Memorie storiche civili, ed ecclesiastiche della città, e diocesi di Larino/Libro IV/Di Ripabottoni

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Libro IV
Capitolo XV
Di Ripabottoni

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Libro IV - Di Montorio Libro IV - Di Torre di Zeppa


1. QUesta Terra è stata soggetta al cangiamento di diversi nomi ; e non sappiamo se per trascuragine de’ Scrittori, per cambiamento del latino nell’idioma volgare, o per altro, che ne sia stata la cagione ; imperciocché ora si ritrova notata col nome di Ripa de Brittonis, come nel Catalogo de’ Baroni sotto Guglielmo II. dato in stampa da Carlo Borello pag.78.. Robertus Avalerius tenet a praedicto Comite, Juliano de Castropiniano Ripam de Brittonis, & Castellum, quod est Feudum unius Militis  : ora di Ripa Brunualdo, come nelle Bolle di Lucio III. del secolo III. e di Innocenzo IV. del secolo XIII. ora di Ripa, senza altro aggiunto, come nella sentenza del Cardinal Lombardo, Arcivescovo di Benevento, data parimente nel secolo XII. ora Ripa Brutinomm, e di Ripa Butinorum; come in altre scritture, che si leggono nell’Archivio Episcopale , e presso altri Scrittori, che qui tralasciamo riferire, e que’ Paesani vogliono, che ne’ tempi assai più remoti si appellale anche Ripa Gothorum, e alcuni vecchi dicono di avere cosi letto in una lapide antichissima tutta rosa dal tempo, la quale per altro, con tutte le diligenze già fatte, non si ritrova più: presentemente tiene il nome di Ripabottoni , e dal Cognome dell’Illustre Famiglia Francona,"

Posseditrice di questo Feudo, al presente vogliono chiamarla Ripa Francona

   2. Quanto all’origine, consultato il Sig. D. Paolo Francone, Padrone di questa Terra, di cui si è fatta onorata menzione nel lib.1.cap.2. n.12. e meglio appresso. Questo erudito Cavaliere rispondendo dalla medesima sua Terra, dove allora si ritrovava, vuole potersi conghietturare dalla qualità della sua situazione, e fabbriche , che sia stata edificata intorno al principio del IV. secolo, e in tempo della strepitosa caduta dell’Impero Romano, quando Alarico, trionfante delle Spoglie Romane, corse, e devastò la nostra gloriosa Italia; e che ciò avvenisse allora appunto, quando morto Alarico, e sepolto nel Fiume Busento, una partita de’ Goti venisse, ed edificasse questa Terra ; e soggiugne che in fatti si vedono attualmente alcune fabbriche, fatte all’uso Gotico, e soprattutto, l’Altare Maggiore della Chiesa Parrochiale, il quale di sotto la Mensa ha alcune colonnette di pietra lavorate totalmente al gusto Gotico, e che quella fusse la fama tra que’ Popoli, e cerca comprovarlo, con asserire, che prima questo luogo aveva il nome di Ripa Gothorum, come si è detto di sopra, e senza dubbio abbiamo altri luoghi nel nostro Regno, quali furono edificati da’ Goti, e tra questi S. Agata de Goti, Città Vescovile, posta in questa medesima Provincia Ecclesiastica Beneventana, se pure non fusse cosi detta, quia frequentata a Gothis, come nota Ughellio tom. 8. col.344. della 2. edizione .

   3. Dice di più il Sig. Marchese, e noi così abbiamo osservato, che benché la Ripa, non mostri maggiore antichità del IV. secolo, tiene però dentro il suo territorio alcuni luoghi, che mostrano una più alta, e veneranda origine, e da per tutto, ove si cava si ritrovano delle sepolture de’ Gentili, e in due fatte cavare dal medesimo, vi si sono ritrovate di quelle lucerne, ove ponevano il lume eterno, di cui si fa da noi parola nel lib.1. cap.13. n.12. in altre, pezzi di ferro rosi dalla rugine in tal forma, che non si è possuto conoscere se fussero state spade, o daghe, ma si è ravvisato, che vi fussero sepolchri de’ Gentili  dalle lucerne suddette, e dalla loro manifattura, e il luogo distante meno di mezzo miglio verso maestro, dove al presente vi è la Vigna Baronale, e una picciola Chiesa, della quale appresso si fa parola, dimostra d’esser stato Rus, o Praedium ; non sappiamo se de’ Romani, o di altri, come appresso, benche i suoi vestigj fanno vedere, che fusse a guisa delle Ville, che fabbricavano i Romani, le quali comprendevano l’abitazione del Padrone, il Cortile, le Aje, le stalle, le Case de’ Schiavi, come si può vedere dalle Iscrizioni presso Varrone, e Columella, Costume degl’Israeliti, p.28. e tale lo dimostra la bellezza del sito, in cui sta posta questa Villa, e le rovine di antiche fabbriche anche di mattoni : ma molto più lo chiarisce una lapide ivi ritrovata, saranno trent’anni in circa colla seguente Iscrizione.

D. M. S.

Q, CAESI °    OSOBE 
RO: VL-B.  •I• PA. PRIS 
CA. AVIA: EI POMPO

NIVS AMANDVS 
AVS. VOLTIVS. 
PRISCUS AVS. NE 
POTI. PIENTISSI 
MO. VOLTIA. TER 
TVLLA. FII.IO. IN 
FELICI. FECERVNT. 

Si legge questa Iscrizione tra le Opere del chiaro Ludovico Antonio Muratori, e in originale si ritrova nel Museo del Sig. Matteo Gizio Napolitano, Soggetto ben noto nella Repubblica Letteraria.

   4. E non può dubitarsi, che per la Legge delle dodici Tavole a tempo de’ Romani, non poteva alcuno seppellirsi nelle Città  a riserva di rarissimi, e che per conseguenza tutti si seppellivano nelle pubbliche strade, o ne’ loro poderi ; e questo costume, non solo si osservava in Roma, ma anche per tutta l’Italia : Quindi si vede, che questo luogo sia stato qualche Villa di qualche Principale Larinate, o dell’antico Gerione, o Girone, o pure, e forsi de’ Romani, che si conducessero iyi a diportarsi. Conferma questo suo sentimento a riguardo delle Medaglie antiche, che in detto luogo si sono ritrovate, e il Sig. Marchese collo scavamento, che ne fe’ fare l’anno 1732. ne trovò molte con alcuni pesi antichi della libra Romana, e una lucerna di bronzo triangolare, ben formata a tre stuppini, che conserva presso di sé, e la maggior parte delle Medaglie erano dal tempo logore, e consumate, e di quattro di loro, che sono meglio tenute, ce ne ha communicato l’impronto, e noi qui tralasciamo rapportarlo, perché sono delle comuni, e forsi delle triviali.

   5. In un Colle distante un miglio dall’abitato verso Mezzo giorno, ora chiamato Colle Ceracchio, da circa quarant’anni sono, un lavoratore di campagna col suo aratro ruppe un Vaso antico, in cui si ritrovarono alcune monete, e medaglie tutte rose, tutte greche, e alcune di argento coll’impronto di Alessandro il Grande, e di Olimpia, ma niuna ne ha conservato. Di più si ritrovarono due Statuette di bronzo, una rappresentante Mercurio all’in piedi, e un’altra un Sacerdote vecchio con un ginocchio in terra in atto di dare l’incenzo. Queste due Statuette furono date al Sig. D. Paolo Dentice, e si fuppone, che si ritrovino nel suo Museo presso i suoi posteri. Attualmente si osservano in questo Colle alcune rovine di fabbriche antiche, e non mancano simili rimasi di fabbriche dentro la circonferenza del suo Territorio, ma non può conghietturarsi, che cosa mai potessero essere.

   6. Passando ora a parlare del sito, ampiezza, e Territorio di questa Terra. Ella sta lungi da Morrone due miglia, e da Larino otto, quanto appunto Morrone è lontano da Larino : viene situata su di una lunga montuosa Collinetta, o meglio su d’una Ripa erta, non ugualmente da tutte le parti ; e quindi per avventura prese il nome di Ripa. Questa Collinetta è tutta monte, o sia scoglio intero di tufo vivo. La sua lunghezza è di circa passi trecento geometrici : pincipia a piedi d’una maggior Collina dall’aspetto di Greco : tira verso Lebeccio , non già per linea retta : le sue faccie de’ lati lunghi sono verso scirocco, e mezzo giorno, o verso maestro, dove ella è più scoscesa.

   7. La Terra, ancorché posta in Collinetta, è quasi tutta piana, e agevolmente si va per tutto a cavallo dentro, e fuori di essa, e per la maggior parte anche in calesso, e in carozza, come noi ci siamo andati più volte, ora coll’uno, ora coll’altro comodo : poiché per dove declina la Collina ha le sue strade alquanto tortuose, che conducono a i vicini falzi piani; e le due sue estremità, una non ha calata, ma sempre in piano s’inoltra ne’ suoi Terreni, e l’altra, che è verso lebeccio, benché sia la più disaggievole, è però comoda a cavallo.

   8. Il più antico della Terra è chiuso da muraglie altissime, e da qualche Torre con due porte : il moderno è tutto aperto con strade-lunghissime, e ben tirate. Le sue fabbriche generalmente forti, sono più tosto buone, e di non spreggievole struttura. Il Palazzo Baronale è fatto con tutto il buon gusto, ed è grande non senza qualche magnificenza con loggie di marmi, e buone gallerie, riformato, e abbellito dal suddetto Sig. D. Paolo Francone, allora Marchese di Salcito, poi Principe di Pietracupa, al presente anche Principe di Ripa.

   9. Riguardo al Clima, egli è temperato, e piuttosto dolce, che aspro, consìderandolo nella Provincia del Contado di Molise, in cui ella si ritrova, e confinando con Capitanata di Puglia, partecipa assai della sua amenità. L’ aria è senpre pura, e giovevole, non avendo dentro il suo Territorio, e per quattro miglia discosto né stagno, né fiume. A riguardo di quest’aria così uguale, e salubre in tutti i tempi ella è venuta trascelta da molti per riporsi dalla convalescenza, e da altri per assicurarsi, quanto si può coll’umana prudenza dalle cattive influenze, che talvolta corrono ora in un luogo, ora in un altro : ed i Vescovi Larinesi più volte vi hanno fatto il di loro soggiorno col proprio Seminario, e tatora per mesi, e anche per anni interi per si fatte cagioni.

   10. La qualità dell’ aria viene tosto manifestata per quel, che ne conghietturano li Professori dal vedere la gente ben perfezzionata, e robusta, e che la maggior parte degl’abitatori giugne ad un* estrema vecchiaia: in essa non si fanno neppure i nomi de’ morbi cronici, né che voglia dire intemperie, o i danni de’ crepuscoli, e altri simili effetti d’intemperie d’aria insalubre.

   11. Quanto al suo Territorio, considerandolo unito con quello del Feudo di Torre di Zeppa, di cui separatamente si fa parola appresso, egli è di circa sei miglia di lunghezza, che principia dal confine di Morrone ad un rivolo, che si chiama Rio Majo, il quale è confine della Diocesi Larinese, verso la Beneventana, e termina ad un altro fiumicello, chiamato Cigno, confine anche della Diocesi di Larino colla Beneventana, e confine della Provincia del Contado di Molise con Capitanata. La sua larghezza non eccede tre miglia, la quale principia dal confine, che ha con Pianise, o sia Centocelle, Feudo di S. Elia, Terra di Capitanata, e termina al confine della Terra di Previdenti ; ma la sua figura non essendo equilatera, non giugne la di lei circonferenza a 14. miglia di giro.

    12. E lasciando per ora parlare del Territorio di Torre di Zeppa, quello della Ripa è quasi tutto coltivato; e riguardandolo dalla Terra la parte orientale con un poco di australe, sono tutte vigne, e olivi, posti tra varie, e piacevolissime colline, vallette, e falsi piani ; l’altra parte australe dopo le vigne ; e di ponente sono tutti campi seminatorj, nel fine de’ quali vi è una montagna boscosa, assai aspra ; la parte di maestro, e boreale contiene ancora campi più deliziosi, e piani, in mezzo a’ quali si ritrova la vigna Baronale, già detta, e questi terminano col Territorio di Morrone, ma verso greco, e levante, innalzandosi pian piano formano una montagna, la quale per altro è tutta agevole, e coltivata. Cosicche egli è tutto fertile , e abbondante di quanto è necessario, acque da per tutto, vi è copia di buoni frutti, bonissimi vini, pascoli ottimi per bestiami, cacciagione d’ogni specie, olive, e copia grande di Celzi per coltivare i baghi, per cui si fa anche industria di seta.

   13. Il Popolo ascende al numero di 1500. anime in circa, e nella situazione fatta l’anno 1626. Ripa li bottuni vecchio 103. nuovo 166. e in quella del 1669. si dice aver fuochi 154. dopo la gran strage del Contaggio del 1656. di cui si è fatto parola in discorrersi di Larino, e altrove ; e quantunque la maggior parte di esso la facciano uomini di campagna, non è però, che non vi fiano stati sempre, come attualmente vi sono persone civili, Dottori, Medici, Notaj, Giudici a Contratti, Speziali, oltre alte arti più necessarie , e molti di essi sono inclinati naturalmente alla pittura, e alla poesia, e gl’ingegni generalmente sono fecondi. 

   14. Questa Terra è Baronale porta nel Contado di Molise, fecondo la presente divisione delle Provincie. In altri tempi fu posseduta da Roberto Avalerio Conte di Castropignano, come si è detto di sopra al num.1. Fu anche posseduta da Giacomo di Montagano, e facendo questo ribellione nel fine del Secolo XV. fu devoluta alla Reggia Corte, dalla quale li 23. Novembre 1495. ne fu investito Andrea di Capua, Conte di Campobasso con altre Terre, come riferisce il Ciarlante lib.5. cap.24. pag.517. e cita il primo Quinternione del Reggio Cedolario pag.123.e Noi più volte altrove. Da questa famiglia di Capua de’ Duchi di Termoli per via di D. Geronima di Capua passò alla Casa Caraffa de’ Duchi di Jelzi, dalla quale finalmente è passata con titolo di compra in dominio della nobilissima Casa Francona fattane l’anno 1675. da D. Paolo, Principe di Pietracupa, Padre di D. Francesco Antonio, Cavaliere di tutta probità, e saviezza, come da Noi è stato sperimentato, e per morte di esso Signor D. Francesco Antonio al presente si possiede con altri Feudi dal suddetto Signor D. Paolo Giuniore , Principe di Pietracupa.

   15. Ella fu Baronale, ma il suddetto Signor D. Paolo, prima Marchese di Salcito, e ora Principe di Pietracupa ottenne la segnalatissima grazia da S. M. D. Carlo Borbone, Re delle due Sicilie fin dall’anno 1738. di eriggersi questa Terra in Principato, col quale si onora il Signor D. Michele, suo primogenito, Cavaliere di ogni maggiore espettazione, e si vede imitare i suoi Antenati. L’origine di questa Illustre Famiglia Francona, secondo i monumenti, e tradizione, che si hanno nella medesima Casa, proviene da’ Goti, che si condussero in Franconia, da dove poi con altre Famiglie passò in Italia, e si fermò nel nostro Regno : Ciò si conghiettura dal nome stesso della Famiglia Francona, e lo fanno vedere le Imprese delle Rose rosse in campo di oro, che ella mantiene nello scudo, tramandatale da’ suoi Antenati, e quelle sono una porzione dell’impresa del Circolo di Franconia ; comprova tutto ciò un manoscritto, che si ritrova nella medesima Casa, cavato da un Codice, anche manoscritto, che tiene il titolo Cronic. Calabr.sive Historiarum , auctore Petro de Gualderiis, il quale scrisse circa l’anno 1560. e in essa epilogò ciò, che aveva scritto Giuseppe de Gualteriis suo Antavo nel 1229. e si conserva nell’Archivio di S. Maria in Merola, comunemente detta la Certosa, che sta posto in un Casale di Catanzaro, remato Molocchio , ove cosi si legge : Illustris Gens Franconia, Manomirus Fraconus Inter-Rex Calabria tempore Totiltae Regis Gothorum aedificaverunt in Monte Cali Castrum novum, quod hodie nominatio retinet Castrum Francorum, & temporibus illis usque adhuc Patres nostri numeraverunt Dominatores dicti Castri, Sergius, Mauritius, Sigismundus, Andolpbus, Manomirus, Mauritius, Sergius, Claudius, Alexander, Paulus, Raimundus, Andreas, Franciscus, Thomas, Claudius, Alexander, Paulus, Thomas , Andreas, omnes Tribunos Milìtum, quorum narraturi sumus. Alcuni però vogliono, che questa Famiglia venisse in Regno con altri a tempo di Carlo I. di Angiò, come si dice nella Scrittura, che gira col titolo : Il Torto, e il Dritto della Nobiltà Napolitana : mi si stima, che ciò non sussista ; perché tralasciando ogni altro ragionamento, si stima, che nella spedizione de’ Baroni, fatta da Manfredi contro del Papa, e che si riporta dal Borello nella sua Opera più volte di sopra citata pag.172. tra gli altri, si legge: Thomasius Fraconus : e non può dubitarti, che questa spedizione fu prima dell’arrivo del Serenissimo Carlo di Angiò in Napoli. Sia ciò, come si voglia, è certo, che a tempo, che regnavano i Francesi Angioini, si ritrovano molti di questa Famiglia impiegati in diversi Officj, come dall’Archivio della Reggia Zecca, e che la medesima fin dall’an. 1260. si ritrova annoverata con Seggio proprio in Napoli tra’ Feudatarj del Regno, e ne ha posseduto molti, che qui tralasciamo farne Catalogo, come anche notare le Dignità, e gradi Ecclesìastici, Politici, e Militari riguardevoli, occupati da’ suoi Discendenti, e suoi Illustri Matrimonj, e Parentele, parlandone abbastanza i Scrittori di ogni tempo.

   16. Per l’amministrazione della giustizia viene governata dal Governatore, che si destina dal Padrone, e per l’Annona, e Grascia da’ suoi Eletti, e Sindaci, che si eleggono in pubblico Parlamento, i quali hanno anche la cura del peculio universale. 

    17. Venendo all’Ecclesiastico, quale è il nostro principale soggetto in queste Memorie, parlandone partitamente, stimiamo prima d’ogni altro far parola

Della Chiesa Matrice.

   18. Non si ha memoria della costruzione di questa Chiesa. Ella si ritrova attaccata al Palazzo Baronale sotto il titolo di S. Maria Maggiore, e benché a due navi fu da noi ritrovata assai angusta, e totalmente incapace per il comodo de’ Popoli. L’Altar maggiore, di cui si è parlato, si ritrova appoggiato al muro a capo della nave maggiore : quivi si conserva la S. Custodia, con picciolo Coro avanti. In questo Altare vi è eretta coll’autorità dell’Ordinario la Confraternita del San- tissimo Sagramento, che si governa dal Procuratore, quale si conferma dal medesimo Ordinario. A capo della nave laterale dalla parte del Vangelo vi è l’Altare del Corpo di Cristo : questo sta provveduto de’ suoi arredi, e si governa dal proprio Procuratore, quale si conferma dall’Ordinario. Siegue l’altro sotto il titolo de’ Sette Dolori, e si mantiene da Nicola Ciarla per sua divozione. Appresso vi è l’Altare sotto il titolo del SSmo Rosario ; e in questo vi è eretta dall’Ordinario una Confraternita di Uomini, e Donne sotto lo stetto titolo, e li Confratelli tengono l’uso de’ Sacchi di tela bianca, e Mozzetta di color nero. Finalmente nella medesima nave si ritrova eretto l’Altare della Beatissima Vergine di Loreto, quale con suoi beni, e ragioni è unito alla Menza Arcipretale. Dalla parte dell’Epistola dell’Altar Maggiore nell’altra nave vi è l’Altare di S.Antonio di Padova, posto propriamente sotto il Pulpito, e si governa dal proprio Procuratore, quale si conferma dall’Ordinario. Appresso vi è l’Altare del Purgatorio, provveduto competentemente del bisognevole, e similmente si governa dal proprio Procuratore, quale si conferma dall’Ordinano. Vi è a piedi della picciola nave una Sagreflìa molto incomoda, e angusta, benché provveduta di tutto il bisognevole per l’esercizio della cura delle Anime, e de’ Divini Officj.

   19. Molte sono le Sagre Reliquie, che si venerano in quella Chiesa, cioè : In una Croce di Ebano vi sono quelle di S. Antonio Abate, di S. Maria Maddalena, di S. Giustino M., di S.Ignazio, di S. Maurizio, di S.Geminiano, de’ SS.Fau- stino, e Jovito, de’ SS. Filippo, e Giacomo Apostoli, de’ SS. Gervasìo, e Protasio MM., de’ SS.Mauro, e Leone, e se ne conserva l’Autentica. Dentro una Cassetta di Cristallo, ben formata con loro autentica vi stanno le Reliquie di S. Calepodio M., di S. Costanzo M., di S. Sergio M., di S. Valerio M., di S. Marzio M.. di S. Sulpizio M. di S. Magno M.. di S. Severo M.. di S. Clodio M.. di S. Teodoro M.. di S. Celisteo M., di S. Innocenzo M., di S. Ippolito M., di S. Rosalia, di S. Pellegrina V. e M., di S. Beatrice V. e M., di S. Romana V. e M., di S.Giulia V. e M., di S. Candida V. e M., di S. Bonaventura V., e M. di S. Colomba V. e M., di S. Clemente M., di S. Severo M., di S. Urso Ermogene M., di S.Primo M., di S. Secondo M., di S. Arcadio M., di S. Germano M., di S. Mariano. M., di S. Lucio M., Inoltre in un Reliquiario di argento si conserva la Reliquia di S. Rocco, Protettore principale di etta Terra.

   20. Fuori di essa Chiesa a lato sinistro dell’ingresso vi è il Campanile, che senza fallo è una delle più belle fabbriche della Diocesi, formato tutto di pietre quadre ; la sua antichità però per quel, che ci viene notato dagli Esperti non si stende più in là di circa cento anni. In esso vi sono tre Campane di suono accordato, una delle quali è di molta grandezza, come pure vi è un Orologio a quarti, e ore : e perché l’Iscrizione della Campana delle ore ci sembra spiritosa, stimiamo qui riferirla :

Qii me pulsat tempus metitur : vocem emitto, 
Mortaleque moneo quod labitur tempus. 

   21. Viene sfervita questa Chiesa dal proprio Arciprete, e Clero, cioè da tre altri Sacerdoti, un Diacono, e due Suddiaconi, li quali partecipano delle rendite, che chiamano comuni, in tal forma : Tutte si dividono in cinque parti, cioè una per l’Arciprete, tre per gli altri tre Presbiteri, e l’altra per metà la riceve il Diacono, e l’altra metà si divide tra i due Suddiaconi, oltre alla Prebenda particolare, che si gode dall’Arciprete, al quale sono tenuti dare ajuto tutti gli altri suddetti Porzionarj nell’esercizio della cura delle Anime, come negli altri Divini Officj, a’ quali intervengono anche gli altri Ecclesiastici in buon numero per abilitarli alle Porzioni, secondo la disposizione delle Costituzioni Sinodali.

Detta nuova Chiesa Arcipretale.

   22. A vista della suddetta Chiesa Matrice, che ritrovammo così sconcia, e incapace, uniti al nostro sentimento quello del suddetto Sig.Marchese, e i prieghi dell’Arciprete, Clero, e Popolo, fu stabilito formarsene altra più capace, e decorosa. In fatti fu diroccata la cadente Chiesa di S. Rocco, posta in pubblica piazza, e col disegno del celebre Architetto Signor D. Ferdinando San-Felice, Patrizio Napolitano, già dato alle stampe con altri disegni, e dedicato al medesimo Signor Marchese, di nostra commissione, fatta la benedizione della prima pietra li 6. Maggio 1731. giorno solenne di Domenica della Santissima Trinità da D. Giuseppe di Julio, Arciprete del luogo, si die’ principio alla medesima a tre navi della lunghezza di palmi Romani 148. e di larghezza palmi 6S. dedicandosi sotto il titolo della Beatissima Vergine dell’Assunta, sotto il quale sta anche innalzata la vecchia Chiesa Matrice, e comprate, e diroccate altre fabbriche vicine, in questo anno 1744. già si è terminata, e compita, ornata di stucchi. Le due navi laterali sono larghe palmi 16. per ciascuna, di altezza palmi 33. Quella di mezzo larga palmi 32. e di altezza palmi 52. tutta di ordine Toscano, e la sua facciata, quasi tutta di pietre lavorate con tre porte a proporzione delle tre navi, con tre gradini, e suo ripiano centonato avanti, e il Campanile fatto di pietre lavorate si è innalzato fino all’altezza della nave laterale. E vi sono sette Altari, cioè l’Altar Maggiore, che viene porto sotto l’Arco maggiore, e dietro di esso il Coro, e sei altri Altari, quali si distribuiscono tre per ciascuna delle navi laterali.

Delle altre Chiese fuori, e dentro l’Abitato.

   23. Nel fine dell’Abitato dalla parte di dentro di essa Terra vi è altra Chiesa sotto il titolo della Santissima Concezione, dove oltre all’Altar Maggiore sotto lo stesso titolo vi è un altro sotto quello di S. Cristinziano, e un altro della Santissima Annunziata, che sono governati da’ loro Procuratori, che si confermano dall’Ordinario. Vi è una Confraternita mischiata di persone civili, e ordinarie, eretta coll’autorità. dell’Ordinario del luogo, la quale col proprio Sacco assiste a tutte le Processioni, come sogliono fare l’altre.

   24. Mezzo miglio distante dalla Terra, e propriamente ove è la vigna Baronale, della quale si è parlato di sopra vi è una picciola Chiesa con una Cella per un Romita, intitolata S. Giacomo Maggiore edificata nell’anno 1431. come lo dimostra l’Iscrizione troppo volgare, posta in cima della Chiesa.

   25. In una delle cime minori della Montagna della quale innanzi si è parlato, il suddetto Signor Principe ha edificato ultimamente un Romitorio, e dedicato al grande Arcangelo S. Michele per divozione della Sig. Principessa D. Ippolita Ruffo, sua moglie, inclinata non meno, che il suo Consorte, alla soda pietà, e Religione. Quello Romitorio consiste in una comoda Chiesetta con Sagrestia, e due Celle per il Romito; e nel Frontespizio della Chiesa il lodato Signor Principe, di quel tempo Marchese di Salcito ha fatto incidere in marmo la seguente Iscrizione, da lui eruditamente composta.

D.  O.  M. 
DIVO  MICHAELI  ARCHANGELO 
CAElestis  MilitiAE  Principi 
Sacro,  Propugnatori,  Potenti,  InviCtissimo 
Semper  Triumphatori 
Fausto,  Liberatori  Pacifico 
Semper  Propitiatori
Benefactori,  Perenni,  Ac  Tutelari  MaxImo 
Paulus  Franconus  Una  Cum  Ippolita  Ruffo 
Ejus  PrAestantissima  Conjuge
Super  Juga  Non  Aspera  Montis
Hanc  In  Solitudine  Sacram
Erexit  AeDEM
Ob  Innumera  Beneficia  In  Eos  Patrata
Ac  In  Totam  Perpetuo  Familiam
Devotionis  Obsequentissimi  Animi
Parvulum  Signum 
Sed  Amborum  DevInctIssimI  Concordis  OBsequii 
Aeternum  Monumentum 
Anno  Salutis  Mdccxxxiii. 

   26. Abbiamo ancora in questa Terra lo Spedale, ben comodo, per ricetto de’ Pellegrini, e Poveri, quale consiste in sei stanze, divise in tre Appartamenti, inferiore , mezzano, e superiore, posto fuori le mura dell’antica Terra, e propriamente nel Borgo, che chiamano, e si governa dal proprio Procuratore, che si destina dal Velcovo.

Delle Chiese distrutte.

   27. La Chiess di S. Rocco veniva posta nel luogo, dove ora si è costruita la nuova Chiesa Matrice, cioè in piazza, demolita a cagione di questa nuova fabbrica. Era formata ad una nave, dove erano tre Altari. Il maggiore sotto lo stesso titolo di S. Rocco, Padrone principale di questa Terra, come sopra, e si amministra dal proprio Procuratore. Altro sotto il titolo di S. Maria di Costantinopoli, e S. Leonardo. Si suppone Juspadronato della Famiglia Vannicelli, e di commissione della Curia Vescovile si amministra da Gio: Aloisio Venditti, e suoi Fratelli. Altro sotto il titolo di S.Antonio di Padova, e le sue ragioni similmente si amministrano da un Procuratore particolare, die si destina dalla medefima Curia Vescovile.

   28. La Chiesa di S. Maria di S.Giovanni stava posta sulla salita della strada, che conduce al piano della Croce dentro l’abitato moderno, poco lontano dallo Spedale sotto il nuovo Cimiterio ; ed è data-diroccata, come cadente, angusta, e di pessima struttura. Vi era un solo Altare sotto lo stesso titolo, e le sue ragioni, e pesi sono stati trasferiti alla Chiesa Matrice, e si amministrano dal proprio Procuratore, che si conferma dal Vescovo.

   29. La Chiesa di S. Biagio M. stava posta a lato della suddetta di S. Maria di S. Giovanni, e ultimamente, perché cadente, e quasi scoperta, fu profanata, o spianata. Ella è Grancìa della Commenda di S. Primiano di Larino, con denaro della quale si celebra la festa di questo Santo nella Chiesa Matrice, e la spesa si fa colle rendite de’ beni stabili, che possiede la medesima in essa Terra.

   30. La Chiesa di S. Nicolo, Vescovo di Mira, detto di Bari, stava situata nel piano della Croce, che chiamano, fuori l’abitato, e li suoi beni, e ragioni sono unite alla Mensa Arcipretale con suoi pesi, come dalla Platea generale fatta da Monsignor Caracci nell’anno 1638.

   31. La Chiesa di S. Caterina V. e M. era posta dentro l’antico abitato in strada pubblica : fu poi profanata, e al presente è ridotta in casa privata, che si abiti da Nicola Mattia, e colle sue ragioni, e pesi da tempo immemorabile fu unitaalla Mensa Arcipretale, come in detta Platea .

   32. La Chiesa di S. Rufina era posta nel luogo detto a S. Rufina in confine del Territorio di Ripa verso Morrone, e parimente le sue ragioni, e pesi sono uniti a detta Mensa Arcipretale .

   33. La Chiesa di S. Gio: Battista era posta sopra il Monte, chiamato la Redonica, distante un miglio in circa dall’abitato in strada, che conduce a Torre di Zeppa, e se ne vedono i vestigj.

   34. Della Chiesa di S. Bernardo, non si ha memoria, dove fusse situata ; si sa però, che li suoi beni, e ragioni sono unite alla Mensa Arcipretale.

   35. La Chiesa di S. Andrea Apostolo ritiene i suoi vestigi vicino la Fontana, detta di S. Andrea, distante dall’abitato un miglio, e mezzo in circa verso la Terra di Monacilione, e le sue ragioni, e beni sono unite alla Mensa Arcipretale.

   36. La Chiesa del Santissimo Salvatore era situata nel luogo, detto il Salvatore vicino a Colle Levino, distante dall’abitato due miglia in circa, e il Territorio, ove era situata detta Chiesa, si coltiva da Nicola Ciarla : similmente colli suoi pesi, e ragioni si trova unita alla Mensa Arcipretale.

De’ Casali distrutti.

   37. Il Casale di Cerqueto si vuole fusse posto nel luogo detto Cerqueto, verso detto Colle Levino, distante dall’abitato un miglio, e più. Non vi sono vestigj di abitazioni, e solo se ne ritrovano in occasione della cultura, e con esse si scuoprono anche cadaveri di Uomini.

   38. Il Casale di Colle Cerachio stava posto sopra il Monte, detto Colle Cerachio verso la parte Meridionale, distante dall’abitato due miglia. Vi sono i suoi vestigj, e si coltivano i suoi Territorj, colla quale occasione si ritrovano monete antiche, e Idoletti.

   39. Di questi Casali, non si fa memoria nella sentenza del Cardinal Lombardo, Arcivescovo di Benevento, siccome nemmeno nelle due Bolle di Lucio III. e d’Innocenzo IV. ne altrove , onde si suppone, che fussero luoghi abitati, e di- strutti più prima: di maniera che a tempo di detta Sentenza, e Bolle vi fusse rimasta la sola memoria de’ loro nomi, e siti, la quale ci somministra la sola fama tra que’ Popoli.

De’ Gìorni Festivi particolari,
 che si osservano in questa Terra.

   40. Il Protettore principale della Terra è S. Rocco, a cui il Popolo ha grandissima divozione. Nel suo giorno, che è a’ 16. di Agosto si fa Festa con una ben ordinata Processione, in cui si porta la Statua, e Reliquia del Santo con concorso de’ Forastieri. Il Protettore meno principale è il glorioso S.Michele Arcangelo, prescelto ultimamente con autorità Apostolica a’ prieghi del suddetto Signor Principe, Padrone del luogo, come pure del Clero, e del Popolo. Due volte l’anno si celebra la Festa di questo Santo, cioè nel dì 8. Maggio per la sua Apparizione, e nel dì 29. Settembre, giorno della Dedicazione, portandosi in Processione la sua Statua nella Chiesa dedicata ultimamente al medesimo sul Monte, come sopra, e ivi resta esporta solennemente, e poi terminata la Festa si riconduce nella Terra. Vi è grandissìma divozione a S. Antonio di Padova, e anche nel di della sua Festa a’ 13. di Giugno si fa la Processione con sua Statua, e altri giuochi di campagna con suoi premj. A’ 13.di Maggio si fa lo stesso ad onore di S.Cristinziano, che si vuole esser Martire, e uno de’ Diaconi di S. Emigdo, Vescovo Ascolano, e Martire.