Pagina:Alcuni opuscoli filosofici.djvu/33

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quella apparenza assai degna di considerazione, che si fà nell’occhio nostro, quando avendo prima col tener fisso l’occhio per un poco di tempo in un determinato punto di un’oggetto illuminato, come si disse nel principio di questo ragionamento, ci resta la sua immagine impressa nell’occhio, e non solo si continua per qualche tempo a vederla con gli occhi chiusi, ma aprendoli, e rivoltandoli in diverse parti, ora piu lontane dall’occhio nostro di quello che era l’oggetto reale, ora piu, e piu vicine, si vede ’l medesimo oggetto di diverse grandezze, in modo che il medesimo oggetto ci apparisce alle volte maggiore cento, mille, e piu volte, & alle volte minore di quello, che ci compariva quando era da noi contemplato realmente. Tale apparenza si fà impercioche essendosi impressa nella retina l’immagine di quell’oggetto, viene ad occupare una determinata parte della tunica, e quando voltiamo l’occhio in un’oggetto, come sarebbe un muro bianco posto dieci, o trenta volte piu lontano, che non era il primo, allora quella medesima parte di tunica di gia impressa viene occupata dall’immagine di tanto maggior porzione del muro, quanto importa quella maggior distanza, che è tra l’occhio, e ’l muro sopra la distanza, che è tra ’l primo oggetto, e l’occhio. E perche noi abbiamo una tale, quale si sia notizia della grandezza del primo oggetto, & anche di quella porzione di muro, che occupa nell’occhio nostro, quanto occupa l’immagine del primo oggetto; però misurando noi l’immagine prima impressa con