Pagina:Arabella.djvu/110

Da Wikisource.

— 104 —

innanzi con spavento San Martino, e che senza questa combinazione non saprebbe più dove dare del capo. Pensa alla tua povera mamma, carica di figliuoli; pensa a’ tuoi fratelli che restano di peso a un uomo che non ha l’obbligo di mantenerli. È subito detto: mi faccio monaca... Ma quando tu andrai a pranzo a suon di campanello, non potrai, la mia figliuola, pensare senza rimorso a questi tuoi parenti che non avranno forse da mangiare. Credi alla mia esperienza: quando una casa comincia a barcollare o la si rifà o ci si resta sotto... E puoi credere di placare una povera anima tribolata, che è sotto la misericordia di Dio, col procurare il danno e la disperazione di molte anime, verso le quali tu hai dei doveri maggiori? Tu dici di non conoscere questa nuova gente che ti cerca. In primo luogo, è gente conosciuta dai tuoi e devi anche fidarti di chi ti vuol bene; poi, conosco anch’io il sor Tognino da un pezzo, e ho qualche prova in mano che è un uomo non solo d’ingegno, ma di buoni propositi. Ti citerò un caso. Per molti anni aiutò a pagare la pensione d’un povero figliuolo, che studiava in Seminario, per puro spirito di carità, e lo fece segretamente per mezzo mio, che ne parlo a te per la prima volta. Sicuro che gli uomini sono uomini e bisogna pigliarli coi loro difetti: ma Dio ha creato apposta le donne per tirarli al bene. Procurino le donne di andare esse in paradiso e gli uomini andranno dietro. Del resto, che cosa di più santo, di più bello, di più spirituale che il mettere il fondamento a una buona famiglia di cristiani? che il fondare, per dir così, il suo proprio convento nella regola delle affezioni domestiche? che il veder crescere dei figliuoli nel santo