervi
» Attorceransi al palo. .... Il cenno intesi
» Vidi,... nè più vedrò,.... che se tu cadi,
» Teco io cadrò....Ma vita, amor, vendetta
» Cerchisi pria Corsaro!.... un colpo.... un solo
» Colpo!... Senz’esso il fuggir vano, e vano
» Fia lo scampar da l’ira sua;....si fèra,
» E gli aspri torti miei, e l’infelice
» Mia giovinezza, e i lunghi anni di duolo;
» E il timor si cancellin; tu la face
» Meglio che il brando ad agitare avezzo.

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» Or tu vedrai se man di donna è ferma;
» Mie son le guardie, anco un istante, e tutto
» Fia compiuto.... Corsar!....salvi, o più mai
» Non ci vedrem.... Se mal securo il braccio
» Erra,.... la nube del mattin fia coltre
» Al tuo supplicio, e a la mia spoglia.»