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Libro Decimoterzo. 373

favorito, preferire la Reggia volontà la dignità della Republica, & salute delle Provincie alli suoi privati aggi, & interessi, [Fede, e constanza del Trentino verso il Re.] la onde acciò passata la Flaminia strada, con ogni celerità potesse giungere alla Patria, per poi d’indi aviarsi alla presenza del Re suo Signore, quasi che fosse nato alle continue fatiche, anzi dal continuo moto maggiormente risvegliasse gli spiriti, & come che era di ben temperata natura sempre più venisse ad invigorirsi, si servì prima de Cavalli da posta, ma pervenuto al luogo, dal volgo chiamato Monte delle rose, discosto da Roma sedeci miglia, dall’insolito modo di cavalcare conquassato, ritardato anco dalla già matura età, fù constretto il rimanente del giorno, & la note seguente darla al riposo. Il giorno seguente, accompagnato da pochi, ripigliò il viaggio alquanto più commodo.

Era l’anno del suo Vescovato ventesimo, il qual tempo dal giorno, che fù chiamato in Corte spese hora con Cesare, hor con Ferdinando suo fratello, in difficili, & ardui negotij, ne mai fù osservato stanco dalle fatiche, ben si impatiente dalla quiete; Et quello, che più rende meraviglia, mai trascurò, ancorche molto lontano, il governo della sua Chiesa, mai si rallentarono le fabriche, mai mancò d’ergere nuovi edificij, e di restaurare quelli che erano in procinto, per l’antichità, di rovinare, nè potiano mentre vive raggionevolemente altro sperare.

[Francesco sforza Duca di Milano muore.] Quasi nel tempo medemo, mentre in Roma trionfava l’Imperatore, Francesco Re di Francia, morto Francesco Sforza, Duca di Milano (il che accrebbe speranza al sudetto Re d’impadronirsi di quel Stato) presa di ciò nova occasione di guerreggiare, formò un’Esercito, & giudicandosi hormai di pari forze, e credutosi di poter ressistere à Cesare, quando havesse volsuto prenderla per gli Milanesi, si spinse contra gli Taurini, ò Piamontesi.

[Francesco re di Francia muove guerra à quelli di Turino.] Carlo Duca di Piemonte, avisato del nemico Esercito de Francesi, fortificò gli Castelli, & crebbe gli presidij, la diffesa de quali commise à Gioan Giacomo de Medici, essendo assediate le Città, questi più volte, per liberarsi dall’assedio, con gran corraggio assalendo l’inimico, si mise con i suoi à far sortite, ma essendo pochi da gran numero assaliti, & malamente trattatti, furono costretti ritirarsi alli proprij presidij.

Quindi non passò molto, che il Re soggiogò gli Piamontesi, di gran lunga inferiori. Quelli, che spontaneamente si rendevano furon da lui ricevuti in amicitia, il rimanente, che voleva dif-