Pagina:A Carlo Alberto di Savoia un Italiano.djvu/11

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vostri sudditi, o verranno, e chi vi assicura che i fratelli contempleranno inerti due volte la ruina de’ loro fratelli? 

Sire! le vostre forze si logoreranno in una lunga e penosa guerra contro la vostra situazione; ma non farete retrocedere il secolo, non ispegnerete un partito, che niuna cosa al mondo può spegnere. Trascinandovi tra l’odio e l’entusiasmo, procederete in mezzo alla universale freddezza, noioso agli uni come riformatore imprudente, sospetto agli altri come perfidamente politico; e gli uni e gli altri vi accuseranno di debolezza; accusa mortale ai re, che non posson vivere se non di potenza o d’amore. Ogni concessione dà campo all’opre, speranza di meglio, coscienza delle proprie forze e del proprio diritto. Il popolo si avvezza a vedersi esaudito e la espressione dei bisogni e dei desiderj si fa più imperiosa ogni giorno. Intanto gli uomini della libertà spiano le circostanze, profittano d’ogni errore, di ogni incertezza, a screditarvi nelle moltitudini e trarvi a partiti estremi. Lasciateli fare, voi siete perduto. Opponetevi; siete tiranno, e tiranno tanto più increscioso ed esoso, quanto più le prime concessioni presagivano a’ cittadini moderazione. A qualunque via vi atteniate vi concitate addosso l’ira o il disprezzo, perchè non potete concedere più che non vorreste senza debolezza, nè retrocedere senza delitto; perchè o v’abbandonate al torrente, e smarrite lo scopo, senza neppur raccogliere il merito dell’iniziativa, o tentate arrestarlo e Dio ha dato il moto alle cose, ma nè Dio stesso potrebbe forse sospenderlo. Davanti alle esigenze e a’ pericoli, nella impossibilità di adottare determinazioni energiche e decisive, voi siete forzato a ordinare una lotta coperta contro l’opere vostre, contro le speranze suscitate da voi; ritorre coll’arte ciò che avete dato con vigore di volontà; contendere le conseguenze de’ principj sanciti tacitamente ne’ primi giorni del regno vostro. Ed è sistema in cui ricaddero necessariamente i re ogni qual volta non seppero essere tiranni, nè liberatori; ma fruttò sciagure irreparabili a tutti, esilio ad alcuni; – a due il patibolo.

E allora, quando minacciato da ogni parte e spaventato dall’isolamento, in cui v’ha messo una politica incerta, vorrete salvarvi e null’altro, cercherete voi un rifugio nell’aiuto straniero? Invocherete le baionette tedesche a puntellarvi il trono vacillante? Fatelo: giurate sommession ad un nemico che avete sul principio sprezzato; fatevi schiavo dell’estero; ma badate, Sire! non tutte le provincie italiane son prive di mezzi per difendersi dalle aggressioni, come le popolazioni della Romagna; non tutte le occasioni troveranno il popolo inerte, e sviato da’ preparativi di guerra per fede cieca in un principio che i governi han mille volte violato; badate che i popoli imparano più da una sconfitta, che non i re dal trionfo; badate che quando la lotta è da nazioni ad eserciti, due vittorie non bastano ad assicurare la terza.

O forse cercherete una condizione di vita ne’ trattati che avrete stretti colla Francia? Sire, un’ora crea i patti, un’ora li rompe. Dacchè tra i calcoli diplomatici e le risultanze, fra i trattati e la loro durata s’è frapposto gigante l’arbitrio d’un terzo elemento sociale, che giacque inerte per molti secoli, le alleanze, le convenzioni hanno perduta ogni realità di vigore. Stringetevi a lega cogli uomini che governano oggi la Francia; chi vi assicura che l’intervento popolare non rovescerà quegli uomini, e la vostra sicurezza con essi? Credete voi che i cadaveri di dieci mila martiri non abbia-