La Cicceide legittima/II/LVI

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Sonetti

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La Caduta.
Al Signor Domenico Vanni.

lvi.
V
Anni, il nostro D. Ciccio una mattina,

     Ch’era fermato in casa per la pioggia,
     Si mise a passeggiar su quella loggia,
     4Che va dal caposcala a la cucina.
Ben sai, ch’ella non ha muro in calcina;
     Ma ch’è tutta di legno, e che s’appoggia
     Su certi travi accommodati a foggia
     8Di balestron, che fan temer ruina.
Or nell’andarvi sù, ruppesi un’asse,
     Ed ei che non avea dove attaccarsi,
     11Fu di necessità che traboccasse.
Io ’l vidi, e dubitai, che li spallasse.
     Poi dissi: Omai non potrà più negarsi,
     14Che pur tal volta un Asino volasse.