Non più illusioni (Carpi)/10

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Idem della Prussia

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In quanto alla Prussia, questa potenza che vuole, non vuole o non sa volere, nell’istesso tempo che osa, non osa od osando indietreggia, conviene che subisca — fosse anche suo malgrado — le decise tendenze dei popoli tedeschi ad unirsi in nazione forte e compatta sotto un solo scettro, ove non voglia irreparabilmente perdersi in un tempo più o meno vicino. La Casa dei Brandeburgo, se comprende gli interessi germanici nel loro vero senso nazionale, e se è sollecita dei proprii interessi dinastici, deve favoreggiare con ogni suo potere l’indipendenza e l’unità d’Italia. Egli è perciò che dal mio punto di vista — che ho ragione di ritenere giusto — la Francia e l’Italia non devono osteggiare in nessuna guisa la penosa elaborazione di quella dotta e generosa nazione per farsi una, grande e potente.

Grandi elementi di civiltà fervono ed anzi sono in pieno sviluppo fra quel popolo, sino dalle sue remote [p. 31 modifica]origini amante di libertà e d’indipendenza quanto altro mai. Popolo da noi sì poco apprezzato e conosciuto, e talvolta con insipienza avversato; essendochè nel senso delle masse spessissimo confondansi gli Austriaci coi Tedeschi!

Questo popolo co’ suoi elementi di ordine e di civiltà, avvalorati da una fermezza invidiabile di carattere, ove acquisti la forza che le è dovuta, e che non può ripetere che dall’unità nazionale, formerà colle nazionalità italiana e scandinave ricostituite, un potente antemurale; e questo estendendosi dal Baltico al Mediterraneo, si opporrà alle immancabili future invasioni di ogni specie e natura dell’imponente colosso del Nord, e paralizzerà le impertinenze dell’Austria smozzicandone l’impero.

È il punto d’appoggio cercato da Archimede, al quale deve convergere da ora innanzi ogni studio ed ogni nozione di equilibrio politico europeo, per muovere ad una vera attendibile e non ipotetica o fantastica rigenerazione sociale. E ciò per certo nulla toglie alla potenza ed allo splendore delle Nazioni che ora si tengono per le prime di Europa in ragione appunto della potenza e della considerazione che viene loro arrecata dall’unità nazionale: avvegnachè questa unità non lasci improficue, latenti e sparse le forze vive delle singole nazioni sovra tutta la superficie d’immensi territorii frastagliati da mille informi, se non tutti deformi governi, come avviene in Italia e Lamagna. «Les petites nations (leggasi governi) sont souvent misérables (ed aggiungasi senza considerazione) non point par ce qu’elles sont petites, mais par ce qu’elles sont faibles; les grandes prospèrent non [p. 32 modifica]point par ce qu’elles sont grandes, mais par ce qu’elles sont fortes1

Note

  1. Toqueville, de la démocratie en Amérique, p. 262.