Lettere (Machiavelli)/Lettera VII a Francesco Vettori

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Lettera a Francesco Vettori

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Lettera a Francesco Vettori
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Magnifico oratori Fr. Victorio apud Sommum Ponteficem.

Romae.

Magnifico oratore. Io vi scrissi più settimane fa in risposta di un discorso vostro circa la triegua fatta in tra Francia e Spagna. Non ho dipoi hauto vostre lettere, né io ve ne ho scritte, perché intendendo come voi eri per tornare, aspettavo di parlarvi a bocca. Ma intendendo hora che il ritorno vostro è raffreddo e che voi siate per avventura per istare qualche di costà, mi è parso di rivisitarvi con questa lettera, e ragionarvi con quella tutte quelle cose che io vi ragionerei se voi foste qua. E benché a me convenga scagliare, per essere discosto da segreti e dalle faccende, tamen non credo possa nuocere alcuna openione che io habbi delle cose, né a me, dicendola a voi, né a voi, udendola da me.

Voi havete veduto che successo ha hauto per hora l'impresa che Francia ha fatto in Italia, quale è suta contraria a tutto quello che si credeva, overo si temeva per il più; e puossi questo evento connumerare in tra le altre grandi felicità, che ha havute la S.tà del papa e quella magnifica casa. E perché io credo che l'ufizio di un prudente sia in ogni tempo pensare quello li potessi nuocere e prevedere le cose discosto, e il bene favorire, e al male opprsi a buon'ora, mi son messo nella persona del papa, e ho esaminato tritamente quello di che io potrei temere adesso, e che rimedi ci farei, i quali io vi scriverrò, rimettendomi a quel discorso di coloro, che lo possono fare meglio di me, per intendere le cose più appunto.

A me parrebbe, se io fussi il pontefice, stare tutto fondato in sulla fortuna, in sino a tanto che non si fosse fatto uno accordo, per il quale le armi si havessino a posare o in tutto o in maggior parte. Né mi parrebbe essere sicuro degli Spagnuoli, quando in Italia loro havessino meno rispetti che non hanno ora; né sicuro de' Svizzeri, quando non havessino havere rispetto a Francia o a Spagna; né di alcuno altro che fusse prepotente in Italia. Così, per adverso, non temerei di Francia, quando e' si stesse al di là dei monti, o quando e' ritornasse in Lombardia d'accordo meco. E pensando al presente a le cose dove le si truovono, io dubiterei di un nuovo accordo, come di una nuova guerra. Quanto alla guerra che mi facessi ritornare in quelli sospetti, ne' quali si era pochi dì sono, non ci è per hora altro dubbio, se non Francia havesse una gran vittoria con li Inghilesi. Quanto allo accordo, sarebbe quando Francia accordasse con Inghilterra o con Spagna sanza me. E pensando io come l'accordo d'Inghilterra sia facile o no, e così quello di Spagna, giudico se quello d'Inghilterra fosse difficile, questo di Spagna esser possibile e ragionevole; e se non ci si ha l'occhio, temo assai che insperato e' non giunga altrui addosso, come giunse la triegua infra loro. Le ragioni che mi muovono son queste. Io credetti sempre e credo che a Spagna piacesse e piaccia vedere il re di Francia fuora di Italia, ma quando con l'armi sue, e con la reputazione sua propria elli lo potesse cacciare, né credetti mai, né credo che quella vittoria, che anno i Svizzeri hebbono con Francia, li sapesse al tutto di buono. Questa mia opinione è fondata in sul ragionevole, per rimanere il papa e i Svizzeri in Italia troppo potenti; ed in su qualche ritratto d'onde io ho inteso che Spagna si dolse anco del papa, parendoli che elli havesse dato ai Svizzeri troppa autorità, e tra le ragioni che gli fecero fare triegua con Francia, credo che fosse questa. Hora se quella vittoria prima li dispiacque, questa seconda che hanno hauta gli Svizzeri credo li piaccia meno, perché e' vede sé essere in Italia solo, vedeci i Svizzeri con reputazione grande, vedici un papa giovine, ricco e ragionevolmente desideroso di gloria, e di non fare meno prova di sé che habbino fatto i suoi antecessori, vedelo con fratelli e nipoti senza stato; deve pertanto ragionevolmente temere di lui, che accosrandosi con Svizzeri, e' non li sia tolto il suo; né ci si può vedere molti ostacoli, quando il papa lo volesse fare. E lui non ci può provvedere più sicuramente, che fare accordo con Francia, dove facilmente si guadagnerebbe Navarra, e darebbe a Francia uno stato difficile a tenere per la vicinità de' Svizzeri; e alli Svizzeri torrebbe l'adito di potere passare facilmente in Italia; ed al papa quella comodità di potersi valere di loro; il quale accordo, trovandosi Francia nei termini si truova, doverrebbe essere, non che rifiutato, ma cerco da lui.

Pertanto se io fussi il pontefice, o giudicando che questo potesse intervenire, io vorrei o sturbarlo, o esserne capo; e pare a me che le cose si truovino in termine che facilmente si potesse concludere una pace tra Francia e Spagna, papa e Viniziani. Io non ci metto né Svizzeri, né lo Imperadore, né Inghilterra, perché io giudico che Inghilterra sia per lasciarsi governare da Spagna; né veggo come lo Imperadore possa esser d'accordo con i Viniziani o come Francia possa convenire con li Svzzeri; e però io lascio costoro, e piglio quelli dove l'accordo è più sperabile; e parrebbemi che tale accordi facessi assai per tutti quattro costoro; perché a' Viniziani dovrebbe bastare godere Verona, Vicenza, Padova e Trevigi; al re di Francia la Lombardia; al papa il suo; e a Spagna il reame. Ed a condurre questo si farebbe solum ingiuria ad un duca di Milano pasticcio, e a Svizzeri e all'Imperadore, i quali si lascerebbono addosso a Francia, e a lui per guardarsi da loro harebbe semp're a tenere la corazza indosso, il che farebbe che tutti gli altri sarebbono sicuri di lui, e gli altri guarderebbono l'un l'altro. Pertanto io veggo in questo accordo sicurtà grande e facilità, perché intra loro sarebbe una comune paura de' Tedeschi che sarebbe la mastice che li terrebbe appiccati insieme, né sarebbe tra loro cagione di querele, se non ne' Veneziani, che harebbono pazienzia.

Ma, pigliandola per altra via, io non vi veggo sicurtà veruna; perché io sono d'opinione, e non me ne credo ingannare, che poiché il re di Francia sarà morto, e' penserà all'impresa di Lombardia, e questo sarà sempre cagione di tenere l'armi fuora; senza che io credo che Spagna la calerà a questi altri in ogni modo; e se la prima vittoria de' Svizzerili fece fare triegua, questa seconda li farà far pace, né stimo pratiche che tenga, né cose che dica, né promesse che faccia; la quale pace, quando la facesse, sarebbe pericolosissima, facendola senza partecipazione di altri. Valete.

Florentiae, die 20 Iunii 1513.

Niccolò Machiavelli.