Pagina:Annali del principato ecclesiastico di Trento dal 1022 al 1540.djvu/340

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surriferita convenzione escluse di fatto tutte le antecedenti, sino dopo la metà del secolo XVI ai tempi dell’arciduca Ferdinando, il quale pretese di ravvivarle a danno della nostra Chiesa e del cardinale e vescovo nostro Lodovico Madruzzo. Li 7 giugno di questo stesso anno 1454, il vescovo Giorgio fu invitato da Francesco Foscari doge di Venezia ad accedere alla pace conchiusa li 9 del passato aprile fra il Dominio Veneto ed il duca di Milano, col quale esso vescovo era collegato. E nel mese di ottobre di quell’anno lo stesso doge notifica al nostro vescovo la lega da sè stabilita col duca di Milano e la Repubblica di Firenze, affinchè il vescovo, come confederato del duca di Milano, dichiari se gli piace di approfittarne entro i quattro mesi prescritti in un capitolo della suddetta confederazione. Che cosa intorno a ciò risolvesse il nostro prelato, non possiamo affermare. Rende bensì probabile l’affirmativa il tenore della lettera del doge Cristoforo Mauro, diretta nel 1468 al vescovo Giovanni, successore di Giorgio, che in quella nomina suo confederato.

Nel 1455, bramando il vescovo nostro di provedere di congruo sostentamento i leviti da lui instituiti nella cattedrale che n’era priva, acciò col dovuto decoro in quella chiesa matrice servissero nel canto dell’epistola e dell’evangelo, di consenso dei canonici unì perpetuamente al Capitolo la parochiale di S. Maria di Mezzotedesco, colla facoltà di porvi un vicario, il quale in suo uso ne convertisse le entrate, a riserva di quaranta ducati d’oro, che di anno in anno si dovessero corrispondere ai suddetti leviti. Per quanto si