Pagina:Alcuni opuscoli filosofici.djvu/85

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operare del Sole. Ma subito fermatomi saldamente, & accortomi del mio errore, e detestando cotale impietà, venni in ferma credenza, e deliberazione, che molto maggiore, e molto più stolta, & esecranda sceleraggine era stata quella di coloro, che si erano ridotti a tanta bassezza, viltà, ed ignoranza, che avevano adorato per Iddio un’altr’uomo semplice tanto debole, e tanto vile, che occupandosi ancora intorno a minime cose (quasi l’ho detto) veniva impedito dal farne non solo delle maggiori, ma ancora delle minori, e cosi conclusi che infinito, & immenso era l’obligo nostro d’adorare solamente l’Onnipotenza, la Sapienza, la Prudenza, la Giustizia, la Misericordia, e la Providenza di Dio, la quale egualmente si applica alle cose grandissime, ed alle picciolissime, ne mai intravviene, che una delle sue operazioni per minima, che ella sia, venga impedita dalle altre applicandosi a ciascheduna con tutta la sua efficienza, per condurla a quel grado di perfettione che è già ab eterno nel suo altissimo decreto, e questo opera in ciascheduna cosa, come se non avesse da fare altro; e mi venne in mente l’accuratissima providenza di Dio, applicata egualmente alle cose minime, ed alle massime, a segno tale, che si applica per sino a numerare i capelli del nostro capo. Omnes capilli capitis vestri numerati sunt, dice Iddio stesso. La quale numerazione, benche sia intorno a una cosa minima, siamo forzati a confessare, che sia fatta tanto perfettamente, & tanto esattamente, come se Iddio non avesse da fare altro, e con la medesima esquisitezza, co-