Le vite de' più eccellenti pittori, scultori e architettori (1568)/Prima dedica

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Prima dedica

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Nuova dedica Pius Papa Quintus
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ALLO ILLUSTRISSIMO ET ECCELLENTISSIMO

SIGNORE IL SIGNOR COSIMO DE MEDICI

Duca Di Fiorenza


Signore mio Osservandissimo.



OI che la Eccellentia vostra seguendo in cio l’orme degli Illustrissimi suoi progenitori, e da la naturale magnanimità sua incitata, e spinta<,> non cessa di favorire, e d’esaltare ogni sorte di virtù dovunque ella si truovi, e ha spezialmente protezzione dell’arti del disegno, inclinazione a gli artefici d’esse, cognizione, e diletto delle belle, e rare opere loro, penso che non le sarà se non grata questa fatica presa da me di scriver le vite, i lavori, le maniere, e le condizioni di tutti quelli, che essendo gia spente, l’hanno primieramente risuscitate, di poi di tempo in tempo accresciute, ornate, e condotte finalmente a quel grado di bellezza, e di maestà dove elle si truovano a’ giorni d’oggi. E percioche questi tali sono stati quasi tutti Toscani e la piu parte suoi Fiorentini, e molti d’essi da gli Illustrissimi antichi suoi con ogni sorte di premij, e di onori incitati e aiutati a mettere in opera, si può dire che nel suo stato anzi nella sua felicissima casa siano rinate, e per benefizio de’ suoi medesimi abbia il mondo queste bellissime arti ricuperate e che per esse nobilitato, e rimbellito si sia. Onde per l’obligo che questo secolo, queste arti, e questa sorte d’artefici, debbono comunemente a gli suoi, e a lei come erede della virtù loro, e del loro patrocinio verso queste professioni [p. viii modifica]e per quello che le debbo io particularmente per avere imparato da loro, per esserle suddito, per esserle devoto, perche mi sono allevato sotto Ippolito Cardinale de’ Medici, e sotto Alessandro suo antecessore, e perche sono infinitamente tenuto alle felici ossa del Magnifico Ottaviano de’ Medici, dal quale io fui sostentato<,> amato, e difeso mentre che e’ visse; per tutte queste cose dico, e perche da la grandezza del valore, e della fortuna sua verrà molto di favore a quest’opera, e dall’intelligenza ch’ella tiene del suo soggetto meglio che da nessuno altro sarà considerata l’utilità di essa, e la fatica, e la diligenza fatta da me per condurla, mi è parso che a l’Eccellenza Vostra solamente si convenga di dedicarla, e sotto l’onoratissimo nome suo ho voluto che ella pervenga a le mani degli uomini. Degnisi adunque l’Eccellenza Vostra d’accettarla, di favorirla, e se da l’altezza de’ suoi pensieri le sarà concesso, talvolta di leggerla, riguardando alla qualità delle cose che vi si trattano, e alla pura mia intenzione, laquale è stata non di procacciarmi lode come scrittore, ma come artefice di lodar l’industria, e avvivar la memoria di quegli, che avendo dato vita, e ornamento a queste professioni, non meritano che i nomi, e l’opere loro siano in tutto, cosi come erano, in preda della morte, e della oblivione. Oltra che in un tempo medesimo, con l’esempio di tanti valenti uomini, e con tante notitie di tante cose che da me sono state raccolte in questo libro, ho pensato di giovar non poco a’ professori di questi esercizij, e di dilettare tutti gli altri che ne hanno gusto, e vaghezza. Ilche mi sono ingegnato di fare con quella accuratezza, e con quella fede, che si ricerca alla verità della storia, e delle cose che si scrivono. Ma se la scrittura per essere incolta, e cosi naturale com’io [p. ix modifica]favello, non è degna de lo orecchio di Vostra Eccellenzia, ne de’ meriti di tanti chiarissimi ingegni, scusimi quanto a loro, che la penna d’un disegnatore, come furono essi ancora, non ha piu forza di linearli, e d’ombreggiarli. E quanto a lei mi basti che ella si degni di gradire la mia semplice fatica, considerando che la necessità di procacciarmi i bisogni della vita, non mi ha concesso che io mi eserciti con altro mai che co’l pennello. Ne anche con questo son giunto a quel termine, al quale io mi imagino di potere aggiugnere ora che la fortuna mi promette pur tanto di favore, che con piu commodità, e con piu lode mia, e piu satisfazione altrui potrò forse cosi col pennello, come anco con la penna, spiegare al mondo i concetti miei qualunque si siano. Percioche oltra lo aiuto, e la protezzione che io debbo sperar da l’Eccellenza Vostra come da mio Signore, e come da fautore de’ poveri virtuosi, è piaciuto alla divina bontà d’eleggere per suo vicario in terra il santissimo, e beatissimo Iiulio terzo Pontefice Massimo, amatore, e riconoscitore d’ogni sorte virtù, e di queste Eccellentissime, e difficilissime arti spetialmente. Da la cui somma liberalità attendo ristoro di molti anni consumati, e di molte fatiche sparte fino a ora senza alcun frutto. E non pur io, che mi son dedicato per servo perpetuo a la Santità Sua ma tutti gl’ingegnosi artefici di questa età, ne debbono aspettare onore, e premio tale, e occasione d’esercitarsi talmente, che io gia mi rallegro di vedere queste arti, arrivate nel suo tempo al supremo grado della lor perfezzione, e Roma ornata di tanti, e si nobili artefici, che annoverandoli con quelli di Fiorenza che tutto giorno fa mettere in opera l’Eccellenza Vostra spero che chi verrà dopo noi a<v>rà da scrivere la quarta età del mio volume, [p. x modifica]dotato d’altri maestri, d’altri magisterij che non sono i descritti da me, nella compagnia de’ quali io mi vo preparando con ogni studio, di non esser degli ultimi.

In tanto mi contento che ella abbia buona speranza di me, e migliore opinione di quella che senza alcuna mia colpa n’ha forse conceputa. Desiderando che ella non mi lasci opprimere nel suo concetto dell’altrui maligne relazioni, fino a tanto che la vita, e l’opere mie, mostrerranno il contrario di quello che e’ dicono.

Ora con quello animo che io tengo d’onorarla, e di servirla sempre, dedicandole questa mia rozza fatica, come ogni altra mia cosa e me medesimo l’ho dedicato, la supplico che non si sdegni di averne la protezzione, o di mirar almeno a la devotione di chi gliela porge; e alla sua buona grazia raccomandandomi, umilissimamente le bacio le mani.


Di Vostra Eccellenzia umilissimo servitore


Giorgio Vasari pittore Aretino.