Lettere (Machiavelli)/Lettera I a Francesco Guicciardini

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Lettera a Francesco Guicciardini

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Lettera a Francesco Guicciardini
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Magnifico Domino Francisco de Guicciardinis J. V. doctori Mutinae Regiique gubernatori dignissimo suo plurimum honorando.

Magnifice vir, major observandissime. Io ero in sul cesso quando arrivò il vostro messo, et appunto pensavo alle stravaganze di questo mondo, et tutto ero volto a figurarmi un predicatore a mio modo per a Firenze, et fosse tale quale piacesse a me, perché in questo voglio essere caparbio come nelle altre oppinioni mie. Et perché io non mancai mai a quella repubblica, dove io ho possuto giovarle, che io non l'habbi fatto, se non con le opere, con le parole, se non con le parole, con i cenni, io non intendo mancarle anco in questo. Vero è che io so che io sono contrario, come in molte altre cose, all'oppinione di quelli cittadini: eglino vorrieno un predicatore che insegnasse loro la via del Paradiso, et io vorrei trovarne uno che insegnassi loro la via di andare a casa il diavolo; vorrebbono appresso che fosse huomo prudente, intero, reale, et io ne vorrei trovare uno più pazzo che il Ponzo, più versuto che fra Girolamo, più ippocrito che frate Alberto, perché mi parrebbe una bella cosa, et degna della bontà di questi tempi, che tutto quello che noi habbiamo sperimentato in molti frati, si esperimentasse in uno; perché io credo che questo sarebbe il vero modo ad andare in Paradiso: inparare la via dello Inferno per fuggirla. Vedendo, oltre di questo, quanto credito ha un tristo che sotto il mantello della religione si nasconda, si può fare sua coniectura facilmente, quanto ne harebbe un buono che andasse in verità et non in simulatione, pestando i fanghi di S. Francesco. Parendomi adunque la mia fantasia buona, io ho disegnato di torre il Rovaio, et penso, che se somiglia i fratelli et le sorelle, che sarà il caso. Harò caro che, scrivendomi altra volta, me ne diciate la oppinione vostra.

Io sto qui ozioso, perché io non posso esequire la commessione mia insino che non si fanno il generale et i diffinitori, et vo rigrumando in che modo io potessi mettere infra loro tanto scandolo che facessino, o qui o in altri luoghi, alle zoccolate; et se io non perdo il cervello, credo che mi habbia a riuscire; et credo che il consiglio et l'aiuto di vostra signoria gioverebbe assai. Pertanto, se voi venissi insin qua sotto nome di andarvi a spasso, non sarebbe male, o almanco scrivendo mi dessi qualche colpo da maestro; perché se voi ogni dì una volta mi manderete un fante a posta per questo conto, come voi havete fatto hoggi, voi farete più beni: l'uno, che voi mi alluminerete di qualche cosa a proposito; l'altro, che voi mi farete più stimare da questi di casa, veggendo spesseggiare gli avvisi. Et sovvi dire che alla venuta di questo balestriere con la lettera et con uno inchino sino in terra, et con il dire che era stato mandato a posta et in fretta, ognuno si rizzò con tante riverenze et tanti romori, che gli andò sottosopra ogni cosa, et fui domandato da parecchi delle nuove; et io, perché la riputatione crescesse, dissi che lo imperadore si aspettava a Trento, et che li Svizzeri haveano indette nuove diete, et che il re di Francia voleva andare ad abboccarsi con quel re, ma che questi suoi consiglieri ne lo sconsigliano; in modo che tutti stavano a bocca aperta et con la berretta in mano; et mentre che io scrivo ne ho un cerchio d'intorno, et veggendomi scrivere a lunga si maravigliano, et guàrdommi per spiritato; et io, per farli maravigliare più, sto alle volte fermo su la penna, et gonfio, et allhotta egli sbavigliano; che se sapessino quel che io vi scrivo, se ne maraviglierebbono più. Vostra Signoria sa che questi frati dicono, che quando uno è confermato in grazia, il diavolo non ha più potentia di tentarlo. Così io non ho paura che questi frati mi appicchino lo ippocrito, perché io credo essere assai ben confermato.

Quanto alle bugie de' Carpigiani io ne vorrò misura con tutti loro, perché è un pezzo che io mi dottorai di qualità che io non vorrei Francesco Martelli per ragazzo; perché, da un tempo in qua, io non dico mai quello che io credo, né credo mai quel che io dico, et se pure e' mi vien detto qualche volta il vero, io lo nascondo fra tante bugie, che è difficile a ritrovarlo.

A quel governatore io non parlai, perché, havendo trovato alloggiamento, mi pareva il parlarli superfluo. Bene è vero che stamani in chiesa io lo vagheggiai un pezzo, mentre che lui stava a guardare certe dipinture. Parvemi il caso suo bene foggiato, et da credere che rispondesse il tutto alla parte, et che fosse quello che paresse, et che la telda non farneticasse, in modo che se io havevo allato la vostra lettera, io facevo un bel tratto a pigliarne una secchiata. Pure non è rotto nulla, et aspetto domani da voi qualche consiglio sopra questi mia casi et che voi mandiate un di codesti balestrieri, ma che corra et arrivi qua tutto sudato, acciò che la brigata strabilii; et, così faccendo, mi farete honore, et anche parte cotesti balestrieri faranno un poco di esercizio, che per i cavalli in questi mezzi tempi è molto sano. Io vi scriverrei ancora qualche altra cosa, se io volessi affaticare la fantasia, ma io la voglio riserbare a domani più fresca che io posso. Raccomandomi alla Signoria Vostra, quae semper ut vult valeat

In Carpi, addì 17 di Maggio 1521.

Vester obs.mo Niccolò Machiavelli oratore a' Fra' Minori