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dipendenza de’ canali non mai sinceri degl’Interpreti

      . . . Juvat integros accedere fontes
Atque haurire; juvatque novos decerpere flores.

Lucr. 4.

Ognun sa, che quei che posseggon il sommo Imperio nelle lingue, sono i Poeti. Se una favella sia capace del bello, ed in quanta estensione, non può altronde più sicuramente giudicarsi, che dalla qualità della Poesia, che ne sorge. Quindi è costante non potersi mai gustare le finezze, come diconsi, d’un linguaggio, se non se colla buona intelligenza de’ suoi Poeti. Questa verità si ravvisa in una special maniera nell’Inglese. È la Poesia di quella Nazione la più bella che mai. O si consideri il tuono del verso eroico, o la faciltà, e venustà delle rime, o la somma varietà de’ metri, è da per tutto ammiranda. Le sue espressioni naturalmente enfatiche sono cagione, che il verso abbia la maggior forza del Mondo; la brevità1 de’ vocaboli, ché calcolandosi alla grossa non son nemmen la metà dell’estensione de’ nostri, e che nella mag-


gior
  1. Bel pregio della Lingua Inglese! Vuolsi in Teologia Naturale, che gli Spiriti non abbian uopo di parole per comunicarsi gli scambievoli pensieri. Dunque meno di parole imbarazzanti, più di spiritoso in un linguaggio. La proporzione è reciproca. Quanto più scema la Mole de’ vocaboli, più cresce il conciso, e lo spiritoso, che poi brilla sul verso.