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Libro Decimoterzo. 367

ricca, luogo di fiera il più principale, che in tutta l’Affrica s’attrovi, ove convengono gli Mercanti per gli lor traffichi: questa l’Imperadore circondò tutta con buoni squadroni, battendola gagliardamente con Canoni. [Tunesi, metropoli dell'Affrica presa a forza.] Finalmente per virtù sua, & del suo Esercito, presa, la restituì capitolato prima dell’annuo tributo, & della libertà di tutti gli schiavi Christiani (il che era suo principal intento) à Muleasso Re legitimo, scacciato, però poco avanti, e profugo.

Riportarono donque gli poveri Christiani, che erano in catena, per la vittoria di Cesare il premio della lor gratuita libertà.

Si seppe di certo, che quelli, che erano nella sola Città eccedevano il numero di quindeci milla huomini.

Rovinato il Barbarossa, & altri Corsari con la perdita della maggior parte delle lor armate, fugati, e fracassati per Mare, è per Terra, restarono talmente intimoriti quelli del Regno di Libia, che anco le spiaggie alle quali non haveva spinta l’armata, e contro le quali non haveva mail pensiero mover guerra, atterite dal solo nome dell’Imperatore Romano, obedirono alli di lui commandi. Era tanto grande, e così formidabile l’opinione, sparsa di Cesare, che di già penetrate le menti di queste barbare genti, che lo temevano oltre modo, riverivano, & dimandavano per lor Re quello, che mai havevano veduto.

Carlo dunque superata l’Affrica, con una Nave spedita, giudicò bene darne parte al Sommo Pontefice, & ad altri Prencipi Christiani delli felici successi. Poi havuta cura di quelli che erano per le ferite deboli, & infermi, rese le gratie à Nostro Signore, & fatti gli dovuti sacrificij, navigò verso l’Italia. Dopò la qual vittoria, confluendo d’ogni parte Ambasciatori de Prencipi à Cesare, per seco congratularsi del ritorno tanto glorioso, e trionfante, Ferdinando Re stimò suo debito andar nel medemo tempo in persona per tal officio, dal fratello. Ma non permettendo gli publichi affari, e corenti pericoli se stasse per all’hora absente dalli suoi Regni, commise questa carica al Clesio, acciò in suo nome andasse à congratularsi con Cesare, che doppo tanti travagli, fatiche, e cimenti militari, superato l’inimico, finalmente per tante borasche del Mare, fosse ritornato vincitore è sano, che havesse d’indicibil, & immortale gloria decorata l’Augusta, & Imperial Maestà, & quasi resuscitata la Religione Romana, la quale esangue, & quasi all’ultimo spirito ridotta si ritrovava.

Gli commise inoltre molte altre particolarità, massime gl'in-