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Libro Duodecimo. 327

rivo del Re non era fatta alcuna preparatione, se ponderiamo la gran lontananza de luoghi solinghi, è recessi, d’onde da larghi confini eran venuti gli soldati, come che havesse potuto fin dall’estreme parti, e più interne solitudini del Regno, in si breve tempo unir si numeroso Esercito.

Conducendo dunque seco gli Boemi, e Moravi, giunse à Cremps, Castello dell’Austria, situato alla riva del Danubio, due giornate lontano da Viena.

Nel medemo tempo, anco Federico, Conte Palatino, con compagnie ausiliarie Alemane se ne veniva à corso, sopra il Danubio.

[Esercito de Boemi contro i Turchi.] L’Imperator dei Turchi, che à vista della Città di Viena, s’era accampato con le sue genti, inteso per spie gli grandi apparati di Ferdinando, come haveva ammassato un potentissimo Esercito, che il Conte Palatino con buon numero d’ausiliarij Alemani, gente tutta di buona nascita gli veniva in aiuto, e che già gli Capitani se gli avicinavano, deliberò partirsi, temendo non gli fosse impedito il regresso, e perche dimorando alquanto più nell’occupato posto, poteva essergli, con pericolo di rimaner escluso da proprij Regni serrato alla schena, frà le stretezze de Monti il passo non mancando all’inimico aguati, & imboscate. Quando poi havesse voluto, che gli Soldati stassero in Campagna frà gli loro squadroni fino alla Primavera correva pericolo, che dalla cruda staggione del Verno, circondati d’ogni intorno da giaccio, & alte nevi, congellati, restassero essanimati, overo, e ciò più d’ogni altra cosa temeva, che chiusi gli passi, per cui conducevano gli viveri, angustiati dalla fame, à tutti lor convenisse, fuori del proprio paese, miseramente morire: [Partita de Turchi dall’Ongheria.] per queste raggioni fece battere la retirata, è avanti gli comparisse avanti l’inimico si partì d’Ongaria, abbuggiò nel ritirarsi molti luoghi, molti mandò à fil di spada, altri à guisa di bestie legati gli condusse schiavi, in somma, conforme il lor costume, usarono inaudite crudeltadi.

La più scielta Cavalleria stava alla diffesa della parte posteriore dell’Esercito. La coda, che travagliata, & angustiata era dall’impeto di quelli, che disperati havevan poste le lor vite à sbaraglio per le crudeltà da quei barbari ricevute, non la colse senza notabil danno, e strage: imperoche quelli, che vedevano le proprie moglie, è figlioli condotti schiavi, ò gli cadaveri de loro domestici, distesi per terra, giacer fetenti, insepolti avanti gli proprij occhi, le lor case, che ancor fumeggiavano dalli passati incendij, le Città, e Castelli frà le rovine, le Ville, che ancor in più luoghi arde-