La Cicceide legittima/II/XXXVI

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Sonetti

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A D. Ciccio che vantava l’acutezza del proprio intelletto, mentr’era Auditore in Genova

xxxvi.
D.
Ciccio, poi ch’avete esagerato

     D’aver sì chiaro, e splendido intelletto,
     (Come per verità Dio ve l’ha dato
     4Al maggior segno lucido, e perfetto.)
Ciò venuto all’orecchie del Senato,
     E discusso l’affar del Gabinetto,
     Da quei saggi Signor s’è decretato
     8D’adoprarvi ancor per altro effetto.
Cioè di porvi in cima al Torrione
     Per far lume così da luogo tale
     11Di notte a le marittime persone.
Or bella cosa il veder un, che vale
     A far doppia, e dissimile funzione
     14D’Auditor di Rota, e di Fanale!