Lettere (Machiavelli)/Lettera XVIII a Francesco Vettori

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Lettera a Francesco Vettori

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Lettera a Francesco Vettori
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Magnifico oratori florentino Francisco Victorio apud Summum Pontificem.

Rome.

Magnifico oratore. Io ricevei due vostre lettere essendo in villa, dove con la mia brigata mi truovo, che me le mandò Donato da parte del Brancaccio. Feci a quelle quella risposta mi parve conveniente, et circa a' miei casi privati, et circa lo amore vostro et le altre cose. Ma venendo dua dì sono in Firenze, io le sdimenticai, di modo che, parendomi fatica a riscriverle, ve le manderò un'altra volta. Et per hora vi scriverrò questa, acciò che sappiate che le vostre sono arrivate salve; et brevemente vi dirò come io non sono venuto costì, tenuto da quelle cagioni che voi hora mi chiarite, le quali mi intendevo prima per me stesso.

Starommi dunque così tra' miei pidocchi, senza trovare huomo che della servitù mia si ricordi, o che creda che io possa essere buono a nulla. Ma egli è impossibile che io possa stare molto così, perché io mi logoro, et veggo, quando Iddio non mi si mostri più favorevole, che io sarò un dì forzato ad uscirmi di casa, et pormi per ripetitore o cancelliere di un connestabole, quando io non possa altro, o ficcarmi in qualche terra deserta ad insegnare leggere a' fanciulli, et lasciare qua la mia brigata, che facci conto che io sia morto; la quale farà molto meglio senza me, perché io le sono di spesa, sendo avvezzo a spendere, et non potendo fare senza spendere. Io non vi scrivo questo, perché io voglia che voi pigliate per me o disagio o briga, ma solo per sfogarmene, et per non vi scrivere più di questa materia, come odiosa quanto ella può.

De amore vestro, io vi ricordo che quelli sono straziati dallo Amore, che quando e' vola loro in grembo, lo vogliono o tarpare o legare. A costoro, perché egli è fanciullo et instabile, e' cava gli occhi, le fegate et il cuore. Ma quelli che quando e' viene godano seco et lo vezzeggiano, et quando e' se ne va lo lasciano ire, et quando e' torna lo accettono volentieri, et sempre sono da lui honorati et carezzati, et sotto il suo imperio trionfano. Pertanto, compare mio, non vogliate regolare uno che vola, né tarpare chi rimette per una penna mille; et goderete.

Addì X di Giugno 1514.

Niccolò Machiavelli in Firenze.