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Libro Duodecimo. 345

riusciva con effetto, molti percossi dalle pietre, sbandati dalle pertiche, ricadevano in terra, si che in queste straggi si riempì la fossa de corpi morti.

Quindi Lambraino, stimando non essere bene, ne dover egli frustatoriamente consumare il tempo, levò d’indi doppo venti giorni l’assedio, senza haverlo potuto occupare, è remesso l’animoso impeto d’indi partì, avampante di colera. Questo fatto causò in quelli disperatione ad imprese difficili, rincorò gli nostri alle vittorie.

In tali contingenze il Trentino dall’intime cariche assonto, allo stesso cuore del Re, con puochi suoi famigliari, più spediti, per commandamento del medesimo si portò in Insprugh alla Regina Anna, sua consorte, per esporgli ambasciata di non poco momento.

Frà tanto l’Imperator de Christiani Carlo, col fratello, Re de Romani, andarono à Linzz, per por gli Soldati, che ivi sopra il corso del Danubio giongevano, in ordinanza, acciò più commodamente potessero d’altre parti procaciarsi aiuti, è con maggior facilità ridurre à fine quanto in Dieta era stato determinato.

Mentre si stava in questi preparamenti; giunse il Clesio d’Insprugh dalla sua ambasciaria, qual con ogni puntualità haveva, conforme il desiderio del Re, esseguita, à Linzz.

L’Imperator Turco, à cui per ancora non era esperimentata, ne nota la virtù, è valore de Christiani, stimò ben fatto persuadersi, che l’Austria facilmente, & in breve sarebbe venuta in di lui potere, è quello che non haveva potuto prendere un Casteluzzo, da soli Villani diffeso, pensava impadronirsi di Viena, Città presidiata di valorosi Capitani, & cinta di fermissime, è ben grosse mura.

[Gli Turchi molestano con loro empiti le campagne.] Commandò dunque, che la parte più brava, e valorosa della Cavalleria, quale da tutto il corpo haveva scielta, scorendo infestasse, è rovinasse (conforme il suo costume) gli Campi, è contorni de Christiani, di lui nemici, con ordine, che mandassero tutti à fil di spada, senza perdonar à sesso, ò conditione di persone. Furon, chi giudicarono, che quel Tirano, desperata hormai la vittoria, mandasse alla brusca, & à devastare le Campagne, per tener l’inimico occupato, acciò esso senza alcuna gelosia d’haverlo alla coda potesse fare con l’Esercito, e bagaglio senza danno la ritirata. S’avanzarono quelli temerariamente troppo avanti, passarono gli stretti, & angusti passi de Monti, penetrando nelle