Monarchia/Libro III/Capitolo XI

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Libro III - Capitolo XI

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Dante Alighieri - Monarchia (1312)
Traduzione dal latino di Marsilio Ficino (1468)
Libro III - Capitolo XI
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Che quel detto d’Aristotile nel X della Metafisicha, ’utte le cose che ·ssono d’un genere si riducono a uno, che è misura di tutte le cose che ·ssono sotto quello genere’ non conchiude che in quanto alle cose tenporali lo ’nperadore sia sotto el papa.

Costoro con ragione così arguiscono. E’ pigliano el prencipio del decimo della Metafisicha: tutte le cose che ·ssono d’uno genere si riducono a uno, che è misura di tutte le cose che ·ssono sotto quel genere; tutti gli huomini sono d’uno genere: adunque si debbono ridurre a uno, come misura di tutti loro. E ·cconciosiaché ’l sommo pontefice et [lo] inperadore sieno huomini, se quella conclusione è vera, bisognia che ·ssi riduchino a uno huomo. E perché ’l papa non si può ridurre ad altri, resta che ·llo inperadore si debba ridurre con tutti gli altri insieme a ·llui, come a misura et reghola: onde seguita quel che vogliono. Per solvere questa ragione, dico che quando e’ dicono che ’lle cose che ·ssono d’uno genere, bisognia ridurle a qualche uno di quel genere, el qual è misura inn–esso’, dicono el vero. E simile dicono el vero quand’e’ dicono che ’tutti gli huomini sono d’uno genere’. Similmente conchiughono el vero quando di qui inferiscono doversi ridurre tutti gli huomini a una misura nel suo genere. Ma quando per questa conclusione inducono del papa et dello inperadore, sono inghannati ’econdo accidente’ Et a ’tendere questo, è da ·ssapere che altro è essere huomo et altro è essere papa; altro è essere huomo ed essere inperadore; come altro è essere huomo che essere padre o signiore. L’uomo è quel ch’egli è per la forma sustantiale, per la quale ha spezie et genere, per la quale si ripone nel predicamento della sustantia; el padre è quel ch’egli è per forma accidentale, la quale è relatione per la quale si riducie a certa spetie et a certo genere, e riponsi sotto el predicamento della relatione. Altrimenti tutte le cose si ridurebbono al predicamento della sustantia, conciosiaché nessuno accidente per sé consista, sanza el fondamento della sustantia sostenente: e questo è falso. Adunque essendo el papa et lo inperadore quel che sono per alcune relationi, perché sono tali pel papato et per lo inperio, che ·ssono relationi (et l’altra è sotto l’anbito della paternità, l’altra sotto l’anbito della dominatione); è manifesto che ’l papa et lo inperadore, in quanto sono tali, si debbono riporre sotto el predicamento della relatione, et ridursi a qualche cosa stante inn–essa relatione. E però dico che altra è la misura alla quale si debbono ridurre in quanto sono huomini, edd–altro alla quale in quanto sono papa et inperadore. Inperò in quanto sono huomini, si debbono ridurre a uno hottimo huomo, el quale è di tutti gli altri misura qualunque costui si sia — purché ·ssia massime huno nel suo genere, secondo el decimo dell’Eticha. Ma in quanto sono relativi si debbono ridurre intra loro, se ·ll’uno si sottomette all’altro o ·cchomunichano in ispetie per natura di relatione; o a uno terzo, al quale si riduchino come a ·cchomune hunità. Ma non si può dire che l’uno si sottopongha a l’altro come subalterno, inperò che ·ccosì l’uno dell’altro si predicherebbe, e questo è falso; però che noi non diciamo ’lo ‘peradore è papa’, né ’’l papa è inperadore’. E non si può dire che ·ccomunichino inn–ispetie, perché altra è la difinitione del papa, et altra è dello inperadore, in quanto e’ sono tali: adunque si riducono a qualche ·ccosa nella quale e’ s’unischino. E però si vuole sapere che quella conperatione che è tra relatione et relatione, quella è tra relativo et relativo. Adunque, se ’l papato et l’inperio, essendo relationi di soprapositione, s’hanno a ridurre a rispetto della soprapositione, dal quale rispetto colle diferentie loro dipendono, papa et inperadore, essendo eglino relativi, si doveranno riducere a qualche uno nel quale si ritruovi esso rispetto di soprapositione sanza altra diferentia. E questo sarà ho esso Iddio, nel quale ogni rispetto universalmente s’uniscie, o una sustantia inferiore, nella quale e rispetto della soprapositione, del senplice rispetto discendente, doventi particulare. E ·ccosì è manifesto come ’l papa et lo ’nperadore, in quanto sono huomini, s’hanno a ridurre a uno; ma in quanto papa et inperadore, ad altro: et questo basti in quanto alla ragione.