La vita di Benvenuto di Maestro Giovanni Cellini fiorentino, scritta, per lui medesimo, in Firenze/Libro secondo/Capitolo XXIV

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Libro secondo
Capitolo XXIV

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Se bene molto prima io mi dovevo ricordare della guadagnata amicizia del piú virtuoso, del piú amorevole e del piú domestico uomo dabbene che mai io conoscessi al mondo: questo si fu messer Guido Guidi, eccellente medico e dottore e nobil cittadin fiorentino; per gli infiniti travagli postimi innanzi dalla perversa fortuna, l’avevo alquanto lasciato un poco indietro. Benché questo non importi molto, io mi pensavo, per averlo di continuo innel cuore, che bastassi; ma avvedutomi poi che la mia Vita non istà bene senza lui, l’ho commesso infra questi mia maggior travagli, acciò che sí come la e’ m’era conforto e aiuto, qui mi faccia memoria di quel bene. Capitò il ditto messer Guido in Parigi; e avendolo cominciato a cognoscere, lo menai al mio castello, e quivi gli detti una stanza libera da per sé; cosí ci godemmo insieme parecchi anni. Ancora capitò il vescovo di Pavia, cioè monsignor de’ Rossi, fratello del conte di San Sicondo. Questo Signore io levai d’in su l’osteria e lo missi innel mio castello, dando ancora a lui una istanza libera, dove benissimo istette accomodato con sua servitori e cavalcature per di molti mesi. Ancora altra volta accomodai messer Luigi Alamanni con i figliuoli per qualche mese; pure mi dette grazia Idio che io potetti far qualche piacere, ancora io, agli uomini e grandi e virtuosi. Con il sopraditto messer Guido godemmo l’amicizia tanti anni, quanto io là soprastetti, gloriandoci spesso insieme che noi imparavamo qualche virtú alle spese di quello cosí grande e maraviglioso principe, ogniun di noi innella sua professione. Io posso dire veramente che quello che io sia, e quanto di buono e bello io m’abbia operato, tutto è stato per causa di quel maraviglioso Re: però rappicco il filo a ragionare di lui e delle mie grande opere fattegli.