Legge regionale Liguria - Piattaforma informatica per i libri di testo scolastici/Relazione all'aula

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Roberta Gasco

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Legge regionale Liguria - Piattaforma informatica per i libri di testo scolastici

Relazione all'aula della proponente consigliere Roberta Gasco

La proposta che mi accingo oggi a presentare all’Assemblea costituisce un’innovazione di notevole respiro per il sistema dell’istruzione in Liguria.

Permettetemi, quindi, di esprimere un ringraziamento alla Giunta, e specificamente, all’Assessore Rossetti, per non aver lasciato cadere l’originaria proposta di legge proveniente da questa opposizione e per non averla avversata aprioristicamente, come spesso accade in una dialettica politica che non ha presente il bene comune.

Grazie all’apertura che abbiamo potuto constatare nella Giunta e nella maggioranza possiamo ora discutere, e - si spera! – approvare, un testo che prende atto che la scuola è cambiata. Che la scuola non è più solo un luogo dove campeggiano le lavagne d’ardesia, i gessetti colorati e i quaderni, più o meno ordinati, degli alunni. Perché può anche sembrare incredibile, ma la realtà è che il sistema normativo regionale è rimasto sino ad ora legato a questa immagine del mondo scolastico: niente computer, niente libri elettronici, niente lavagne elettroniche, niente internet. Niente di niente: solo gessetti e ardesia, carta e penna.

La diversità della realtà da questa rappresentazione legislativa è sotto gli occhi di tutti e non è necessario che spenda neanche un commento per discuterne.

Bisogna riconoscere che, sotto il profilo dell’adeguamento delle norme all’evoluzione tecnologica, la legge statale è stata più “reattiva” di quella regionale, fatte salve, ovviamente, le lodevoli iniziative intraprese da taluni istituti scolastici in forza della loro autonomia istituzionale – che è una cosa ben diversa! Per non dimenticare i termini della questione, infatti, dobbiamo ricordare, ad esempio, che i libri di testo elettronici entrano a far parte della legislazione attraverso l’articolo 5 del decreto legge n. 137 del 2008, nel testo risultante dalla relativa legge di conversione, cioè dalla legge n. 169 del 2008. Scusate: per qualcuno potrà essere fastidioso ricordarlo, ma si tratta di un provvedimento voluto dal Governo Berlusconi e che l’attuale governo ben si guarda dal voler modificare!

Anzi: circa due mesi fa, il 9 febbraio scorso, il Ministero dell’Istruzione, tramite il suo direttore generale, ha ribadito che, a partire dall’anno scolastico 2012-2013, cioè dal prossimo anno scolastico, i libri di testo dovranno essere redatti in forma mista, cioè dovranno essere almeno in parte in formato digitale, oppure integralmente scaricabili da internet.

Questa tempistica evidenzia l’arretratezza del quadro normativo regionale: l’anno scolastico 2012-2013 inizia tra meno di sei mesi e per la Regione Liguria i libri elettronici non esistono ancora.

Esistono solo i gessetti.

E’ già da anni che mi occupo di questo tema, e ora mi viene da pensare che forse avrei avuto più difficoltà a trovare ascolto nella maggioranza se non pendesse la spada di Damocle della norma statale che ho citato poco fa.

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Questa proposta, come dicevo all’inizio, costituisce una pietra miliare – a nostro avviso – del sistema dell’istruzione in Liguria, e, in questo senso, non possiamo che essere assolutamente felici che l’iter della sua approvazione si stia approssimando oggi ad una positiva conclusione. Non possiamo non sottolineare, però, come la nostra proposta originaria fosse profondamente diversa da quella che è oggi all’esame dell’Aula e che è frutto di un intenso lavoro di mediazione con la Giunta regionale.

Vogliamo essere del tutto chiari su un punto focale: la proposta di legge in discussione oggi è un compromesso.

Onorevole, accettabile, complessivamente positivo, ma sempre un compromesso è. Perché noi avevamo in mente qualcosa di molto, molto più incisivo.

Qualcosa che, evidentemente, non possiamo realizzare e che, per senso di responsabilità, mettiamo momentaneamente da parte allo scopo di permettere comunque che l’istruzione in Liguria non affronti le sfide del XXI secolo solo con i “valenti” strumenti del XIX secolo.

La mettiamo da parte, dicevo, ma non ci rassegniamo ad un modello di scuola vecchio, profondamente vecchio, come quello attualmente vigente e che la proposta di legge oggi in discussione riesce a modificare solo in parte; un modello di scuola chiuso alle innovazioni più rivoluzionarie, un modello di scuola timoroso e, tendenzialmente, immobile.

Tanto per non restare nel vago, la nostra proposta originaria prevedeva l’istituzione di una piattaforma informatica regionale, cioè di un ambiente di esecuzione di applicazioni informatiche, deputata a raccogliere i libri di testo in formato elettronico, cioè i cosiddetti “e-book”. Metaforicamente, questa piattaforma potrebbe essere visualizzata come una sorta di “banco” elettronico sui cui sono “posati” i libri elettronici.

Ma, in particolare, ad essere rivoluzionarie sarebbero state le modalità di utilizzazione di tale piattaforma, che sarebbero state veramente uniche. Non tanto dal lato dei possibili utenti, i quali avrebbero potuto scaricare i libri elettronici munendosi di username e password, quanto, piuttosto, dal lato di coloro che avessero voluto depositare i propri libri sulla piattaforma.

Chiunque, infatti, avrebbe avuto tale facoltà semplicemente:

  • autocertificando i propri dati anagrafici e la propria residenza;
  • autocertificando il possesso del diritto di disporre del libro di testo elettronico, anche ai sensi delle norme sul diritto d’autore;
  • manlevando espressamente la Regione da ogni responsabilità inerente alla messa a disposizione al pubblico del libro di testo elettronico;
  • dichiarando che il proprio libro afferisce a una o più discipline scolastiche o universitarie.

Sui docenti e sugli Istituti scolastici sarebbe poi ricaduto il compito di indicare i libri agli alunni e agli studenti, i quali avrebbero scaricato gli stessi dalla piattaforma.

Ogni fruitore dei libri di testo avrebbe potuto segnalarne i punti di forza e i difetti, ogni docente avrebbe avuto a disposizione una scelta potenzialmente indeterminata di testi, ogni studioso avrebbe avuto la possibilità di esporre le proprie riflessioni e di metterle a disposizione della comunità degli studenti e dei docenti.

Il nostro parametro di riferimento era evidentemente il grandioso successo internazionale di Wikipedia: una forma di divulgazione della conoscenza basata sulla condivisione delle informazioni.

Ci siamo chiesti: per quale motivo non dovrebbe essere possibile permettere di utilizzare un libro di testo per ogni singolo argomento di cui si compone il programma di studio? Perché non si dovrebbe lasciare agli studiosi la possibilità di porre liberamente a disposizione a docenti e a studenti il frutto delle proprie riflessioni?

Ecco: la nostra proposta di legge voleva rispondere proprio a queste domande e contribuire a superare il paradigma di un’istruzione basata strettamente su una conoscenza calata dall’alto, con la paterna approvazione di uno stato che ci dice cosa imparare, quando e come. E tutto ciò, si badi bene, con un plausibile ulteriore risparmio nelle spese per l’istruzione delle famiglie e dello Stato.

Con un po’ di fiducia – finalmente! – nella capacità di un sistema comunitario di auto-organizzarsi e auto-orientarsi, almeno nella sua gran parte.

Certo: si sarebbero dovuti tener presente alcuni aspetti prettamente legali riferiti alle responsabilità che, ai sensi della normativa sulla stampa, anche la Regione avrebbe potuto avere, ma, in buona parte, le obiezioni sarebbero state superabili.

A ciò si aggiungeva anche la fornitura di lettori di e-book, cioè dei cosiddetti “e-reader”, nonché delle lavagne interattive multimediali (spesso conosciute con l’acronimo di “LIM”), ovviamente nei limiti previsti dalle ristrettezze del bilancio e tramite i risparmi che si sarebbero potuti ottenere: meglio fornire una volta per tutte i lettori dei libri elettronici che continuare un’estenuante battaglia per contenere i costi dei libri di testo!

Ecco: noi non ci fermeremo a ciò che è la proposta di legge oggi in discussione e che mi accingo ad illustrare. Noi vogliamo andare ben oltre e, in questo senso, cercheremo di intervenire anche sul quadro normativo statale.

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Dopo questa premessa, che si è resa necessaria per spiegare la genesi di quanto ora viene sottoposto all’approvazione da parte dell’Aula, mi sembra possibile entrare nel dettaglio della proposta di legge in esame.

E’ bene innanzitutto ricordare che la tutela del diritto allo studio, garantita dagli articoli 33 e 34 della Costituzione, chiama in causa direttamente il ruolo della Regione, la quale, com’è ampiamente noto, ha competenza concorrente nella materia dell’istruzione. La presente proposta di legge regionale vuole sfruttare l’evoluzione tecnologica permettendo alla Regione di porre in essere interventi a favore della diffusione delle nuove tecnologie in ambito scolastico.

Alla base del progetto sta una riflessione semplice. La scelta e l’adozione dei libri di testo comporta almeno tre questioni che coinvolgono contestualmente studenti e docenti. In primo luogo, i libri scolastici costano: sia quando paga lo Stato sia quando pagano le famiglie.

In secondo luogo, i libri scolastici pesano: e ciò può pregiudicare il corretto sviluppo muscolare e scheletrico dei bambini e dei ragazzi.

In terzo luogo, i libri sono fatti di carta: siccome la maggior parte dei testi non utilizza carta riciclata, la stampa ha un impatto ecologico non indifferente.

Ebbene: la diffusione delle nuove tecnologie nella scuola potrebbe contribuire a limitare significativamente la portata di queste tre problematiche.

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Più specificamente, la proposta in esame – tramite i suoi articoli 3 e 4 – permetterà alla Regione di compiere svariati interventi a favore dello sviluppo della digitalizzazione del procedimento di apprendimento e delle infrastrutture scolastiche: in termini semplici, le strutture regionali, e in particolare la Giunta, avranno ora la base giuridica appropriata per poter collaborare con gli istituti scolastici e con il Ministero e, quindi, per ricoprire il ruolo di attori nell’ambito dell’introduzione delle nuove tecnologie nella didattica.

Entrando maggiormente nel dettaglio, il progetto riprende il concetto di piattaforma elettronica: la Regione avrà la corretta base giuridica per stipulare convenzioni al fine di utilizzare in modo innovativo la piattaforma “e-learning”, presente nel portale “Giovaniliguria”. Il punto va rimarcato con attenzione: vorrei sapere quanti conoscono che già adesso la Regione possiede una piattaforma elettronica utilizzabile per fini di istruzione. Ebbene: dubito fortemente che ciò sia di dominio realmente pubblico!

Di fatto abbiamo una risorsa regionale inutilizzata o comunque fortemente sotto-utilizzata: sono soldi pubblici spesi evidentemente male!

Guardate che il contenimento della spesa pubblica non si ottiene solo attraverso tagli, ma anche mediante un più razionale ed efficiente utilizzo delle risorse esistenti. Ora: come abbiamo accennato, attraverso gli accordi con le scuole e, eventualmente, anche tutti gli altri enti pubblici o privati, tale piattaforma potrà essere usata anche per mettere a disposizione degli studenti e dei docenti liguri il materiale didattico e il software a matrice libera e non proprietaria.

Non è proprio il nostro intendimento originario – lo ribadisco: noi avremmo voluto che i libri di testo fossero liberamente scaricabili dalla piattaforma regionale – ma è certamente qualcosa di positivo e di apprezzabile! Per capirci: le dispense (anche universitarie), gli appunti, gli eventuali programmi informatici creati a scuola, potranno essere condivisi e diffusi attraverso questa piattaforma regionale. E’ di certo un primo importante passo verso un nuovo modello di scuola, verso il modello di scuola che s’imporrà in questo secolo. Inoltre, questa proposta di legge fornisce alla Regione la corretta base giuridica per poter intervenire a sostegno sia delle scuole sia di ogni organismo formativo affinché questi possano accedere a piattaforme informatiche di tutti i tipi: nazionali, locali o anche createsi tramite reti scolastiche.

Il progetto di legge in discussione, però, si occupa anche dei due strumenti didattici che già erano tra gli oggetti principali della nostra proposta originaria, cioè del libro elettronico e delle lavagne interattive multimediali. Lo fa in un modo che, effettivamente, è condivisibile in pieno e costituisce il punto più raffinato ed elevato della mediazione dalla quale scaturisce il testo in esame.

Per quanto riguarda i lettori di libri elettronici la Regione potrà ora stipulare specifici accordi per diffondere tali strumenti tramite l’utilizzazione delle risorse finanziarie dedicate alla promozione del diritto allo studio: ciò permetterà di realizzare non solo forme di collaborazione tra enti pubblici, in base alle rispettive competenze, ma anche ipotizzare e porre in essere forme di collaborazione con fondazioni e altri privati. Ciò che è fondamentale è che finalmente la Regione concepirà la diffusione dei lettori di libri elettronici quale priorità nell’ambito dei compiti che la Costituzione le affida in campo di istruzione e di ricerca scientifica.

Per quanto riguarda le lavagne elettroniche multimediali (LIM) la proposta in esame giunge a menzionare esplicitamente un obiettivo importante: equipaggiare ogni aula ligure con lavagne interattive o con supporti equivalenti.

Sempre in materia di diffusione di strumenti elettronici nelle scuole, la legge contiene anche uno spunto particolare: la Regione potrà sostenere la diffusione di qualunque supporto tecnologico finalizzato alla didattica digitale. Si tratta di una clausola “aperta”, come si dice nel mondo del diritto, cioè una norma che sarà pienamente utilizzabile anche tra molti anni, quando vi saranno strumenti e tecniche che ora, magari non immaginiamo nemmeno. Ebbene: anche in quel caso, la Regione avrà la corretta base giuridica per delineare forme di intervento e di sviluppo di tecnologie ad oggi sconosciute.

D’altra parte, se ci pensiamo bene, chi di noi poteva pensare trenta o quarant’anni fa, che si sarebbe giunti proprio a quegli specifici strumenti costituiti dal libro digitale e dal relativo lettore, nonché dalla lavagna interattiva?

La tecnologia nella scuola, però, non significa solo nuovi metodi di insegnamento e nuovi percorsi di apprendimento, ma anche nuove possibilità di inclusione e di sostegno per alunni con problematiche specifiche: portatori di handicap, ospedalizzati, o anche stranieri. Ebbene: la proposta di legge in esame fornirà l’adeguata base giuridica affinché la Regione, nell’abito delle risorse disponibili, possa delineare interventi finalizzati ad utilizzare le nuove tecnologie per ridurre lo svantaggio nell’apprendimento.

Un breve inciso. Tramite gli e-reader vi è la possibilità di scaricare (anche gratuitamente) interi dizionari: così, quando poi si legge un testo in lingua straniera e non si conosce il significato di un vocabolo, basta solo evidenziare tale parola (cioè, molto semplicemente, passarvi sopra il dito) e si può leggerne il significato in un’apposita finestra che appare sull’e-reader. In altri termini: l’e-reader fa interagire il testo con il dizionario scaricato.

E’ sufficiente menzionare questa caratteristica concreta per far comprendere come la diffusione di queste tecnologie innovative in campo scolastico possa costituire un supporto decisivo nell’aiuto ad alunni svantaggiati: specificamente in riferimento a studenti stranieri, magari appena giunti in Italia e quindi ancora privi di un lessico sufficiente ad assicurare loro un proficuo apprendimento delle materie scolastiche.

Tra l’altro, sempre per quanto riguarda gli e-reader, bisogna ricordare che questi possono essere usati anche da studenti e docenti con problemi di vista.

Infatti, non si tratta delle tavolette elettroniche retro-illuminate – i cosiddetti “tablet”, come l’I-pad -, ma supporti specifici per la lettura di libri, privi di retroilluminazione e dotati di inchiostro elettronico. Gli schermi dei normali computer e dei “tablet”, infatti, comportano un notevole affaticamento della vista dovuto sia alla retroilluminazione sia al fatto che l’immagine scaturisce da un costante e velocissimo aggiornamento dei pixel.

Il risultato è davanti ai nostri occhi – è proprio il caso di dirlo - tutti i giorni: dopo qualche ora di lavoro al terminale, i nostri occhi sono stanchi e per questo molte volte preferiamo stampare un documento piuttosto che leggerlo sul computer.

Ecco, tutto ciò non accade per i lettori di libri elettronici, i quali, come accennato, non sono retroilluminati e presentano immagini ferme, fornite tramite un inchiostro elettronicamente polarizzato. Di fatto, il risultato per il lettore è quello di aver davanti un foglio di carta.

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A parte ciò, la proposta di legge in discussione affronta un altro punto veramente importante: il sostegno alla formazione del personale chiamato ad utilizzare gli strumenti elettronici in ambito scolastico.

Spesso viene eccepito che il personale della scuola sia restio all’uso di nuove tecnologie. Ora, a parte il fatto che la mia esperienza nelle scuole della regione mi ha permesso di vedere come ciò non sia vero e come, invece, i nostri insegnanti dimostrino un atteggiamento di lodevole apertura e di interesse verso le nuove tecnologie, la proposta di legge in esame prende atto che sia effettivamente necessario immaginare percorsi formativi per coloro che saranno poi chiamati a svolgere la propria attività lavorativa tramite le nuove tecnologie.

D’altra parte – permettetemi! – non si può pretendere che un insegnante, magari entrato in ruolo trent’anni fa, debba trasformarsi, dalla sera alla mattina, in un perfetto utente di libri elettronici e di lavagne interattive! In forza di questo progetto di legge, invece, la Regione avrà finalmente l’opportuna base giuridica per porre in essere le iniziative formative di cui emergerà il bisogno.

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Vi sono poi due punti, affrontati dalla proposta in esame, che non si riferiscono specificamente ai nuovi strumenti della didattica, ma che comunque, molto opportunamente, abbiamo deciso di inserire, anche a seguito di un corretto suggerimento proveniente dalla Giunta.

Il primo si riferisce alla diffusione della banda larga: l’articolo 3, comma 1, lett. c), del progetto in discussione impone alla Regione di emanare indirizzi a Comuni e Province affinché tali enti (che attualmente hanno in carico il patrimonio edilizio scolastico) adeguino le strutture, le infrastrutture e le attrezzature scolastiche alla prevista estensione globale della connettività a banda larga. In effetti sarebbe ben curioso che si riuscisse a diffondere gli e-book e le lavagne interattive, ma si restasse ancorati ad un accesso ad internet a 56K o simili, esattamente come accadeva negli Anni Novanta!

Il secondo punto è relativo alla sicurezza sulla rete, argomento che, come si sa, è sempre di scottante attualità.

Di certo esula dai compiti della Regione quello di reprimere gli abusi che possono essere commessi su internet, e che spesso hanno risvolti penali anche molto gravi. Certamente, però, la Regione può fare in modo che nelle scuole si svolgano iniziative che attirino l’attenzione dei giovani sul fatto che il web può sembrare un mondo interamente virtuale, ma è invece un mondo in cui si possono danneggiare altre persone e commettere fatti molto gravi. La Regione, attraverso questa proposta, si dota finalmente della base giuridica necessaria per collaborare con tutte le istituzioni che contrastano il fenomeno della criminalità informatica in ogni sua manifestazione.

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La proposta in esame delinea un modello di sviluppo della scuola, cerca di adeguarvisi e, allo stesso tempo, di fornire gli strumenti necessari per favorirla.

Vi è evidentemente un rischio: quello di aver scritto e – si spera! – approvato un testo di legge, ma di non verificare successivamente quale sia lo stato di sviluppo della materia. E’ un rischio molto diffuso nel procedimento legislativo contemporaneo, in cui si norma per obiettivi, per scopi, ma poi ci si disinteressa (a volte anche per impossibilità materiale!) di quanto le disposizioni siano adeguate al raggiungimento di questi scopi.

Ebbene: la proposta in esame cerca di affrontare questo tema in due modi diversi e complementari tra loro.

In primo luogo, l’articolo 3, comma 1, lettera i), del progetto prevede che la Regione abbia il compito di controllare l’ubicazione e l’effettivo funzionamento di classi a didattica digitale, il livello di uso dei supporti multimediali e il livello di dematerializzazione raggiunto nell’uso dei libri di testo, nonché del rispetto delle condizioni di sicurezza e regolarità con cui gli allievi ed il personale realizzano la didattica digitale in classe.

Secondariamente, l’articolo 6 istituisce un Comitato di pilotaggio sulla diffusione delle tecniche digitali nei processi educativi. Abbiamo avuto varie perplessità nel creare l’ennesimo comitato, che si andrà a sommare a innumerevoli organi para-rappresentativi e para-tecnici la cui reale utilità è tutta da dimostrare. Bisogna ammettere che non abbia del tutto torto il simpatico adagio secondo il quale in Italia, quando non si vuole fare niente si istituisce una commissione! D’altra parte, queste forti perplessità sono state superate proprio in considerazione del fatto che qualcuno debba pur controllare l’efficacia delle nuove disposizioni, e che, in fondo, qualcuno debba pur dare alla Regione le informazioni e i dati utili per poter delineare i propri interventi futuri.

Paradossalmente, per impedire la retorica dell’istituzione dell’ennesimo comitato si rischierebbe di cadere nella ben più dannosa retorica della norma priva di qualunque controllo ex post sulla propria efficacia. Dalla retorica del comitato alla retorica della disposizione solo declamata! Non sarebbe un gran passo in avanti!

Si è quindi optato per un organismo tecnico, composto da sette membri in rappresentanza di tutti i soggetti che sono coinvolti nella rete dell’istruzione in Liguria, ma con un limite ben preciso: i membri del Comitato non hanno diritto ad alcun emolumento o rimborso spese, comunque qualificato o denominato.


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Una nota conclusiva. Abbiamo in qualche modo toccato – ora – il punto dei soldi: è bene precisare che la presente proposta di legge verrà finanziata per l’anno in corso con una cifra molto bassa perché il preventivo per il 2012 era già ovviamente stato approvato e questi ulteriori stanziamenti non erano stati logicamente immaginati.

Come ci ha potuto rassicurare l’Assessore Rossetti, però, dall’anno prossimo il finanziamento anche degli interventi di cui alla presente legge entrerà a pieno titolo nella legge di bilancio e sarà considerato una priorità dalla Giunta.

Ecco: noi, dall’opposizione, vigileremo affinché questa legge riceva di anno in anno i finanziamenti congrui. Per evitare che queste norme innovative restino solo belle parole!