Lettere (Machiavelli)/Lettera VIII a Francesco Guicciardini

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Lettera a Francesco Guicciardini

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Lettera a Francesco Guicciardini
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Niccolò Machiavelli a messer Francesco Guicciardini.

Signor Presidente. Io non mi ricordo mai di V. Sig. (che me ne ricordo ad ogni hora) che io non pensi in che modo si potesse fare che voi ottenessi il desiderio vostro di quella cosa che io so che intra le altre più vi prieme; et in fra i molti ghiribizzi che mi sono venuti per l'animo, ne è stato uno il quale io ho deliberato di scrivervi, non per consigliarvi, ma per aprirvi uno uscio, per il quale meglio che ogn'altro saprete camminare. Filippo Strozzi si truova carico di figlioli et di figliole, et come e' cerca a' figlioli di fare honore, così gli pare conveniente di honorare le figliole, et pensò anche egli, sì come tutti i savii pensono, che la prima havesse a mostrare la via alle altre. Tentò, in fra gli altri giovani, di darla a un figliolo di Giuliano Capponi con 4000 fiorini di dote; dove egli non trovò riscontro, perché a Giuliano non parve di farlo; onde che Filippo disperatosi di potere da sé medesimo far cosa buona, se già egli non andava con la dote in lato che egli non vi si potesse dipoi mantenere, ricorse al papa per favori et aiuti, et per suo indirizzo mosse la pratica con Lorenzo Ridolfi, et la concluse con fiorini 8000 di dote, ché quattromila ne paga il papa, et quattromila egli. Pagolo Vettori, volendo fare un parentado honorevole, né gli bastando la vista a potere dare tanta dote che bastasse, ricorse ancora egli al papa, et quello, per contentare Pagolo, vi misse con la autorità 2000 ducati del suo.

Presidente mio, se voi fosse il primo che havesse a rompere questo diaccio per caminare per questo verso, io sarei uno di quelli che per avventura andrei adagio a consigliarvi che voi ci entrassi; ma, havendo la via innanzi fattavi da due huomini, che per qualità, per meriti et per qualunque altra humana consideratione non vi sono superiori, io sempre consiglierò che voi animosamente et senza alcuno rispetto facciate quello che hanno fatto eglino. Filippo ha guadagnato con i papi centocinquanta-mila ducati, et non ha dubitato di richiedere il papa che lo sovvenga in quella necessità; molto meno havete a dubitar voi che non havete guadagnato ventimila. Pagolo è stato sovvenuto infinite volte et per infinite vie, non di ufficii, ma di danari proprii, et dipoi, senza rispetto, ha richiesto il papa lo sovvenga in quello suo bisogno; molto meno rispetto dovete havere voi a farlo, che non con carico, ma con honore et utile del papa siate stato aiutato. Io non voglio ricordarvi né Palla Rucellai, né Bartolomeo Valori, né moltissimi altri, che dalla scarsella del papa sono stati ne' loro bisogni aiutati, i quali esempli voglio che vi faccino audace al dimandare, et confidente ad ottenere le domande. Pertanto, se io fossi nel grado vostro, io scriverrei una lettera al vostro agente a Roma, che la leggesse al papa, o io la scriverrei al papa, et fareila presentare dallo agente, et a lui segretamente ne manderei copia, et gli inporrei vedessi di trarre di quella la risposta. Vorrei che la lettera contenesse come voi vi siete affaticato dieci anni per accquistare honore et utile, et che vi pare assai bene in l'una et l'altra cosa havere a tal desiderio satisfatto, ancora che con disagi et pericoli vostri grandissimi, di che voi ne ringraziate Iddio prima, et dipoi la felice memoria di papa Lione, et la sua Santità, da i quali voi il tutto ricognoscete. Vero è che voi sapete benissimo che se gli huomini fanno dieci cose honorevoli, et dipoi mancono in una, maxime quando quella una è di qualche inportanza, quella ha forza di annullare tutte le altre; et perciò, parendovi in molte cose havere adempiuto le parti di uno huomo dabbene, vorresti non mancare in alcuna; et fatto un simil preambulo, io gli mostrerrei quale è lo stato vostro, et come vi trovate senza figlioli maschi, ma con 4 femmine, et come vi pare tempo di maritarne una; la quale, quando voi non maritiate in modo che questo partito corresponda alle altre inprese vostre, vi parrà non havere mai operato cosa alcuna di bene. Et mostrato dipoi che a questo vostro desiderio non si oppone altro che i cattivi modi et le perverse usanze de' presenti tempi, sendo la cosa ridotta in termine, che quanto un giovane è più nobile et più ricco, posposte tutte le altre considerationi, maggior dota vuole; anzi, quando non la habbino grande et fuori di ogni misura, se lo reputano a vergogna; tanto che voi non sapete in che modo vi vincere questa difficultà, perché, quando voi dessi tremila fiorini, sarebbe insino a dove voi potessi aggiugnere, et sarebbe tanto che quattro figliuole se ne portebbono dodicimila, che è tutto l'utile fatto ne' pericoli et affanni vostri: né potendo ire più alto, voi cognoscete questa essere una mezza dote di quelle che vogliono costoro; donde che, per unico rimedio, voi havete preso animo di fare quello che i maggiori amici suoi, intra i quali voi vi reputate, hanno fatto, cioè di ricorrere per favore et aiuto alla sua Santità, non potendo credere che quello che gli ha fatto ad altri e' nieghi a voi. Et qui gli scoprirrei qual giovane voi havessi in disegno et come voi sapete che la dote et non altro vi guasta; et perciò conviene che sua S.tà vinca questa difficultà; et qui strignerlo et gravarlo con quelle più efficaci parole che voi saprete trovare, per mostrarli quanto voi stimiate la cosa; et credo certo che se la è trattata a Roma in quel modo si può, che vi sia per riuscire. Pertanto non mancate a voi medesimo, et se il tempo et la stagione lo comportasse, vi conforterei a mandarci a questo effetto Girolamo vostro, perché il tutto consiste in domandare audacemente, et mostrare mala contentezza non ottenendo; et i principi facilmente si piegano a far nuovi piaceri a quelli a chi eglino hanno fatto de' vecchi, anzi temono tanto, disdicendo, di non si perdere i benefitii passati, che sempre corrono a fare de' nuovi, quando e' sono domandati in quel modo che io vorrei che voi domandassi questo. Voi siete prudente, etc.

Il Morone ne andò preso, et il ducato di Milano è spacciato; et come costui ha aspettato il cappello, tutti gli altri prìncipi l'aspetteranno, né ci è più rimedio. Sic datum desuper.


Veggio d'Alagna tornar lo fiordaliso

et nel vicario suo, etc.

Nosti versus, cetera per te ipsum lege. Facciamo una volta un lieto carnesciale, et ordinate alla Barbera uno alloggiamento tra quelli frati, che, se non inpazzano, io non ne voglio danaio, et raccomandatemi alla Maliscotta, et avvisate a che porto è la commedia, et quando disegnate farla.

Io hebbi quello augmento insino in cento ducati per la Historia. Comincio hora a scrivere di nuovo, et mi sfogo accusando i principi, che hanno fatto tutti ogni cosa per condurci qui. Valete.

Niccolò Machiavelli historico, comico et tragico